Un modello standard di logistica per ogni singola impresa
Una delle parole chiave nel futuro dei processi di automazione sarà “standardizzazione” e non riferito solamente, come prevedibile, ai macro processi produttivi e alle grandi realtà imprenditoriali che operano con altrettanti giganti del settore. No, la ricerca di uno standard efficace nei processi di automazione sta già riguardando anche le realtà più piccole, soprattutto quelle abituate a distinguersi sul mercato per la loro capacità di customizzare, ovvero di costruire un prodotto o un servizio su misura del cliente, adattando le tecnologie esistenti alle specifiche esigenze di un imprenditore.
Letta in questo modo la questione si complica. Com’è possibile standardizzare un sistema costruito per essere cucito addosso a una realtà imprenditoriale come fosse un abito? E soprattutto, perché occorre farlo?
Gianni Togni, vice presidente di Automha, prova a spiegarlo, partendo proprio dal presupposto che l’azienda fondata da suo padre Franco nel 1979, specializzata nella progettazione e realizzazione di magazzini per la logistica altamente automatizzati e progettati seguendo le strette necessità delle aziende clienti, si sta impegnando nello sviluppo di software che aumentino sempre di più la standardizzazione dei propri magazzini.
Automha opera in un settore in cui le prime espressioni di automazione sono nate negli anni 50, mentre Franco Togni, fondatore dell’azienda ha realizzato il suo primo magazzino automatico nel 1996. Nel 2007 Automha inizia il suo processo di internazionalizzazione, consolidatosi con l’apertura di una sede produttiva in Cina nel 2014, e sedi commerciali nel sud est asiatico, in Spagna, India, Messico e Canada con 200 dipendenti in tutto il mondo. Attualmente il 95% del fatturato dell’azienda bergamasca proviene dall’export, e il 2,5% è investito nell’area ricerca e sviluppo, come sottolinea Gianni Togni: «Abbiamo creato all’interno un team dedicato con nove persone che non devono entrare in contatto con la parte business, ma sforzarsi di andare oltre i limiti attuali, senza fermarsi all’idea del «si fa così, perché è sempre stato fatto così».
Oltre a ciò Automha sta cercando nuovi talenti in ogni parte d’Italia, tramite missioni formative, una collaborazione attiva con l’Università Federico II di Napoli e la collaborazione con i corsi di laurea sull’interlogistica.
Tutto questo impegno si rivolge essenzialmente allo sviluppo della parte software e assistenza. «Il magazzino è il cuore di un’azienda - spiega Togni, - semplificando il suo funzionamento si può dire che raccoglie merce in ingresso che per essere immagazzinata deve essere nominata, con un nuovo codice. Successivamente le macchine posizionano la merce all’interno. A quel punto chi ha accesso al magazzino può interrogarlo in qualsiasi momento per controllare la presenza di quel prodotto, richiamarlo, movimentarlo o spedirlo. Quando esce dal magazzino il sistema genera un nuovo codice con cui denomina il prodotto e aggiorna la giacenza». Questo è lo stato delle cose ad oggi, in cui il magazzino automatico è sempre più parte attiva dell’azienda, in grado di asservire alla produzione e sorreggere l’e-commerce laddove presente. «Non necessariamente l’automazione del magazzino riduce i costi, soprattutto se pensiamo a quei Paesi in cui la manodopera ha un costo molto basso, ma migliora l’efficenza del processo, garantisce l’integrità della merce e, in alcuni settori come quello alimentare, abbatte la contaminazione con l’uomo» chiarisce Togni.
Partendo da questo e seguendo una visione futura del mercato, Automha sta concertando i suoi sforzi nello sviluppo di software e nella creazione di uno standard operativo sempre più efficace, apparentemente in disaccordo con l’impostazione attuale del lavoro, costruita su una progettazione a misura delle necessità del cliente per magazzini che sono veri e propri pezzi unici. «Se penso a come saranno i reparti della logistica fra qualche anno, - spiega il vice direttore, - vedo che non ci saranno più barriere. Si punterà sempre più ad abbattere i limiti spaziali, garantendo flessibilità nell’espansione e riduzione del proprio magazzino. Per questo le macchine al suo interno dovranno interagire con le altre presenti all’interno della fabbrica, comunicando fra loro. Questo tipo di processo e di interazione richiederà uno standard operativo applicabile a una casistica molto varia».
La visione di Togni è esattamente quella richiesta dal mercato, come lui stesso spiega: «Se pensiamo all’automotive, già adesso i sistemi installati sulle autovetture sono automazioni replicabili anche su altre macchine, per questo per noi è importante conoscere la tecnologia sviluppata anche in altri settori, per poterci ispirare e pensare a come applicarla nel nostro». Il vicedirettore continua: «Per noi lo sviluppo del software è imprescindibile, perché possiamo realizzare le macchine più belle sul mercato ma se manca il direttore d’orchestra che muove tutto in armonia, perdono d’efficienza».
Oltre a ciò, dal quartiere generale di Azzano San Paolo, l’azienda vede avanzare una nuova esigenza cui far fronte con soluzioni nell’ambito dell’assistenza e nella manutenzione predittiva. Gianni Togni spiega: «Anche in questo caso il nostro sforzo innovativo è rivolto a creare un sistema di riparazione di ogni componente molto semplice, ricorrendo a istruzioni molto semplici e realmente alla portata di tutti , come può essere l’assemblaggio di un mobile Ikea per esempio, in modo che sia possibile per i nostri tecnici guidare da remoto e tramite la realtà aumentata i responsabili della macchina sul posto». Il doppio binario su cui Automha sta costruendo il suo sviluppo, quindi, da una parte traccia la strada di un sistema di progettazione e realizzazione di magazzini “su misura”, dall’altro si sta preparando a rendere questi poli logistici efficacemente interconnessi con l’automazione degli altri comparti produttivi e semplici da riparare, convinti che automazione e robot entreranno sempre più massicciamente a rivoluzionare non solo la produttività, ma anche lo spazio stesso della fabbrica.