Una relazione industriale che si consolida
«Due sistemi produttivi sempre più compenetrati l’uno dentro l’altro, con catene di fornitura che si sono ulteriormente intensificate e che hanno aumentato il loro valore aggiunto come filiera industriale. E i numeri dicono chiaramente quanto si sia ulteriormente rafforzata il ruolo dell’Italia come fornitori industriali sempre più strategici».Basta il primo grafico ad offrire lo spunto reale a Monica Poggio, presidente della Camera di Commercio Italo-Germanica (AHK Italien) e amministratore delegato di Bayer Italia, per fotografare il nuovo Rapporto sullo scambio commerciale fra Italia e Germania, presentato questa mattina. «Non si tratta solo di un effetto di rimbalzo dovuto all’affievolirsi della crisi causata dalla pandemia, ma di una ripresa strutturale che poggia su rapporti economici consolidati» rilancia Poggio guardando nel dettaglio i valori 2021, numeri che tornano decisamente a correre tantissimo dopo la crisi pandemica del 2020.Le cifre dell’interscambio hanno superato anche i dati 2019, con un rapporto commerciale tra i due paesi che ha raggiunto i 140,7 miliardi di euro, +22,7%, risultato di una crescita dell’export del 24,4% (75,4 miliardi) e del flusso delle importazioni da Berlino del 21,1% (65,3 miliardi), entrambe variazioni sul 2020. Variazioni che fanno dell’Italia il partner della Germania che ha visto crescere di più il proprio interscambio, secondo solo al Belgio (27%).
Resta molta incertezza sui prossimi scenari. «C’è incertezza sulle previsioni economiche e questo riguarda anche la Germania», come il resto dell’Ue, ha detto direttamente ieri il ministro delle finanze tedesco Lindner, da Berlino, presentando la bozza di bilancio del 2022. «Non conosciamo ancora gli effetti macro economici della guerra e non sappiamo che misure dovremo intraprendere per i rifugiati, quali sfide umanitarie andranno fronteggiate in Ucraina e nei paesi vicini. Non è possibile prevedere le spese».
Presidente della Camera di Commercio Italo-Germanica (AHK Italien) e Amministratore delegato di Bayer Italia
Secondo i dati la Lombardia è decisamente il motore trainante negli scambi economici con i Lander tedeschi, la crescita è record a 47,6 miliardi di valore di interscambio, davanti e del doppio del valore al Veneto con 20,6 miliardi e all’Emilia-Romagna con 16,9. La Lombardia da sola ha quasi lo stesso peso nello scambio commerciale dell’intera Africa, con 49 miliardi di euro (dati Istat).
Il contributo reale delle imprese di Bergamo si ritrova innanzitutto nella dimensione degli scambi commerciali del territorio: la provincia di Bergamo segna il primato dello scambio commerciale fra i differenti territori con un aumento del 21,2% rispetto al 2020 e con un valore di 2,5 miliardi di euro di prodotto commercializzati. In questa bilancia economica si ritrova tutta la dinamica sempre più in crescita registrata dalle catene di fornitura legate a settori come l’automotive 12,41 miliardi, dall’elettrotecnica ed elettronica con 10,57 miliardi , dai macchinari con 9,22 miliardi. In crescita anche il settore chimico-farmaceutico con 15,66 miliardi. Segue la siderurgia con 8,05 miliardi cresciuta maggiormente rispetto al 2020 con un +40,5%.
Numeri di un partner strategico
«Sono numeri che confermano il valore aggiunto riconosciuto e ribadito dalla Germania verso le imprese italiane – ha spiegato Poggio -. Le imprese italiane sono fornitori strategici proprio per la loro apprezzata capacità tecnica nel settore della meccanica, per le competenze italiane nella progettazione e realizzazione di macchinari e impianti che si inseriscono immediatamente, come vengono consegnati, a monte dei processi produttivi delle imprese tedesche. E il fatto che elettrotecnica ed elettronica siano due settori in forte crescita nell’interscambio commerciale Italia-Germania – puntualizza Monica Poggio – è il segnale che le imprese italiane sono già diventate partner industriale strategico anche del processo diffuso di digitalizzazione nelle imprese tedesche».
Consigliere delegato AHK Italien
C’è poi un risvolto legato anche agli investimenti, conseguente al processo di accorciamento delle catene di fornitura, da una parte, e del fenomeno del reshoring dall’altra. «La Gemania guardando alla forte capacità produttiva e di competenza tecnica e progettuale delle imprese italiane – ha spiegato Jörg Buck, consigliere delegato AHK Italien – ha innescato la ripartenza di nuovi investimenti in nuove imprese o in partecipazioni in azienda italiane. Il rientro in Europa di diverse catene del valore, aprirà quindi come possibile effetto a lungo termine della pandemia, nuove prospettive allo scambio tra Italia e Germania. Il superamento dei livelli pre-pandemia – sottolinea Buck - dimostra quanto le catene del valore tra Italia e Germania sia ad alto valore aggiunto e difficilmente sostituibili per entrambe le economie. Il 2021 ci ha consegnato un record che rappresenta – ha spiegato Buck - un vero e proprio asset strategico nel contesto di transizione che viviamo, permettendo di sviluppare e approfondire sinergie. È chiaro che oggi sull’interscambio pesano anche preoccupazioni legate alla guerra in Ucraina e alle sanzioni alla Russia, con una possibile contrazione dell’interscambio del 2022, ma i due Paesi hanno tutti gli strumenti per far fronte alla situazione. In questo senso saranno centrali anche le strategie europee, soprattutto in materia di politica energetica».
E proprio guardando al nuovo e prossimo scenario che Poggio crede che se nel 2020 i rapporti Italia-Germania si sono così significativamente consolidati, reggendo sostanzialmente alla prova della pandemia e tornando a crescere nel 2021 anche oltre i livelli del 2019, è «perché non siamo di fronte a un semplice rimbalzo, ma è la dimostrazione di una ripresa di legami strutturali per due economie con catene del valore rinforzatesi durante la crisi. Proprio questo aspetto – sottolinea Poggi - sarà centrale di fronte alle sfide che abbiamo davanti, transizione ecologica e questione energetica in primis, per vincere le quali sarà cruciale predisporre strategie comuni».
Catene e filiere sempre più regionali
La produzione industriale resta quindi il perno dei flussi tra i due Paesi. E la pandemia ha favorito la regionalizzazione delle catene, altra dinamica che può aprire diverse prospettive ai due Paesi. Significativi i dati dello scambio commerciale fra Regioni e Länder centrali nell’interscambio: i valori non cambiano, ma in Italia si registra l’ulteriore aumento di rilevanza della Lombardia. Guardando alla Germania, invece, i Länder più attivi sono la Baviera 26,4 miliardi, il Baden-Württemberg (26,3 miliardi) e la Renania Settentionale - Vestfalia (23,8 miliardi), con tutti e tre hanno un interscambio superiore all’intera Russia nei rapporti con l’Italia (21 miliardi).
Un affondo nei numeri dell’interscambio, per quel che riguarda l’export dell’Italia i settori principali sono la siderurgia 13,21 miliardi (+55,8% rispetto al 2020), i macchinari 8,84 miliardi, la chimico-farmaceutica 8,61 miliardi, seguiti da automotive 7,64 miliardi e alimentare 6,51 miliardi. Per l’export dalla Germania, invece, al primo posto c’è la chimico-farmaceutica con 15,66 miliardi, seguita dall’automotive con 12,41 miliardi, l’elettrotecnica ed elettronica con 10,57 miliardi, i macchinari con 9,22 miliardi e la siderurgia con 8,05 miliardi (cresciuta maggiormente rispetto al 2020 con un +40,5%).
Il record dell’interscambio della Lombardia
E siccome anche le buone notizie non vengono mai da sole, oggi è stato diffuso anche il report di Unioncamere Lombardia sullo scambio commerciale della Lombardia. Positivi i numeri: complessivamente nel 2021 la Lombardia è riuscita ad esportare beni per 135,9 miliardi di euro superando il precedente massimo storico annuale del 2019 del 6,6% (anno nel quale l’export regionale toccò i 127,5 miliardi di euro). Occorre anche considerare che i consistenti incrementi in valore sono legati alla dinamica dei prezzi, che è stata caratterizzata da sensibili aumenti nel corso di tutto il 2021.
Nel quarto trimestre l’attività delle imprese manifatturiere lombarde si è mantenuta su buoni livelli, nonostante i problemi riscontrati sul lato delle forniture e dei prezzi di materie prime ed energia. Una domanda estera ancora vivace, anche se con primi segnali di rallentamento, ha consentito all’export lombardo di crescere ulteriormente (+10,2% rispetto al trimestre precedente). «Numeri straordinari - ha spiegato l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Lombardia, Guido Guidesi - ottenuti grazie agli sforzi degli imprenditori lombardi e al supporto di Regione Lombardia che certificano una ripresa oramai strutturale. Purtroppo però fattori esterni come la pandemia energetica e l’assurda guerra in Ucraina stanno seriamente minando la crescita economica. Servono interventi immediati da parte del Governo e della Commissione europea. Rispetto alla pandemia energetica i tempi di reazione degli enti sovraregionali sono troppo lenti. Abbiamo lanciato l’allarme lo scorso 20 ottobre e il primo intervento da Bruxelles è arrivato dopo 5 mesi. Dalle tempistiche, con cui si affrontano le problematiche delle aziende, dipende il futuro del lavoro».
Seppur con qualche aggiustamento congiunturale nel primo e nel terzo trimestre - ha invece commentato il presidente di Unioncamere Lombardia Gian Domenico Auricchio - il 2021 si caratterizza come l’anno dei record per l’export della nostra regione le imprese lombarde, protese verso i mercati internazionali, hanno prontamente agganciato la ripresa della domanda mondiale post crisi superando le difficoltà di approvvigionamento e gli incrementi di prezzo per materiali ed energia, anche se i recenti avvenimenti rischiano di vanificare i livelli raggiunti per l’aggravarsi della crisi energetica e delle dinamiche internazionali». Il comparto legato ai metalli e alle loro produzioni si conferma forte motore della ripresa (+34,3% rispetto al 2020 e +17,7% rispetto al 2019) con effetti positivi sulla performance della maggior parte delle provincie.