Il mondo che corre richiede un salto
«Dobbiamo essere un po’ folli o moriremo», Giacinto Giambellini, presidente di Confartigianato Bergamo, rivisita a suo modo l’invito di Steve Jobs: «Siate folli, siate affamati». Sta tutta qui la motivazione che spinge gli imprenditori bergamaschi a innovare. «Corriamo, perché il mondo corre», gli fa eco Oscar Panseri, consigliere delegato di Chimiver, azienda chimica di Pontida e presidente del gruppo chimici di Confindustria Bergamo.
Gli imprenditori che abbiamo incontrato nei giorni scorsi per dialogare sui desideri e i bisogni delle aziende sono tutti proiettati in avanti. Undici nomi selezionati tra le pmi locali che stanno dimostrando più vitalità. Tra tutto quello che ci hanno raccontato, oggi scriviamo di ciò che li spinge ad andare avanti e di come lo fanno. Nei prossimi lunedì parleremo della loro formazione e delle loro community.
«Noi siamo risolutori di problemi – continua Giambellini- e spesso una soluzione diventa business2». Il punto di partenza è la realtà nei suoi aspetti più aspri, non una bella idea letta sui libri. Panseri: «La necessità di innovare si è imposta ancor di più negli anni della crisi, 2007, 2008».
Anche per Giuseppe Ferretti, costruttore di Dalmine, è andata così: «Per uscire dalla crisi abbiamo dovuto e voluto porci su un livello qualitativamente più alto».
Se la realtà si impone e le leggi aiutano
Innovare, insomma, è un’urgenza che si forma nell’imprenditore quando la realtà si impone. «A volte sono le leggi a spingerci – spiega Angelo Carrara, artigiano tinteggiatore e past president di Confartigianato -. Finalmente per il nostro settore è arrivato l’obbligo del patentino, e voglio essere il primo ad ottenerlo». E Paolo Angeletti, direttore amministrativo dell’azienda farmacologica Salf, di Cenate Sotto, aggiunge: «Dal 2019 in Europa sarà obbligatorio tracciare ogni singolo medicinale, e noi ci stiamo preparando».
Ricerca e test per conquistare la maglia rosa
L’innovazione nel DNA e chi studia sempre
Silvana Pezzoli, vice presidente e direttore commerciale della Sitip di Cene, l’innovazione ce l’ha nel sangue: «Da quando mio padre, Luigi, ebbe l’idea di garzare il nailon, oggi lo fanno tutti, quindi noi dobbiamo continuamente trovare qualcosa di nuovo. Tessuti che facilitano il riscaldamento di chi corre, tessuti antitaglio in caso di caduta per i ciclisti. E così siamo diventati fornitori ufficiali della Maglia rosa».
«Siamo una piccola azienda meccanica. Un giorno – racconta Danilo Mattellini, titolare di The Pole di Terno d’Isola - leggendo una newsletter ho scoperto che i pali da pole dance non si trovavano in Italia. Ho proposto a mio fratello di farlo noi: oggi lo usano a X Factor e dappertutto. Abbiamo trasformato una parte dell’azienda in una zona test. Sperimentiamo di tutto: dal mattone lunare al triciclo-kart che si guida senza mani. Il grosso del lavoro ora è progettare».
«Non bisogna avere paura della ricerca e dello sviluppo – sostiene Sergio Cocco, Engineer Mba di Iterchimica di Suisio -. Bisogna continuare a provare sapendo che la ricerca non porta sempre a un risultato utilizzabile. Noi abbiamo fatto numerose innovazioni e siamo in rapporti stretti con il Politecnico e con la maggior parte dei centri di ricerca».
Alla Record, azienda meccanica di Bonate Sotto, la ricerca invece è quasi tutta interna: «Ha origine spesso dal bisogno di un cliente – spiega Giuliana Beretta, consigliere delegato - e con lui sviluppiamo la soluzione. È accaduto di recente con una valvola complessa per un’azienda tedesca».
pills
L’innovazione divide in due le imprese
Le pmi che considerano l’innovazione come urgente non sono ancora la maggioranza, solo il 45%. Lo ha rivelato un’indagine compiuta da Network digital 360 lo scorso anno.
Chi innova vuole correre
Le aziende che investono in innovazione digitale lo fanno in primo luogo per ridurre i tempi di produzione e i costi operativi. Nel grafico qui sotto le risposte date dalle pmi intervistate alla domanda: Quale obiettivi ritiene possa perseguire la sua impresa grazie alla digital transformation?
La qualità del lavoro e la percezione dei clienti
Nel grafico al terzo posto troviamo il miglioramento della qualità del lavoro. Poi l’incremento della qualità percepita dai clienti (30%) mentre è solo il 14% delle pmi che punta a una crescita del fatturato con la digitalizzazione. Policy e internazionalizzazione non sembrano avere un grosso impatto sull’innovazione.
Dietro a tutto quanto ci stanno le persone bisogna coinvolgerle
C’è un’innovazione che non è nei prodotti o nei processi, ma nelle relazioni nell’azienda. A volte è più importante delle altre, perché senza di questa non si riesce a fare niente. «Dal 2013 –racconta Carrara- ho detto: basta dipendenti, volete diventare soci? Oggi abbiamo costituito insieme un consorzio».
Superare il rapporto gerarchico dell’organigramma aziendale, costruito sulle funzioni e il rispetto timoroso dei ruoli, è l’obiettivo anche della Record, che conta oltre 100 dipendenti. Spiega Beretta: «L’innovazione in azienda viene considerata come strumento e opportunità per nuovi modelli di gestione del personale».
Alla Chimiver hanno coinvolto nelle innovazioni dei processi anche il personale addetto alla gestione e i commerciali: «Abbiamo creato una app di riferimento per il nostro cliente», dice Panseri, che aggiunge: «Dietro a tutto ci stanno le persone. È importante provare ad emozionarle. Per questo conta tanto anche il packaging, l’immagine che dai. È il motivo per cui, a fronte di una competizione elevata, chi ci tutela nel mondo è la bandiera italiana, teniamocela stretta».
I media devono aiutare il dialogo col territorio
Comunicazione Anche in questo campo è necessario innovare
Innovare è una visione. Nel senso stretto di “guardare”. «Osserviamo i ragazzi, come cambiano, che cosa usano – dice Valentina Trevaini cofondatrice dell’azienda Sostanza di Gorle - . I siti web e le applicazioni negli ultimi 10 anni hanno cambiato pelle e i precursori sono i ragazzi. Loro per parlarsi chattano. Noi abbiamo trasferito questa modalità nella comunicazione tra le aziende e i loro clienti».
I social hanno riportato in primo piano il dialogo tra le persone. «È innovazione il dialogo con le maestranze - conferma Giambellini -, imparare a conoscere meglio le persone con cui lavori e i social aiutano».
È questa la prima cosa che le aziende che abbiamo intervistato chiedono a chi si occupa di comunicazione, come noi giornalisti: favorire il dialogo. Per farlo bisogna dialogare. È ciò che Skille si propone, anche attraverso i social, come spieghiamo nell’articolo qui a fianco.
« È una bella idea – dice Panseri -. Però è importante che raccontiate quello che siamo, ciò che di buono fa un’azienda sul territorio, bisogna che la gente lo sappia».
«Se si continua a scrivere che il tessile è morto – rincalza Pezzoli -, più nessuno si iscrive all’Esperia, così cerchiamo lavoratori e non li troviamo. Il tessile non è morto, è dappertutto». Cominciamo il dialogo.
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SKILLE SU FACEBOOK
È nato il gruppo di Skille all’interno della pagina Facebook de L’Eco di Bergamo. È una comunità che favorisce lo scambio di esperienze e competenze tra imprenditori e tutti coloro che lavorano in un’azienda. La conversazione nel gruppo è animata dalla redazione e dal gruppo di lavoro di Skille.
SCAMBIO DI IDEE
Proporremo spunti di riflessione, risponderemo alle domande dei membri, commenteremo articoli. Ma soprattutto raccoglieremo richieste e indicazioni sui temi da approfondire, sulle guide da preparare. I membri del gruppo potranno chiedere a Skille di approfondire le questioni cui sono più interessati.
LUOGO PER IMPRENDITORI
Il gruppo Skille di Facebook è un luogo d’incontro e di scambio di idee in un rapporto alla pari con tutti i membri della comunità. L’atmosfera dei social media, favorisce un ottimo clima relazionale e un dialogo vivo e persino la conversazione su una piattaforma di intrattenimento si può trasformare in un luogo di formazione e di valore per un’azienda.
- «Dobbiamo essere folli» Innovare per non morire
- Il mondo che corre richiede un salto
- Se la realtà si impone e le leggi aiutano
- Ricerca e test per conquistare la maglia rosa
- L’innovazione nel DNA e chi studia sempre
- Dietro a tutto quanto ci stanno le persone bisogna coinvolgerle
- I media devono aiutare il dialogo col territorio