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Più rinnovabili. E l’industria del futuro punta sull’idrogeno

bianca. Il 30 marzo Commissione, Consiglio e Parlamento europei avevano faticosamente raggiunto l’accordo sulla nuova «Direttiva Energie Rinnovabili RED III», fissando a 42,5% +2,5% facoltativo la quota di energia da fonti rinnovabili al 2030. Il 17 maggio, al momento della ratifica, la Francia ritira il consenso e chiede più garanzie per l’idrogeno prodotto con le centrali nucleari. La Direttiva RED III è bloccata. Ma in Italia, nonostante tutto, le rinnovabili non fermano la corsa: ad aprile 2023 il 36,5% del consumo di elettricità.

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Il 30 marzo Commissione, Consiglio e Parlamento europei avevano faticosamente raggiunto l’accordo sulla nuova «Direttiva Energie Rinnovabili RED III», fissando a 42,5% +2,5% facoltativo la quota di energia da fonti rinnovabili al 2030. Il 17 maggio, al momento della ratifica, la Francia ritira il consenso e chiede più garanzie per l’idrogeno prodotto con le centrali nucleari. La Direttiva RED III è bloccata. Ma in Italia, nonostante tutto, le rinnovabili non fermano la corsa: ad aprile 2023 il 36,5% del consumo di elettricità. Tra le fonti di energie rinnovabili figurano solare, eolico, idroelettrico, geotermico, biomasse, rifiuti, idrogeno verde, mareomotrice.

Direttiva per le energie rinnovabili, la Francia punta i piedi sul’idrogeno «decarbonizzato»

La Svezia, alla presidenza del semestre europeo, ce l’ha messa tutta per velocizzare i tempi e portare a termine l’iter legislativo del pacchetto «Fit for 55», con cui la Commissione intendere realizzare il Green Deal, il Patto Verde, e decarbonizzare l’Europa. Era difficile, però, prevedere i colpi di coda degli ultimi mesi, i veti incrociati e la decisione francese di ritirare all’ultimo momento il consenso sull’accordo per la «Direttiva Energie Rinnovabili RED III». Così, in maniera del tutto irrituale, i ministri europei riuniti il 17 maggio per la ratifica del compromesso hanno lasciato il tavolo: la firma è stata rimandata a data da destinarsi.

Il percorso della Direttiva non è mai stato facile: nel 2009 la Commissione Europea lanciava la RED I

Il percorso della Direttiva non è mai stato facile: nel 2009 la Commissione Europea lanciava la cosiddetta RED I per introdurre entro il 2020 almeno il 20% di energia da fonti rinnovabili: sole, vento, acqua, maree, rifuti, geotermia e idrogeno erano indicati come le fonti energetiche del futuro. Già nel 2018 diversi Stati europei avevano superato gli obiettivi, così che si era resa necessario un nuovo traguardo.

La direttiva era stata quindi rivista con la RED II, portando al 32% l’obiettivo di energia da fonti rinnovabili entro il 2030. A luglio 2021 la Commissione, con il pacchetto «Fit for 55», alza ancora l’asticella e propone di arrivare a produrre il 40% dell’energia europea attraverso le rinnovabili. Il traguardo non appare impossibile: l’Islanda, grazie all’abbondanza di geotermia, consuma energia prodotta per l’80% da fonti rinnovabili, mentre la Svezia arriva alla quota del 71%.

La necessità di scrollarsi dalla pesante dipendenza energetica dalla Russia induce la Commissione a proporre ancora più rinnovabili, il 45%, nel mix energetico europeo: è il piano «REPowerEU», la prospettiva di massicci investimenti per aiutare i Paesi membri a produrre più energia pulita e a km 0.

I vantaggi, sottolineano a Bruxelles, sono molteplici: con le rinnovabili le emissioni diminuiscono, si procede verso gli obiettivi di decarbonizzazione del Green Deal, si riduce la dipendenza dai combustibili fossili di cui l’Europa è carente, la diversificazione dell’approvvigionamento energetico aumenta, la capacità di tenuta rispetto alle turbolenze geopolitiche migliora, si creano nuovo sviluppo tecnologico, più occupazione, nuove filiere di produzione in Europa.

Le rinnovabili in Italia

Il settore delle rinnovabili in Italia vale 41 miliardi di euro: con il sole in fronte e il vento in poppa, le energie rinnovabili corrono e, se non fosse per la burocrazia, potrebbero volare: ad aprile, il 36,5% delle richieste di energia elettrica sono state soddisfatte grazie all’energia fotovoltaica (36,4%), eolica (25,3%), idroelettrica (18,5%), al mondo variagato delle biomasse (14,6%) e alla geotermia (5,2%).

Fotovoltaico ed elettrico superano l’idroelettrico

Dall’ agrivoltaico , secondo Irex Annual Report 2023 di Althesys, il maggiore sviluppo nel 2022 tra le rinnovabili, il 41%: 390 iniziative, 15,8 GW, 12 miliardi di investimenti. Il fotovoltaico coniugato con l’agricoltura migliora il microclima e aumenta la resa agricola dal 20 al 60%. Nel 2022 il 35% del settore delle rinnovabili viene dal fotovoltaico, 11,6 gigawatt, 8,3 miliardi di investimenti,142 impianti autorizzati. Ma sono 527 i progetti i in attesa di autorizzazione, con installazioni di grandi dimensioni che valgono oltre 20,5 GW .In Italia l’eolico onshore, su terra, conta 184 iniziative, 10,6 GW, 14,2 miliardi di investimenti: 28 gli impianti autorizzati, 137 quelli in attesa per 7,7 GW; 63 i progetti offshore, in mare, rilevati per 50 GW, ma solo uno in funzione.

Prodotte dalle biomasse, in particolare legna e prodotti agricoli, sono tra le prime rinnovabili del settore termico in Europa: in Italia nel 2021 all’8,01%, principalmente legna. Il consumo di biocarburanti per i trasporti, un settore di grande importanza nel mix energetico italiano, in crescita del 15,24% dal 2020 al 2021, il 6,8% delle rinnovabili. In calo, invece, l’apporto dell’idroelettrico, che nel 2021 costituiva la fonte di elettricità da fonti rinnovabili più produttiva con 45.388,2 GWh, 10.462 in Lombardia. I dati di Terna riferiti ad aprile 2023 vedono la produzione calare a 1.581 GWh, il 18,5%, contro il 36,4% del fotovoltaico e il 25,3%dell’eolico.

La produzione italiana dalle rinnovabili, insomma, è incoraggiante e consola delle lungaggini a cui il settore è ancora sottoposto, nonostante le sempre più evidenti ragioni ambientali e le buone intenzioni di rendere il Vecchio Continente a emissioni nette zero entro il 2050.

Dalle rinnovabili nuova energia per l’Europa

I triloghi del 30 marzo avrebbero dovuto rappresentare l’ultimo scoglio prima dell’approvazione definitiva della Direttiva Energie Rinnovabili Red III e della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale europea.

L’accordo prevedeva:

- un obiettivo europeo al 42,5% di consumi energetici alimentati da fonti rinnovabili entro il 2030, con un addizionale del 2,5% volontario, per un tortale del 45%, pari al valore indicato dal piano REPowerEU.

- Per l’industria, 1,6% obiettivo indicativo di crescita annuale della quota di energia rinnovabile nel settore, incluso per la prima volta nella direttiva;

40% obiettivo vincolante della quota di idrogeno rinnovabile, rispetto al consumo di idrogeno nel settore industriale.

- Per i trasporti, riduzione del 14,5% dell’intensità delle emissioni di gas serra attraverso l’uso di energie rinnovabili oppure un obiettivo del 29% di energie rinnovabili rispetto al consumo finale;

- subobiettivo del 5,5% di biocarburanti di origine organica e non organica (minimo 1%).

- Per il riscaldamento e il raffrescamento degli edifici, 49% obiettivo indicativo di energie rinnovabili;

- 0,8% crescita della quota di energie rinnovabili vincolante annua a livello nazionale fino al 2026, dell’1,1% al 2030.

- Per le bioenergie, il rafforzamento criteri di sostenibilità nell’utilizzo di biomassa (legname, prodotti agricoli) per ridurre il rischio di utilizzi non sostenibili.

- Permessi velocizzati. Gli Stati sono tenuti a indicare le aree dove i progetti per impianti di rinnovabili potranno godere di procedimenti semplificati e velocizzati.

- Più flessibilità e una maggiore gradualità, in particolare vista la natura non vincolante dell’obiettivo del 49% di rinnovabili per gli edifici. Importanti gli elementi di cooperazione tra gli Stati e rafforzate le misure antifrode, legate in particolare ai biocarburanti sostenibili.

Il 17 maggio, però, la prevista ratifica dell’accordo non c’è stata: una sorpresa che, per il Financial Times, arriva in una fase di rifiuto generale dell’agenda climatica della Commissione: «Quando la realtà di quello che viene effettivamente richiesto agli Stati diventa più chiara».

La Francia non firma: l’idrogeno «decarbonizzato» è fondamentale per il suo Recovery Plan ed è prodotto dalle centrali nucleari di cui è leader in Europa e da cui ricava il 70% della sua elettricità: chiede ulteriori assicurazioni affinché il nucleare non venga «discriminato» rispetto alle altre energie rinnovabili.

L’idrogeno al centro

Utilizzabile come materia prima, come combustibile o come vettore e stoccaggio di energia, l’idrogeno rappresenta la grande speranza di energia del futuro, il sogno di ricavare energia infinita dall’acqua. È in grado di produrre calore, di alimentare le acciaierie, di far volare gli aerei ma, per ottenerlo estraendolo da metano o acqua, occorre ricorrere all’energia elettrica. A seconda della fonte energetica e dal luogo dove viene estratto si distingue in:

Verde - Viene estratto dall’acqua utilizzando elettricità da fonti rinnovabili.

Blu - Viene estratto dal metano, ma l’anidride carbonica che ne risulta viene catturata e immagazzinata.

Rosa (o Viola) - Viene estratto dall’acqua utilizzando elettricità prodotta da una centrale nucleare e quindi senza emissioni di anidride carbonica.

Grigio - Attualmente è il più diffuso: il 90% dell’idrogeno prodotto. Utilizzato nella chimica, viene estratto dal metano. Le emissioni prodotte vengono disperse nell’atmosfera.

Nero - Viene estratto dall’acqua grazie all’elettricità prodotta da centrali a carbone o petrolio. L’anidride carbonica prodotta viene dispersa in atmosfera.

Idrogeno verde, investimenti ingenti

In Italia la filiera della produzione dell’idrogeno verde è ancora in fase embrionale, ma risulta sostenuta da ingenti investimenti del Pnrr, del fondo Ipcei, il fondo comune europeo per i grandi investimenti e il piano REPowerEU. Per l’Irex Annual Report 2023, sono 115 le iniziative intraprese da oltre 150 operatori in Italia anche se, sottolineano gli osservatori, sono ancora da ridurre i costi e ampliare la scala dei progetti.

Mentre l’Italia, secondo l’agenzia Ansa «si era detta favorevole al testo presentato dalla presidenza svedese», la pretesa della Francia e un gruppo di stati «atomisti» di rivedere gli accordi raggiunti fa il paio con il dietrofront della Germania, che solo qualche settimana fa aveva preteso – e ottenuto – l’esenzione della messa al bando delle auto a motore termico alimentate da carburante sintetico a zero emissioni. E così, mentre la Germania chiude i suoi impianti nucleari ma continua ad alimentare le centrali a carbone, la Francia chiede che venga riconosciuto il contributo dell’atomo alla decarbonizzazione e che il nucleare venga conteggiato ai fini del raggiungimento degli obiettivi nazionali di rinnovabili.

Per evitare di tornare alle contrattazioni, la presidenza svedese ha preferito rinviare la discussione, insieme alla firma di un’altra misura del pacchetto «Fit for 55» – il regolamento Refuel Aviation per i carburanti sostenibili in aviazione – e all’approvazione del piano REPowerEU, dove l’idrogeno gioca un ruolo fondamentale. Se ne riparlerà, forse, a giugno.

    Check List

    Green Deal - Piano della Commissione Europea per emissioni nette zero di gas serra entro il 2050

    Fit for 55 - Pacchetto di misure proposte dalla Commissione Europa il 14 luglio 2021per ridurre del 55% le emissioni di gas serra entro il 2030

    Energia rinnovabile - Ottenuta da fonti rinnovabili: solare, eolico, idroelettrico, geotermico, mareomotrice, biomasse, rifiuti, idrogeno verde

    Idrogeno - Combustibile e materia prima, rappresenta l’energia rinnovabile chiave per i piani di indipendenza energetica e decarbonizzazione dell’Europa