La lotta alla pandemia e la diffusione disuguale dei vaccini hanno evidenziato l’importanza e la difficoltà della cooperazione globale davanti alle sfide dell’umanità. Per raggiungere gli obiettivi ambiziosi decisi dai 193 Stati membri dell’Onu nel 2015 con l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, è necessario lavorare nell’ottica dell’obiettivo n. 17, «Partnership per gli obiettivi», con la volontà di non lasciare indietro nessuno. La comunità internazionale si impegna perché tutti i Paesi possano beneficiare dello sviluppo economico e sociale, mobilitando fondi e risorse, avviando rapporti commerciali regolati e giusti, consentendo l’accesso a scienza e tecnologia.
Secondo il rapporto Onu 2021, «la pandemia sta mettendo ulteriormente alla prova i partenariati multilaterali e globali, che erano già traballanti». Nel 2020 le rimesse degli immigrati non sono diminuite e i fondi ufficiali per lo Sviluppo sono cresciuti, toccando la cifra record di 161 miliardi di dollari, pari allo 0,32% del reddito interno lordo dei Paesi donatori ma lontana dallo 0,7% previsto dagli impegni. Dal 2019, poi, gli investimenti diretti esteri sono calati del 40%. La pandemia ha portato più debito pubblico in molti Paesi, «limitando lo spazio fiscale e politico per gli investimenti critici nella ripresa, compreso l’accesso ai vaccini, l’azione per il clima e gli obiettivi di sviluppo sostenibile». Circa 3,7 miliardi di persone, la metà della popolazione mondiale, secondo l’Onu, non ha accesso a internet, «nonostante l’immenso bisogno di connessione durante la pandemia».
In Europa le importazioni dai Paesi in via di sviluppo sono calate, così come la quota di tasse ambientali pagata dai Paesi ricchi (il 16% del totale delle entrate fiscali nel 2019), due dati che incidono negativamente sul raggiungimento dell’obiettivo. Anche la quota destinata da ogni nazione all’aiuto allo sviluppo è ferma allo 0,5% del Pil. Eppure, nel 2020, l’Europa ha mantenuto la propria posizione di leader tra i donatori pubblici mondiali, con oltre 66,6 miliardi di euro. L’Italia ha contribuito con lo 0,22% del reddito nazionale lordo.
Intanto il debito pubblico, che secondo gli accordi europei dovrebbe fermarsi al 60% del Pil, nel 2020 ha toccato, come conseguenza della pandemia, il 90,6%, con un aumento del 13,3% in un solo anno. Dal 18,2% dell’Estonia al 205,6% della Grecia e ai sette paesi che sforano il 100%,il tetto del 60% resta un traguardo lontano. Il debito pubblico dell’Italia, seconda solo alla Grecia, ha raggiunto il 155,8% del Pil.
La buona notizia arriva dalla banda larga, che nel 2020 in Europa, secondo Eurostat, ha raggiunto il 93% dei nuclei familiari, l’81% in Italia. Più lenta la diffusione della banda larga veloce, a cui hanno accesso il 53% degli europei, con la punta del 100% a Malta, il 33,7% dell’Italia e solo il 10,2% a Cipro.
A Bergamo, secondo il sito comparasemplice.it, il 92% dei cittadini e il 99% degli edifici sono raggiunti da Internet superveloce, sfiorando già l’obiettivo nazionale del 100% nel 2026. Uno strumento per telelavoro, didattica a distanza, innovazione delle aziende.
Dell’importanza e della forza della collaborazione sono particolarmente convinti in Covestro, la multinazionale tedesca con la sede italiana a Filago, per la quale l’obiettivo n. 17 rappresenta una strategia aziendale. La continua ricerca operata all’interno dell’azienda trova compimento in una fitta rete di collaborazioni con università, istituti e aziende internazionali. «Questo aiuta a trasformare velocemente delle idee promettenti in realtà». In linea con il principio della «open innovation» (l’innovazione aperta, messa a disposizione di tutti), la collaborazione si estende anche a start up e a spin off universitarie, in particolare in Europa, Stati Uniti, Cina e Giappone, nel campo dell’uso di materie prime alternative, energie rinnovabili e nuovi materiali.
Sviluppo e ricerca si nutrono di collaborazione.«Sappiamo che possiamo raggiungere gli obiettivi più innovativi mettendo insieme diverse capacità, talenti e prospettive. Il nostro modo di concepire l’innovazione riflette i nostri valori: curiosità, coraggio, colore. Siamo convinti che le grandi sfide che il nostro pianeta deve affrontare possano essere vinte solo con lo sforzo comune di tutti i gruppi sociali: le buone idee, le nuove soluzioni e i nuovi prodotti non nascono mai in condizioni di isolamento».
Salute e scuola per aiutare i Paesi poveri
Con 39 milioni di euro raccolti nel 2020 e 97 progetti in quattro continenti, la fondazione Cesvi è la più grande realtà bergamasca per la cooperazione e lo sviluppo. In provincia i gruppi di questa natura, nati spesso per sostenere un missionario partito da Bergamo, sono decine. Tra questi occupa un posto di rilievo l’Associazione Africa Tremila, fondata nel 1995 in città. Sette i soci attivi, liberi professionisti impegnati con spirito di puro volontariato alla realizzazione di progetti nel campo della formazione, della salute e del sostegno alimentare, contando su una rete di sostenitori di diverse centinaia di persone. «I nostri interventi sono mirati a fare qualcosa e a farlo bene. Non vogliamo “salvare” l’Africa, ma creare situazioni anche piccole che possano diventare dei punti di riferimento».
Sono sorti così i «fari», le strutture sanitarie in Malawi, Kenya, Zimbabwe, Sud Sudan e anche in Brasile, tutte provviste di reparti maternità, e le scuole, attraverso le quali, anche durante il Covid, è stato garantito, ogni giorno, almeno un pasto di qualità a circa 800 famiglie.
La storia dell’associazione è segnata dal tragico incidente aereo del 2019, nel quale perirono il presidente Carlo Spini, la moglie Gabriella e il tesoriere Matteo Ravasio. «Quell’episodio ci ha congelati – racconta Mauro Centurelli, attuale presidente – ma i nostri progetti sono andati avanti».
Ai «Tre Angeli» sono stati dedicati l’ospedale in Sud Sudan, a Matteo Ravasio anche il progetto per la formazione degli insegnanti in Madagascar.