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Cresce il 5G e apre nuove opportunità, come cambia l’impresa e il business

Articolo. Un’azienda su tre è interessata alla nuova tecnologia. Quasi la metà ha annunciato di realizzare un progetto per il prossimo anno. Intanto è caccia agli esperti di 5G per aprire nuove opportunità di crescita. Ecco la fotografia da cui si parte. E l’Italia non è in ritardo.

Lettura 7 min.

Arriva il 5G, sarà la terza transizione

Potrebbe essere tranquillamente definita la terza transizione. L’arrivo del 5G, la nuova rete di connessione ad altissima velocità in virtù dell’elevata banda larga, bassa latenza e connettività senza limiti, pone le imprese e l’intero sistema produttivo ed economico di fronte a un nuovo percorso che inevitabilmente si intreccerà con le altre due transizioni, ecologica e digitale.
Ma l’Italia non è in ritardo. L’ultima fotografia collocava il Paese al terzo posto nell’indice di preparazione della rete 5G. Sono in aumentano le aziende “end user” con una conoscenza elevata del 5G (30%), una su tre è interessata alla tecnologia e nella filiera Ict – il settore più massicciamente coinvolto dall’arrivo della nuova rete superveloce – già il 43% delle imprese ha attivato progetti o intende farlo nel prossimo anno. Al momento sono poco più di dieci casi d’uso in Italia, ancora pochi, che coprono diversi ambiti: sicurezza del guidatore, supporto a operazioni sul campo e monitoraggio remoto.
Progetti che però già mettono in evidenza la connessione con le altre due transizioni, inevitabile, per via dei benefici concreti che porta: la riduzione dei costi di alcuni processi, l’aumento della produttività, la riduzione delle emissioni.

Giovanni Miragliotta

Responsabile scientifico dell’Osservatorio 5G & Beyond del Politecnico di Milano

Una svolta determinante anche per l’impatto che avrà sia sull’organizzazione aziendale sia, nuovamente, sui paradigmi e sui modelli di business. Giovanni Miragliotta, responsabile scientifico dell’Osservatorio 5G & Beyond del Politecnico di Milano, nella presentazione del nuovo rapporto dell’Osservatorio 5G & Beyond della School of Management del Politecnico di Milano, ha descritto anche un altro fronte di attenzione: «L’arrivo delle reti 5G sta modificando, e lo sarà sempre più la filiera tradizionale delle telecomunicazioni mobili per lo sviluppo di progetti B2B. Le nuove reti richiederanno nuovi ecosistemi con una collaborazione tra aziende Tlc e altre realtà, anche di settori differenti. Oltre a un ruolo centrale delle aziende utenti - spiega Miragliotta - tornano centrali anche le nuove competenze, sia specialistiche di rete, sia legate ai domini verticali di applicazione del 5G, per affrontare la nuova svolta».

Ivano Asaro

direttore dell’Osservatorio 5G & Beyond

Fattore, quello delle competenze che porterà “al coinvolgimento delle startup – ha spiegato Ivano Asaro, direttore dell’Osservatorio 5G & Beyond - per perseguire al meglio l’obiettivo di sviluppare servizi innovativi, introducendo un punto di vista e un know-how nuovo”.

 

E su questo tema, proprio l’Osservatorio ha censito 98 startup internazionali 5G finanziate fra il 2016 e il 2020 per un totale di 2,2 miliardi di dollari di investimenti raccolti, pari a un finanziamento medio di 26 milioni di dollari. Le principali tecnologie 5G sfruttate sono l’Edge Computing (21% delle startup), seguito dall’URLLC (9%), ma buono l’interesse anche per l’Open RAN. Tra le tecnologie ancillari, la più esplorata è l’Artificial Intelligence (30%) per offrire servizi alle aziende clienti e l’ottimizzazione della gestione della rete, e l’IoT (28%).

Le competenze restano la nuova sfida

Riflessioni e dati che fanno risuonare ancora una volta l’allarme del ritardo della dimensione del capitale umano. Il quadro dell’ultimo indice Desi (pubblicato oggi nella versione 2021 e che evidenzia il recupero di 5 posizioni, dalla 25° alla 20° posizione dell’Italia), indicano che solo il 42% delle persone fra i 16 e i 74 anni possiede almeno competenze digitali di base (contro il 58% in Europa) e solo il 22% ha competenze digitali superiori a quelle di base (il 33% in Europa). Dato su cui quanto meno riflettere vista la quota di laureati italiani nel settore Itc, rimasta stabile secondo l’indice Desi 2019. Non è un caso quindi se l’indagine EY sui mestieri del futuro, ha messo subito in rilievo come sia già partita la ricerca di esperti nella tecnologia 5G, definendo questa come la «competenza del futuro». Anche perché collegata a questa specializzazione dipende l’implementazione di nuovi progetti in azienda (quasi tutte in carenza e scoperte) come la cybersecurity, i big data, data analytics, intelligenza artificiale, tecnologie di cloud computing fino ai sistemi di comunicazione digitale e marketing social (e-commerce).

Ma non solo questi saranno gli ambiti di applicazione della rete 5G. L’ultima fiera dedicata al 5G, il World 5G Convention, a Pechino, poco prima del lookdown 2020, è stata una vera vetrina sulle opportunità: controlli di sicurezza completati in pochi secondi, membri di band musicali che si ritrovano in diversi luoghi del mondo e possono provare in modo sincronizzato, i chirurghi possono operare pazienti a migliaia di chilometri di distanza (l’ultimo caso proprio in Italia la settimana scorsa, intervento perfettamente riuscito), ma anche le diagnosi “faccia a faccia” a distanza con diagnosi trasmessa in audio e video ad alta definizione, il miglioramento dell’efficienza dei sistemi di soccorso in caso di calamità o per eseguire operazioni estremamente pericolose per il personale. Ma oltre alla comunicazione interpersonale, la stragrande maggioranza delle applicazioni del 5G sarà in settori come l’internet dei veicoli (a Shanghai, in via sperimentale, già circolano 12 autobus senza conducente su strade pubbliche) e soprattutto sarà l’internet industriale.

 
Luca Dozio

Project manager dell’Osservatorio #5G & Beyond del Politecnico di Milano

Ed è proprio in ambito industriale che sta emergendo un interesse sempre più in crescita. Luca Dozio, project manager dell’Osservatorio #5G & Beyond del Politecnico di Milano, ha infatti dettagliato come sia «cresciuta la conoscenza delle caratteristiche del 5G da parte delle aziende “end user”, le potenziali utilizzatrici di questa tecnologia: il 30% ha un livello di conoscenza almeno buono – ha spiegato -, contro il 24% del 2020, e soltanto il 27% non la conosce affatto, era il 48% lo scorso anno. Le imprese dimostrano anche una maggiore consapevolezza delle opportunità offerte dal 5G, con il 34% che lo valuta positivamente e si sta attivando per capire come sfruttarlo (14 punti in più del 2020) e il 30% che dichiara di aver avviato progetti o iniziative pilota nell’ambito o di volerlo fare nel prossimo anno».
In questo nuovo interesse, seppur iniziale, si stanno muovendo anche le imprese della filiera Ict: dal report dell’Osservatorio emerge che il 43% ha attivato o intende attivare progetti 5G nei prossimi 12 mesi. Per questo Dozio, nel suo intervento non ha esitato a sottolineare che «questo è il momento di sfruttare l’esperienza dei primi casi e la maggiore maturità delle imprese per investire e far crescere un mercato ancora immaturo ma con grandi opportunità da cogliere».

 

La nuova sfida nell’economia digitale

Andrea Rangone

Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano

E Andrea Rangone, partendo dallo scenario descritto dai dati e da quelle che saranno le sfide future, non ha dubbi che, di fronte a una dinamica dei ricavi complessivi degli Operatori Tlc, spiega «che il calo non è destinato a fermarsi: nel primo semestre 2021 i ricavi aggregati dei principali operatori italiani sono scesi dell’1,8%. Le sfide attese per la filiera delle Tlc sono, da un lato lo sviluppo rapido di nuove infrastrutture ad altissima velocità fisse e mobili, con l’auspicio di riuscire a mantenere pricing adeguati e dall’altro la capacità di sviluppare competenze e servizi business per giocare una partita di primo piano nell’economia digitale. E il 5G può essere una grande opportunità» conclude Rangone.

E le prime opportunità derivano proprio dagli spazi di investimento che si sono aperti con il crescere e l’imporsi di questa tecnologia. Nel 2021 il 5G è ancora un mercato agli inizi, con una filiera in costruzione, ma sono stati fatti importanti passi avanti nell’ultimo anno. È aumentata la copertura, oggi pari a una decina di punti percentuali in 5G “Non Standalone” e al 95% della popolazione servita in Dynamic Spectrum Sharing, utilizzando quindi, in gran parte, le frequenze 4G.
È stato avviato il mercato consumer, con la crescita delle vendite di terminali 5G ai consumatori finali e di contratti sottoscritti per il 5G.
Nel mercato Business, si registrano i primi casi d’uso con imprese e pubbliche amministrazioni: al momento se ne contano una decina sul territorio italiano, fra progetti commerciali, iniziative sviluppate grazie a finanziamenti europei o co-investimenti con le telco, in diversi ambiti, come Smart & Connected Vehicle - Safety (soluzioni per migliorare la sicurezza dei guidatori), Autonomous Vehicle & Smart Road e Remote Monitoring – Distributed Assets.

Antonio Capone

Responsabile scientifico dell’Osservatorio 5G & Beyond

Il 5G è quindi un mercato ancora agli inizi, «con una filiera in costruzione, ma sono stati fatti importanti passi avanti rispetto al 2020. La sfida tecnologica del 5G – ha spiegato da Antonio Capone, responsabile scientifico dell’Osservatorio 5G & Beyond - si gioca nella capacità di unificare la connettività a livello locale della singola fabbrica e distretto produttivo con quella nazionale e globale. L’esistenza di grandi reti pubbliche ad ampia copertura e dalle alte prestazioni è condizione fondamentale perché la rivoluzione del 5G si possa compiere: per averle – spiega Capone - servono grandi investimenti che possono sostenersi in larga misura sulla base dei numeri del mercato consumer che non è il palcoscenico su cui ci si aspetta di vedere grandi novità dal 5G, ma dalla cui salute dipende l’esistenza dell’infrastruttura comune. E proprio perché l’infrastruttura comune è condizione necessaria, dove il mercato non arriva a rendere profittevole l’investimento sarà importante il buon utilizzo dei fondi pubblici».

 
Marta Valsecchi

Direttore dell’Osservatorio 5G & Beyond

Intanto, a spingere questo passaggio c’è anche il cambio di passo verso la tecnologia 5G. Se fino al 2020 l’attenzione del mercato era concentrata sulle sperimentazioni proprio per testare l’efficacia della tecnologia “ora il focus è sull’identificazione di esigenze e bisogni concreti che già oggi possono essere soddisfatti con l’attuale livello di sviluppo delle reti 5G – ha spiegato Marta Valsecchi, direttore dell’Osservatorio 5G & Beyond -. Si tratta di soluzioni che consentono di ottenere già dei primi benefici e consentiranno di “fare un salto di qualità” nei servizi offerti e nei risultati ottenibili. È proprio con questo “spirito” che sono stati lanciati i primi casi commerciali. Sono però ancora pochi, molti Paesi hanno già fatto più che da noi in Italia e in Europa” conclude Valsecchi.

Le tecnologie in arrivo per il 5G

Un ultimo passaggio, più di dettaglio, per entrare nel merito e nelle caratteristiche delle tecnologie più note, sono tre le novità architetturali di grande prospettiva che spingeranno lo sviluppo del 5G. Le tecnologie radio a onde millimetriche (mmWave), che, combinate con le tecnologie FWA, permettono di raggiungere le prestazioni della fibra, come picco di downlink e uplink. Ma anche le soluzioni di Multi-access Edge Cloud (MEC), che consentono di trasformare la rete in una piattaforma di calcolo (quindi non solo connettività) e di avvicinare la distanza tra terminali e server delle applicazioni per ridurre la latenza. Le soluzioni MEC richiedono forti investimenti da parte degli operatori e, ad oggi, non c’è una richiesta così forte, perciò attualmente sono legate principalmente allo sviluppo di progetti di reti 5G dedicate a siti e distretti industriali.

Le soluzioni Open RAN (Radio Access Network), infine, sono un’architettura che sfrutta la disaggregazione della rete di accesso radio in componenti separate e la possibilità di trasformare la maggior parte di esse in applicazioni software su un hardware generale; esse apriranno a nuove relazioni tra i produttori di apparati e componenti di rete e alla possibilità di implementazioni multi-fornitore.