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Appello delle imprese: facciamo networking per poter crescere

Dal nuovo incontro di Skille alla Lovato di Gorle con dodici imprenditori della filiera dell’elettrotecnica emerge una proposta operativa per diventare più competitivi e aumentare le dimensioni d’azienda: mettere in rete le proprie competenze e specializzazioni

Lettura 6 min.

Creare sinergie di competenze per formare reti d’impresa

Dal video, in collegamento Skype da Stoccarda, si è appena spenta l’immagine di un manager italiano cresciuto in un’azienda tedesca. L’analisi che ha terminato di esporre ha lasciato un segno. La risposta è arrivata subito. «È vero, non abbiamo sul territorio grandi imprese che possano fare da traino per la crescita e lo sviluppo delle nostre aziende medio-piccole. Ma questo non significa che il tema della frammentazione e della dimensione non possano essere affrontati. Tutti vogliamo crescere, faremo da soli sfruttando sinergie per scambiarci competenze e tecnologie».

Massimiliano Cacciavillani

managing director di Lovato Electric di Gorle

È la prima risposta, tocca a Massimiliano Cacciavillani, managing director di Lovato Electric. È seduto insieme a dodici imprenditori che partecipano alla nuova tappa del viaggio di Skille-L’Eco di Bergamo dentro le aziende del territorio. Una nuova occasione per incontrare le imprese e per creare luoghi di incontro e di scambio diretto fra gli stessi imprenditori del territorio. L’incontro questa volta, dopo quello in Comelit a Rovetta, dell’11 marzo, è allestito nel reparto produzione della Lovato Electric, azienda di Gorle specializzata nella produzione di componenti elettrici ed elettronici per l’automazione industriale, 96 milioni di giro d’affari nel 2018 e 270 dipendenti.
Gli imprenditori riuniti guidano tutti imprese espressione dell’eccellenza della filiera elettrotecnica del territorio. Imprenditori che raccontano come hanno cambiato pelle industriale sotto la grande spinta dell’innovazione e della trasformazione tecnologica, e della trasformazione delle richieste del mercato. Le loro storie raccontano della nuova organizzazione guardando alla fabbrica intelligente, raccogliendo la sfida dell’automazione, della connessione estesa perché «la vera sfida è mettere in connessione ciò che ancora non lo è dentro un’impresa».

 

L’innovazione torna al centro di un salto culturale prima e industriale dopo.

Stefano Ierace

Direttore del Consorzio Intellimech

«Sono tutte aziende protagoniste del boom del processo di automazione sul territorio in chiave 4.0 – spiega Stefano Ierace, presente all’incontro come direttore del consorzio Intellimech, realtà di ricerca e sviluppo che raggruppa 35 imprese ad altissimo contenuto tecnologico – che hanno saputo creare nuovo valore aggiunto a prodotti e processi in termini di efficienza, velocità, contatti con i clienti».

Andrea Carta

Sales director overseas di Arburg

Insieme hanno ascoltato in collegamento skype da Stoccarda la “provocazione costruttiva” di Andrea Carta, manager italiano ma di un’azienda tedesca, la Arburg: «Se devo indicare un limite, dico che vi manca un’azienda leader di grandi dimensioni – sottolinea Carta – che faccia da traino alla crescita di dimensioni delle piccole aziende. E questo succede se le pmi sono portate su nuovi fronti di competitività industriali. Questo il dato mancante del vostro sistema industriale».

Una nuova sfida che si pone alle imprese in una prospettiva di automazione è la connessione delle imprese dell’intera filiera di ogni settore. È il passaggio dai distretti alle catene della produzione

Gli imprenditori di Skille non si sottraggono al confronto. Anzi rilanciano, consapevoli che la frammentazione e la piccola dimensione sono un aspetto critico anche per il modello bergamasco. Crescere, ma come? Rilanciare e scommettere sulla crescita, passando da una ancora più forte internazionalizzazione? O passare la mano e crescere con integrazione di capitali, con il rischio di trasferire i processi di produzione e indebolire anche l’indotto, terziario e servizi?

Guido Barcella

Amministratore unico di Barcella Elettroforniture

Esclusa categoricamente la seconda ipotesi («Nessuno vuole vendere la propria azienda»), Guido Barcella, titolare e amministratore unico della Barcella Elettroforniture, 144 milioni di fatturato e 255 dipendenti, lancia una prima risposta che sa molto di progetto e di proposta: «L’ambizione è crescere come azienda anche di dimensione: significa servizi più efficienti, economie di scala, digitalizzazione. Ma questo deve passare da un’innovazione continua. Lo chiede il mercato, bisogna essere sempre più specializzati. Per questo – ecco il progetto che condivide – è necessario integrare le nostre specializzazioni in un unico ecosistema, creare reti d’impresa ampie fra aziende in cui le diverse competenze siano messe a fattor comune».

Marco Manzoni

Vice presidente esecutivo di Nts di Lallio

E qui si sente l’altra parola magica, arriva da Marco Manzoni, presidente esecutivo di Nts, sede a Lallio, altissima specializzazione nella produzione di stampi e stampaggio in materiale plastico, ricavi per 30 milioni e 250 dipendenti: «Crescere di dimensione è necessario, ma solo in un’ottica di sinergia, di networking lungo la filiera delle nostre specializzazioni».

Marco Rota Conti

Amministratore delegato di Rotech

Ma essere bravi non basta più oggi, racconta Marco Rota Conti di Rotech, minuterie metalliche, 6,4 milioni di ricavi e 28 dipendenti. «Collaborare con i clienti è decisivo per crescere con un alto livello tecnico e tecnologico: questo rende competitivi i clienti, ma anche noi».

E l’invito finale di Cacciavillani ribadisce il progetto: «La mia ambizione è consegnare un’azienda dinamica alla quinta generazione della mia famiglia. Se mancano le aziende grandi, faremo da soli. Ma credo sempre più che il ruolo di un’impresa sia di far crescere anche le competenze delle altre aziende del territorio. In questo senso la mia azienda è già aperta».

 
Stefano Ierace

Direttore di Intellimech

talk

Le piccole imprese verso una massa critica

La sfida dell’automazione e della fabbrica connessa impongono una riflessione alle piccole e medie imprese, proprio per la loro dimensione. La sollecitazione arriva da Stefano Ierace, direttore del consorzio Intellimech. E lo fa sollecitando gli imprenditori presenti all’incontro di Skille a un passo verso una sinergia anche sulle nuove funzioni che industria 4.0 pone.

«Nell’era della digitalizzazione le imprese devono costituire una massa critica – spiega Ierace – . Un’azienda piccola non può dotarsi di un data scientist per l’analisi dei dati, oggi elemento fondamentale, per un solo giorno al mese. Deve potersi appoggiare a una rete. Questo perché i big data, l’ingente insieme di dati digitali che vengono raccolti dalle imprese, ora possono essere rapidamente processati da banche dati centralizzate. Vengono definiti il nuovo petrolio. Ma la sfida non è solo quella di analizzare il dato – sottolinea Ierace –. Il valore reale del dato, dell’informazione raccolta è tanto più alto quanto più è “fresco”. La sfida è riuscire ad analizzarlo e interpretarlo nel momento in cui lo si produce e lo si trasforma in informazione per personalizzare il prodotto del cliente. Serve non solo l’automazione, ma anche l’intelligenza per prendere decisioni in tempo reale. Per esempio, in alcuni stabilimenti, nell’ambito dell’analisi di immagine, si stanno sperimentando algoritmi e smart camere, per migliorare i processi produttivi e i controlli di qualità del prodotto finale».

«I robot non sostituiscono l’uomo. Ma avremo bisogno di bravi tecnici per istruirli»

Alfredo Longhi

General manager di Mair

«I robot? Bisogna istruirli con tecnici bravi. Per fortuna, siamo ancora noi che li governiamo». Così si esprime Alfredo Longhi, presidente di Mair di Torre de’ Roveri. È la migliore risposta alle preoccupazioni non solo degli addetti ai lavori, ma di tutti gli osservatori dell’evoluzione automatizzata della filiera dell’elettrotecnica e della meccatronica e della digitalizzazione pervasiva della società. I robot non sostituiscono l’uomo, ma ne aumentano il valore aggiunto. L’uomo mantiene la propria funzione determinante all’interno delle fabbriche.

Marco Manzoni, Nts di Lallio: «Le persone, per essere motivate, devono essere coinvolte. In un’azienda automizzata servono soprattutto le persone. Sono la base dell’innovazione, fondata sulla flessibilità organizzativa, l’attenzione alla formazione, l’evoluzione delle competenze».

Maurizio Selini

Business developer manager industry automation di Telmotor

Insomma, è la persona che innova. La Telmotor di Bergamo, spiega Maurizio Selini, «business developer manager», ha creato una «academy» per formare personale e clienti sulle tecnologie innovative, le normative sulla sicurezza, le regole per l’esportazione. «I progettisti dell’automazione devono sapere come muoversi nel modo adeguato per evitare, per esempio, i rischi della pirateria informatica. I clienti hanno bisogno non solo di informazione, ma di formazione. L’anno scorso 2.500 persone hanno partecipato ai nostri corsi». Longhi ribadisce: «Ricerca e sviluppo, anche per conto dei clienti, rappresentano almeno il 15 per cento del nostro fatturato. Si impara anche dai propri collaboratori. Introduciamo giovani per poter creare continuità».

Crescere e fare rete: le aspirazioni determinanti per l’imprenditore e i suoi collaboratori

La motivazione è determinante. Nell’imprenditore e nei suoi collaboratori. Longhi ricorda che la propria azienda è un sogno che ha iniziato a realizzare quando aveva 28 anni. «La Lovato – spiega Massimiliano Cacciavillani, managing director – crede nel principio “mens sana in corpore sano”. La salute fisica contribuisce alla felicità della persona e a far lavorare meglio. Proponiamo attività sportive. Abbiamo chiamato Simone Moro a tenere un intervento motivazionale e a partecipare a una corsa con noi. Investiamo molto nelle competenze trasversali, nel saper stare in gruppo, dialogare, lavorare insieme. Sono aspetti fondamentali. Le attività di aggregazione ci aiutano a comunicare».

Le aziende manifatturiere investono sulle competenze trasversali, le soft skills. Alla Lovato non manca niente: mensa, palestra, area relax, gare sciistiche, cronoscalate, serate a tema, uscite culturali come la visita, con le famiglie, alla mostra del Mantegna alla Carrara. Marco Manzoni, Nts, cultore di triathlon, commenta: «I valori dello sport, come la perseveranza, la preparazione, l’attenzione al dettaglio, sono essenziali anche nel lavoro. Coinvolgimento e partecipazione sono determinanti per creare luoghi di lavoro sani e performanti».

 

Per gli imprenditori le aspirazioni sono decisive. Ecco quella di Guido Barcella, dell’omonima ditta di elettroforniture di Azzano: «Far crescere la mia azienda. Come dimensioni, competenze, contenuti. Quest’anno si celebra il 500° dalla morte di Leonardo: con l’uomo vitruviano ci insegna che l’uomo è al centro. Oggi ancora più che in passato». Longhi: «Diventare più grande come azienda, non come imprenditore». Manzoni: «Generare un’azienda che crea soddisfazione. Integrare l’iperspecializzazione con una rete di imprese, per rispondere con maggior competitività alle richieste del mercato».

Roberto Brigati

Presidente Mollificio Bergamasco

Marco Rota Conti, amministratore delegato di Rotech di Boltiere: «Crescere. Mantenere un livello tecnologico alto. Coltivare buoni rapporti con i collaboratori. Tessere una partnership con i clienti». Roberto Brigati, presidente Mollificio Bergamasco di Carvico: «Una scuola aziendale per far crescere le persone. Alzare il livello umano, non solo quello produttivo». Cacciavillani: «Aprirsi, conoscersi, frequentarsi anche tra aziende in competizione. Far crescere le competenze del territorio». Come la serata alla Lovato Electric di Gorle insegna.