L’offerta resta alta, a luglio ci sono almeno 505mila posti di lavoro da coprire in tutta Italia, almeno 1,3 milioni le assunzioni programmate dalle imprese fino a settembre. Ma la sensazione è che tutti questi numeri resteranno sulla carta. Almeno per quattro profili su dieci, non ci sono giovani e candidati da assumere.
L’allarme reperibilità risuona ancora, ogni volta che viene pubblicato il bollettino sulle assunzioni previste. E in occasione dell’uscita del bollettino Excelsior di Unioncamere e Anpal, l’allarme è accompagnato da una nota di pessimismo ulteriore. Aumentano infatti le difficoltà di reperimento del personale a luglio, e per quattro profili professionali su dieci questa difficoltà è aumentata di almeno dieci punti percentuali, oggi al 40,3% rispetto a luglio di un anno fa. Per i giovani, un’offerta su tre (il 32%) è rivolta a loro (con meno di 29 anni), i posti arrivano a oltre 161mila, ma il tasso di difficoltà medio di reperimento è arrivato al 42%. Poi a metterci lo zampino gioca anche la tipologia dei contratti offerti: più di uno su due (il 59ì8%) sono a tempo determinato, seguiti dai contratti a tempo indeterminato nel 16% delle assunzioni previste, quelli di somministrazione (10%) e di apprendistato (5%).
È qui che emerge poi l’altra contraddizione del nostro mercato del lavoro. Le imprese non solo faticano a intercettare le persone giuste per i posti vacanti, ma cresce la difficoltà anche solo a trovare i candidati, le persone preparate a quei posti. L’industria meccanica lamenta una mancanza di candidati per almeno il 49% dei posti, l’industria metallurgica ancora di più, del 54%, le imprese del legno e del mobile cercano inutilmente nel 52% dei casi, dramma anche nel settore informatico e dell’Ict dove la mancanza di candidati arriva al 47%, nell’edilizia il vuoto sale al 49%. A questi pattuglia di candidati inesistenti va aggiunta un ulteriore significativo esercito fra il 10 e il 12% di persone “con una preparazione inadeguata”. Ci sono molti giovani qua dentro secondo l’analisi dei ricercatori Unioncamere-Anpal: i giovani potrebbero avere più opportunità solo innalzando sempre più il livello della loro preparazione e arricchendola con ogni possibile esperienza lavorativa.
A Bergamo le assunzioni previste solo a luglio arrivano a poco meno di 8.700, con un picco di richiesta per quasi quattro su dieci dei posti da coprire con operai specializzati o conduttori di impianti e macchine. Fra il 20 e il 29% si dividono i posti manager, tecnici specializzati, esperti nei settori commerciali e nei servizi.
Ma c’è un altro dato che rimbalza con fin troppa evidenza, proprio oggi in cui si vota la versione finale della riforma degli Its, gli istituti tecnici. Per ricoprire le 505mila domande più del doppio, 153mila posti, sono richiesti profili con una preparazione tecnica superiore (Its) o di secondo livello. Ancora: per altri 95mila posti vengono richiesti una formazione o un diploma professionale e, al netto della stagione estiva che ovviamente fa man bassa di figure per la ristorazione, è il meccanico il settore che ancora lamenta il più alto fabbisogno di profili professionali. E anche qui, si torna all’inizio: la difficoltà di reperimento è altissima. Se per i laureati (ai quali sono stati riservati “solo” 65mila posti) è già al 46,2%, per i diplomati Its o con un diploma professionale la difficoltà balza al 55,7%.
Si cerca ma non si trovano i profili di cui si ha bisogno. E a luglio questa difficoltà arriverà, nel complesso e su 505mila assunzioni previste a coinvolgere circa 204mila persone.
Ma quali sono esattamente i lavori e le competenze tecniche che si cercano, ma che “vantano” la mancanza di candidati per i profili ricercati? Il report Unioncamere-Anpal parte da qui, dal saldatore e dal fonditore con una difficoltà nel 65,7%, seguita da quella dei tecnici della gestione dei processi produttivi (65,3%) ma è complicato anche trovare artigiani e operai specializzati nella rifinitura delle costruzioni (60,1%). Più facile reperire personale addetto alla custodia di edifici e beni (17,7% la percentuale di difficoltà) e addetti alla vendita (27%).
Ancora tra i profili più difficili da reperire risaltano anche i tecnici in campo ingegneristico (57,0%), i tecnici della salute (56,4%), i tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (55,6%) e gli specialisti in scienze matematiche, informatiche e scientifiche (54,9%). Tra gli operai specializzati oltre a fonditori e saldatori (65,7%) si trovano difficoltà per gli operai di macchine per lavorazione metalliche e prodotti minerali (63,9%), operai addetti alle rifiniture delle costruzioni (60,1%) e operai di installazione e manutenzione attrezzature elettriche ed elettroniche (59,8%).
Rispetto ai settori industriali, invece, il report fa emerge una frenata, l’andamento delle assunzioni previste è negativo sia rispetto a giugno (-9,7%) sia su luglio 2021 (-5,4%), mentre nel trimestre torna una sostanziale stabilità. L’industria ha programmato a luglio circa 130mila nuove assunzioni (-1.390 assunzioni rispetto giugno, -7mila su luglio 2021) e 349mila nel trimestre luglio-settembre (+12,5mila rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).
Nel settore dei servizi sono circa 375mila i contratti di lavoro che le imprese prevedono di attivare (in flessione di 52mila unità rispetto ad un mese fa) e poco meno di 930mila quelli previsti per il trimestre luglio settembre (-14mila rispetto allo stesso trimestre 2021).
Per i contratti offerti quelli a tempo determinato sono il 58% delle entrate previste, seguiti dai contratti a tempo indeterminato (16%), quelli di somministrazione (10%) e di apprendistato (5%). Le altre tipologie contrattuali riguarderanno il restante 11% delle entrate programmate. Sono circa 204mila le ricerche di personale per cui le imprese dichiarano difficoltà di reperimento, confermando come causa prevalente la mancanza di candidati per i profili ricercati.