L’inflazione sale, spinta dall’aumento graduale e progressivo dei prezzi dei beni energetici, con tensioni più marcate in Germania e negli Stati Uniti. In Italia i massimi storici di energia elettrica e gas si consolidano, grazie al maggiore dinamismo registrato. La crescita dei costi per abitazione, acqua, energia elettrica e gas mostra differenze significative tra i territori. La riduzione del potere d’acquisto determinata dalla maggiorazione dei prezzi energetici rallenta il ritmo della ripresa post-pandemia.
Enrico Quintavalle, responsabile dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese e direttore scientifico degli Osservatori in rete del sistema Confartigianato, ne parla in un articolo per Quotidiano Energia.
Il tasso d’inflazione è salito
Il confronto internazionale su dati Ocse rivela che il tasso d’inflazione è salito, a ottobre, al 6,2 per cento negli Stati Uniti, al 4,5 in Germania e al 4,1 nell’Eurozona. In Italia i prezzi crescono del 3 per cento, un tasso che non si registrava da settembre 2012, quando fu pari a +3,2. I beni energetici contribuiscono per 2,1 percentuali all’inflazione, di cui 1,2 derivano da elettricità e gas. L’indice di prezzo per elettricità e gas consolida, a ottobre 2021, il massimo storico, mentre quello dei carburanti resta inferiore del 6 per cento rispetto al massimo di settembre 2012.
La presidente della Bce, Christine Lagarde, in audizione al Parlamento europeo a metà novembre, ha indicato che il rientro dell’inflazione richiederà più tempo di quanto previsto. Il potere d’acquisto delle famiglie si ridurrebbe, se il rialzo dell’inflazione si rafforzasse e si prolungasse nel tempo, mentre la politica monetaria anticiperebbe un orientamento restrittivo, con effetti recessivi sull’economia.
La tendenza su base biennale dei prezzi di elettricità e gas considera l’aumento dell’ultimo anno e la flessione registrata nei dodici mesi precedenti. In Italia i prezzi di energia elettrica e gas crescono a un tasso annuo del 9,3 per cento, 2,5 punti più del 6,8 dell’Eurozona: l’aumento è il più elevato nell’area a valuta comune dopo quello di Spagna (+16,2%) e di Belgio (+13,8%), mentre una crescita meno accentuata è osservata in Francia (+6,8%) e soprattutto in Germania (+2,8%). I prezzi di elettricità e gas, nel confronto allargato ai paesi dell’Ocse, salgono maggiormente in Italia e nell’Eurozona rispetto a Regno Unito (+6%) e Stati Uniti (+6,4%).
Il confronto tra i territori italiani, esaminando l’andamento dell’indice di prezzo della divisione di spesa per abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili, segna, a ottobre 2021, un aumento dell’11,4 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, determinato per il 94 per cento dalla classe di prodotto di elettricità e gas. Questa marcata crescita dei prezzi, combinata con la flessione del 2,1 registrata a ottobre 2020, determina, nell’arco degli ultimi 24 mesi, una crescita cumulata del 9 per cento dei prezzi per abitazione, acqua, elettricità, gas.
L’analisi dei dati di 80 Comuni che concorrono al calcolo degli aggregati di prodotto del paniere – di cui 19 capoluoghi di Regione, 60 capoluoghi di Provincia e un Comune non capoluogo con più di 30mila abitanti – evidenzia che i prezzi regionali superano i cinque punti percentuali di crescita media annua nelle Province Autonome di Bolzano (+6,6) e di Trento (+5,8), in Campania (+5,4), Puglia (+5,2) e Friuli-Venezia Giulia (+5,1). Le tensioni di prezzo più accentuate emergono nel Sud con +5,2 e nel Nord Est con +4,8.
Le province con un maggiore dinamismo dei prezzi sono Pavia (+6,3), Lodi (+5,9), Napoli e Trento (+5,8), Mantova (+5,7), Treviso (+5,4), Bari, Vicenza e Pordenone (+5,3), Modena e Trieste (+5,2), Udine, Avellino e Catanzaro (+5,1). I tassi di crescita più contenuti si riscontrano a Lecco, Genova, Roma, Viterbo e Siracusa (+3,4), Terni (+3,3) e Trapani (+2,5).
La normalità tornerà in estate
Massimo Ricci, direttore della divisione energia di Arera, l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, osserva: «Una pseudo-normalità ci potrà essere solo la prossima estate». La nuova ed ennesima stangata per le bollette energetiche è in arrivo a gennaio dell’anno nuovo. L’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia sulle imprese più piccole preoccupa perché, oltre a rallentare la ripresa, ridurrà le risorse per gli investimenti.
«La situazione è destinata a tornare a una pseudo-normalità nel periodo estivo. Il prezzo stimato è, comunque, il doppio di quello invernale dell’anno scorso – spiega Ricci –. La pseudo normalità potrà rilassare un po’ la situazione, ma impone qualche riflessione». L’alta domanda di gas dovuta alla ripresa economica e per la generazione elettrica, a fronte dei bassi investimenti compiuti negli anni, sono tra le cause del caro energia, spiega Carlo Stagnaro, direttore ricerche dell’Istituto Bruno Leoni. Lo squilibrio tra domanda e offerta è la causa profonda del caro energia perché gli investimenti sulla produzione sono rimasti bassi. «Non torneremo a vedere prezzi comparabili a quelli ritenuti “normali” finché questo squilibrio non sarà superato. Questo passaggio richiederà tempo».
«Il prezzo del gas naturale, che fino ai primi mesi del 2021 era rimasto contenuto, si è progressivamente impennato a partire da maggio. Ora mostra il rincaro maggiore: +430% nel corso di quest’anno, cioè un prezzo quintuplicato. Il balzo del prezzo del gas ha determinato un forte effetto di spillover sul petrolio, salito in ottobre da 75 a 84 dollari al barile, dopo una quasi-stabilizzazione che durava da alcuni mesi. Petrolio e gas naturale contano molto anche per il bilancio delle famiglie italiane, come mostrano i pesi dei beni energetici nel paniere dei consumi, quello in base al quale si calcola l’inflazione: elettricità e gas per l’abitazione arrivano al 4,5%, i carburanti per i trasporti al 3,8%. L’energia, dunque, conta per l’8,3% del paniere dei consumi. Il rialzo dell’inflazione nel corso del 2021, fino al +3% annuo registrato in ottobre, è stato dovuto proprio al balzo dei prezzi energetici (+22,9%). La maggiore spesa per l’energia, dato che i volumi sono difficilmente comprimibili, assorbe risorse che le famiglie avrebbero potuto incanalare verso altri beni e servizi, frenando la risalita dei consumi privati».
Confindustria, energia più cara in Italia
Il Centro studi di Confindustria dimostra come l’Italia , tra i principali Paesi europei, sia quello più esposto al rincaro del gas naturale. Il mix energetico del nostro paese privilegia questa fonte: il 42% del consumo totale di energia in Italia nel 2020 (cui si somma il 36% di petrolio), contro il 38% nel Regno Unito, lontano dal 26% in Germania (che usa ancora molto carbone), dal 23% in Spagna (che si affida di più al petrolio) e dal 17% in Francia (che conta sul nucleare; dati BP). Il significativo livello a cui sono giunte le rinnovabili in Italia (sole, vento e altre fonti), pari all’11% del consumo energetico – meglio dell’8% in Francia – non è per ora sufficiente per contenere il ruolo di gas e petrolio. Altri Paesi europei sono più avanti sul fronte delle rinnovabili (Germania 18%, Regno Unito 17%, Spagna 15%), con valori che li rendono leader mondiali.
In attesa dei bandi del Pnrr
Come se ne esce? Servono immediatamente ulteriori risorse per trasferire sulla fiscalità generale gli oneri per finanziare il bonus per le famiglie economicamente più fragili e a rischio povertà energetica. Bisogna anche proseguire nell’utilizzo equilibrato del maggior gettito derivante dalla vendita all’asta delle quote di anidride carbonica, per calmierare i prezzi delle bollette per cittadini e piccole e medie imprese. Dobbiamo guardare, innanzitutto, a misure di largo respiro per affrancarci dalla dipendenza dalle fonti fossili, la vera causa dei rincari che stanno colpendo molti Paesi, concentrando prima di tutto gli investimenti su rinnovabili, efficienza energetica e sistemi di accumulo.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è l’occasione da non perdere. Il 31,05 per cento dei fondi, per un totale di 59,46 miliardi, è destinato alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica, per favorire, tra l’altro, lo sviluppo di fonti di energia rinnovabile, il miglioramento della rete elettrica, gli incentivi per l’efficienza energetica degli edifici. I primi bandi per i finanziamenti alle imprese sono stati emessi e, in molti casi, sono a fondo perduto.
Il ministero della Transizione Ecologica ha ancora in corso l’iter per il decreto legislativo teso a promuovere l’uso del biometano nei trasporti, nell’industria e nel settore residenziale e il corrispondente decreto attuativo. Ha concluso, invece, il rafforzamento di sismabonus ed ecobonus, i piani per la realizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti e per l’ammodernamento di impianti esistenti, i piani per l’economia circolare.
Il ministero delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili ha predisposto, tra l’altro, il decreto per il supporto alla filiera dei bus elettrici, ora al tavolo con Mise e Mef.
Il tempo stringe: tutti gli interventi previsti, com’è noto, dovranno essere realizzati, per non perdere le risorse stanziate dall’Unione Europea, entro cinque anni.