La svolta nella sanità parte dall’Intelligenza Artificiale
Cure e trattamenti sanitari e clinici estremamente personalizzati grazie all’analisi dei dati di gruppi omogenei di pazienti. Attività cliniche e amministrative, attualmente svolte da medici e operatori, interamente automatizzate. Perfezionamento della ricerca clinica.
Il futuro della sanità digitale è ormai una vicina realtà. L’innovazione nell’healthcare sta già tracciando i nuovi scenari con la progressiva implementazione delle nuove tecnologie: realtà aumentata, Internet delle cose (IoT) e big data, sono approcci disruptive già praticabili sul mercato delle innovazioni e pronti al loro utilizzo. Ma la massima attesa per la grande svolta è tutta per l’Intelligenza artificiale (IA) per le potenzialità che sta già dimostrando nell’ecosistema Sanità, nella ridefinizione dei suoi modelli organizzativi e per l’impatto sulla qualità della cura. E, dunque, la domanda che tutti gli attori del settore si pongono è: «Come sarà la sanità de futuro con l’introduzione dell’Artificial intelligence?».
Inizia a dare qualche prima risposta il report della società di consulenza aziendale Deloitte: «Prospettive, potenzialità, impatti e modelli dell’Artificial Intelligence in ambito sanitario». Interpellando imprese, società scientifiche, strutture sanitarie e istituzioni italiane immagina quale sarà l’evoluzione tecnologica in un settore tra i maggiormente impattati in futuro dall’intelligenza artificiale.
L’analisi parte dai numeri della sanità del futuro elaborati dal Deloitte Global Healthcare Outlook del 2019: a livello mondiale, si stima un giro d’affari, relativo all’insieme delle tecnologie applicate alla sanità (3D printing, Internet of Things, realtà virtuale, Artificial Intelligence) in continua e progressiva salita. Si attendono i 280,25 miliardi di dollari entro il 2021, con un tasso di crescita del 15,9% 2021. Concentrando l’analisi alla sola intelligenza artificiale del settore sanitario, le previsioni indicano che il relativo giro d’affari toccherà i 27,60 miliardi di dollari entro il 2025. Numeri che confermano quanto cristallizzato nello studio “Artificial intelligence and life in 2030” della Standford University: il settore sanitario è uno degli otto in cui l’impatto dell’Ai sarà maggiormente rilevante.
Andando oltre ai dati, il report di Deloitte immagina i nuovi modelli di organizzazione e gestione dell’assistenza sanitaria, evidenziando le potenzialità. L’Artificial intelligence sarò protagonista della trasformazione, automatizzando alcune attività cliniche e amministrative attualmente svolte da medici e operatori, e creando nuove esperienze di fruizione dei servizi per i pazienti. Oltre a ciò l’intelligenza artificiale sarà in grado di intervenire sulla qualità delle cure grazie alla medicina personalizzata; di migliorare la diagnosi e la prognosi rispetto a determinate condizioni cliniche e possibili opzioni terapeutiche di intervento. La sua progressiva implementazione supporterà le decisioni del personale clinico e liberando tempo per le attività cliniche a maggior valore aggiunto e il trattamento dei casi più complessi. Infine, sviluppando nuovi modelli di ricerca e favorirà il progresso medico e scientifico.
In questo futuro della sanità, l’intelligenza artificiale arriverà a ridefinire la struttura e le dinamiche competitive di un settore storicamente tra i più “sigillati”.
La sanità ha da sempre significative barriere all’entrata, cioè è dovuto a due principali fattori: da un lato l’estrema specializzazione, dall’altro la localizzazione e la relazione di livello nazionale. Ma l’ingresso nel mercato sanitario di aziende innovative, la digitalizzazione dei servizi e la loro disintermediazione, rivoluzioneranno le tradizionali modalità di assistenza sanitaria.
Il report di Deloitte individua anche le due azioni giudicate prioritarie, secondo i player del sistema sanità:
la prima è legata alla possibilità di dotarsi delle capacità finanziarie necessarie ad affrontare investimenti nel settore dell’intelligenza artificiale. Tutti gli intervistati dichiarano che nel prossimo futuro continueranno a investire risorse nell’Ai, in percentuali differenti: il 40% degli healthcare provider, 50 delle aziende Life Science, 50% delle centrali d’acquisto).
La seconda priorità di intervento riguarda l’importanza di sviluppare adeguate capacità e competenze professionali, propedeutiche alla realizzazione e alla diffusione di un progetto di AI all’interno dell’organizzazione. Le competenze che risultano maggiormente richieste si differenziano nella filiera: per le aziende del Life Science, le centrali d’acquisto e le società scientifiche sono di prioritaria importanza le competenze sui prodotti e sulle tecnologie di AI; per gli healthcare provider, lo sono invece skill tecnico-specialistiche per l’utilizzo dei prodotti che sfruttano l’AI.
Gli ostacoli che potrebbero rallentare la diffusione dell’Ai nel settore sanitario sono collegati in primo luogo, all’assenza o alla bassa qualità dei dati clinici oggi esistenti legata al ritardo della digitalizzazione del settore. In secondo luogo, la resistenza al cambiamento, dovuta alla percezione non positiva degli impatti dell’AI sui processi e sulle modalità organizzative da parte della forza lavoro. Tra potenzialità e prospettive, si collocano anche le preoccupazioni: anche in questo settore, si evidenzia nel report di Deloitte, si teme il potenziale “lato oscuro” dell’AI: dalla sostituzione medico– macchina e alla protezione dei dati sanitari personali.