Rischio microplastiche: la prima ricerca dal valore scientifico
Primo e unico progetto di ricerca in Italia, e finora anche in Europa, a giudicare dalle pubblicazioni scientifiche. Sicuramente è fra i pochissimi al mondo. Ma i risultati (già pubblicati su due riviste Isi, l’International scientific indexing, come l’ Environmental Science and Pollution Research e la Water Research ) certificano un ulteriore doppio primato. Il primo: le tecnologie e i processi di depurazione e sanificazione dell’acqua degli impianti bergamaschi gestiti dall’utility pubblica Uniacque, sono fra i più efficaci oggi in Italia. Il processo complessivo di depurazione ha registrato un’efficienza di rimozione e di sanificazione delle acque reflue in ingresso dalla presenza di particelle di microplastiche che arriva fino al 98%. Secondo risultato, dal valore scientifico: la microplastica non risulta un buon veicolo di diffusione dei batteri potenzialmente patogeni né di batteri portatori di geni di antibiotico-resistenza.
Ampia la soddisfazione scientifica per il doppio risultato di Silvia Galafassi e Andrea Di Cesare , i due dottori di ricerca e ricercatori dell’Irsa, l’Istituto di ricerca sulle Acque del Cnr, che hanno lavorato alla ricerca dal 2019, quando Uniacque, guidata dall’amministratore delegato Pierangelo Bertocchi, ha stretto la partnership con il Cnr e finanziato il progetto.
Dottore in ricerca dell’Istituto di ricerca sulle acque del Cnr
«Questo lavoro, focalizzato sul ruolo degli impianti di depurazione nel la ritenzione di particelle di microplastica e del biofilm batterico associato – spiega Silvia Galafassi – ha portato a risultati di assoluto valore scientifico, e riempie così i gap di conoscenza sul contributo della disinfezione nel rimuovere particelle di microplastica ». In più, il lavoro di ricerca ha spiegato perché monitorare la presenza di microplastiche nelle acque in ingresso e uscita dagli impianti di depurazione è di fondamentale importanza. Solo così è possibile conoscere la reale capacità degli impianti di trattenere le particelle, caratterizzare le microplastiche a livello chimico e individuare il potenziale rischio microbiologico ad esse associato. Rispondendo a una domanda su tutte: le microplastiche possono diventare veicolo di diffusione preferenziale di batteri potenzialmente patogeni, portatori di geni che codificano per la resistenza agli antibiotici? La risposta è tutta nei dati della ricerca che «ha potuto chiarire ed escludere - spiega Andrea Di Cesare - la responsabilità della microplastica come diffusore di batteri potenzialmente patogeni e antibiotico-resistenti nell’acqua ».
Dottore in ricerca dell’Istituto di ricerca sulle acque del Cnr
I dati emersi dall’analisi delle microplastiche trovate nei campioni d’acqua in ingresso e in uscita prelevati in cinque impianti medio-piccoli della provincia e caratterizzati da diverse tecnologie di trattamento acque (Bergamo, Bagnatica, Zogno, Costa Volpino e Cologno al Serio), hanno rivelato che i loro trattamenti primario e secondario della depurazione sono determinanti per la rimozione della maggior parte delle microplastiche presenti in ingresso, e la filtrazione finale ne permette un’ulteriore riduzione: in tutti gli impianti l’efficienza di ritenzione è stata del 94%, in tre su cinque del 98% . «Le microplastiche in uscita dall’impianto caratterizzato microbiologicamente - spiega Di Cesare - non si sono rivelate dei carrier, cioé vettori preferenziali di batteri potenzialmente pericolosi, essendo presenti in modo comparabile a quelli in forma libera nell’acqua».
Risultati validi in aiuto di una norma che manca
Risultati che hanno messo un primo punto fermo di fronte al rischio microbiologico di particelle di diametro inferiore ai 5 millimetri, è sempre più minaccia e fonte di inquinamento in ambito urbano: le microplastiche sono un nemico prodotto e rilasciato nell’aria da molteplici fonti come gli scarichi delle case, il lavaggio di capi sintetici, l’uso di prodotti per la cura della persona e, in ambito urbano, dall’abrasione degli pneumatici di auto, dal degrado di oggetti di plastica più grandi, come buste o bottiglie . Ma anche dal rilascio e da scarti degli impianti industriali fino alle normali piogge. Particelle che poi passano nelle acque di scarico arrivando fino agli impianti di depurazione, che a questo punto diventano veri terminali di snodo per la tutela della salute e dell’ambiente.
Da qui l’intuizione di Uniacque e la collaborazione con l’Irsa Cnr per un progetto più ampio che potesse valutare la presenza di microplastiche nelle acque trattate dai depuratori, ma soprattutto verificare il corretto funzionamento e la capacità degli impianti Uniacque di rimuovere queste particelle. Passo successivo studiare l’effettiva associazione delle microplastiche come responsabile della longevità di alcuni batteri patogeni negli ambienti acquatici. «Ipotesi che era stata suggerita da ultimi studi, ma del ruolo della microplastica come veicolo di diffusione dei batteri antibiotico-resistenti si sa veramente poco - sottolinea Galafassi -. Da qui il progetto di valutare il contenuto di microplastiche prima e dopo il trattamento negli impianti di depurazione, caratterizzare le microplastiche a livello chimico e individuarne il potenziale rischio microbiologico, che abbiamo scongiurato ».
Amministratore delegato di Uniacque
Raccolta la sfida e data una risposta dal forte valore scientifico, ora si guarda avanti. Anche perché «le utilities sono chiamate a grandi sfide, cui dobbiamo rispondere con lungimiranza e assoluta preparazione. Oltre ad aver previsto nei prossimi anni un masterplan di investimenti di circa 88 milioni di euro per interventi di piano e strutturali e manutenzioni straordinarie, abbiamo scelto di proseguire l’impegno con Irsa Cnr e focalizzarci sulle microplastiche, consapevoli che è sempre più importante promuovere azioni specifiche di conoscenza, tutela e transizione verso approcci di gestione strategici - spiega Pierangelo Bertocchi, amministratore delegato di Uniacque -. Ci auguriamo che la partnership con Irsa Cnr possa avere un impatto significativo non solo dal punto di vista tecnico-scientifico, ma per consolidare il nostro ruolo di solution provider».
Invito raccolto da Di Cesare e Galafassi che rilanciano il valore di questo progetto strategico sia industriale sia scientifico,a tutela della salute pubblica. «Riteniamo di grande valore l’investimento fatto da Uniacque, considerando l’alto livello scientifico a cui era improntato il target della ricerca, e anche di particolare sensibilità - spiega Di Cesare -, vista l’attuale assenza di linea guida che normino la presenza di questi inquinanti nelle acque di scarico». Nonostante gli importanti risultati ottenuti, «siamo ancora ai primi passi nella comprensione di tali problemi, motivo per cui ci auguriamo di poter proseguire la collaborazione iniziata con Uniacque - sottolinea Galafassi - e che altre aziende di settore possano prendere esempio per contribuire più attivamente alla ricerca, al fine di migliorare la conoscenza di base , che un domani potrà tradursi anche in strategie tecnologiche utili a migliorare la performance nell’abbattimento delle microplastiche e dei batteri patogeni e antibiotico resistenti».
Gli obiettivi strategici per far crescere la sostenibilità
Tutelare il valore e la qualità dell’acqua
Primo obiettivo dei quattro scelti sui 17 Goal dell’Agenda 2030 è il n. 6: significa preservare le caratteristiche dell’acqua con un monitoraggio continuo e la garanzia di qualità della risorsa idrica.
L’impatto misurato della sostenibilità sul territorio
Una seconda parte del target 6 coinvolge i processi di trattamento delle acque reflue domestiche e industriali mediante un approccio orientato agli impatti di sostenibilità generati su ambiente e sul territorio.
Una priorità il benessere e la crescita delle persone
Nelle strategie di sviluppo l’obiettivo 8 prevede la tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro, garantendo il benessere e un clima aziendale il più favorevole alla crescita individuale.
L’impatto ambientale dell’attività industriale
È l’obiettivo 9: impone di valutare ex ante gli impatti ambientali delle proprie attività sia nella progettazione di nuovi impianti sia durante le normali attività di business, come impatto sul cambiamento climatico.
Garantire la circolarità dell’acqua e taglio dei rifiuti
L’obiettivo 12 prevede la tutela dell’acqua grazie a una gestione corretta del ciclo dell’acqua, passando anche da un approccio circolare nella gestione dei fanghi e riducendo i rifiuti smaltiti in discarica.
Trasparenza nell’informazione e distribuzione di valore
È la seconda parte dell’obiettivo 12: assicurare una informazione trasparente sui consumi, sulla fatturazione e sulle tariffe; aumentando la creazione e distribuzione di valore economico nel tempo.
Amministratore delegato di Uniacque