Il passo successivo alla mappatura
È il tempo della collaborazione, del confronto e della condivisione. È il momento della tempestività degli interventi e delle misure di contenimento dell’epidemia. L’emergenza sanitaria può essere superata solo con una strategia che poggi saldamente su questi pilastri. Il legame che li tiene insieme deve essere un nuovo livello di innovazione tecnologica nella sanità, nella cura, nella prevenzione.
La rivoluzione digitale sta chiamando e travolgendo anche gli strumenti della sanità. La pandemia in atto è evidente che sta chiedendo attrezzi diversi per essere gestita, perché ogni sua fase è sempre un momento di emergenza. Tempestività ed efficacia sono i componenti della nuova strategia. Occorre però, come l’ha chiamata la Commissione europea, una «cassetta degli attrezzi» adeguata se si vogliono rendere veramente efficaci gli aiuti. Venerdì è stata rilasciata la prima app autorizzata per il tracciamento del contagio, «Immuni», non sarà obbligatoria, ma solo su base volontaria. Serve per la mappatura tramite il data tracing, la tecnologia digitale pensata per “tracciare” chi è stato contagiato e limitarne i contatti e i contagi. Tutto questo in un’ottica strategica di ripresa delle attività.
Ma tempestività e velocità garantite da tecnologie e digitale si stanno rivelando cruciali anche nella gestione di dati e informazioni destinate alla cura, al trattamento medico di chi è stato colpito. Soprattutto in un’ottica di prevenzione. Non è un caso se Europa, stati e regioni hanno lanciato bandi e call per essere «il più possibile tecnologicamente innovativi e veloci» nel trovare nuove soluzioni digitali. Regione Lombardia ha appena chiuso il suo bando e fra i progetti presentati anche l’Europa ha messo sotto la propria lente, e ora al vaglio della call europea con cui ha chiamato a raccolta imprese hi-tech, il progetto digitale della startup bergamasca D/Vision Lab. Collocato nell’emergenza coronavirus, il progetto nato dentro l’incubatore di Bergamo Sviluppo, al Point di Dalmine, è anche il risultato di una contaminazione con un’altra startup del Point, AISent, che ha consentito di mettere in fila competenze sull’intelligenza artificiale, l’abilità di progettisti software e di programmazione e specializzazioni in bioingegneria.
L’attenzione europea è stata attirata dal salto di qualità che il progetto presenta nel raccogliere, trattare e testare i dati raccolti fra i pazienti e la loro modalità di fruizione condivisa. Una fase già in fase di test con l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, in sperimentazione all’Humanitas e con la collaborazione dell’Università di Bergamo.
«La nostra startup si occupa di tecnologie avanzate come rendering real-time, realtà aumentata e machine learning – spiega Simone Manini, 39 anni, co-fondatore con altri due soci di D/Vision Lab, una specializzazione da bioingegnere, poi nell’intelligenza artificiale applicata al medicale al Kilometro Rosso, a Orobics e una stretta collaborazione di ricercatore al Mario Negri a fianco del direttore scientifico Giuseppe Remuzzi -. Ci siamo concentrati su quanto ancora mancava in questa emergenza: la costruzione di un big data di informazioni sui casi da Covid-19, capace di monitorare costantemente la pandemia, di raccogliere le informazioni, di avviare l’analisi dei dati raccolti e di rappresentare con un sistema visuale le informazioni mediche, il presupposto per poter agire con rapidità. Un risultato ottenuto applicando tecniche innovative di intelligenza artificiale basata su sistemi di clustering e visualizzazione in tempo reale. Uscendo dal medicale – sottolinea Manini – ci stiamo rendendo conto di come questa tecnologia possa avere una valenza anche in ambito industriale, nei processi di progettazione e produttivi»..
Co-Founder di D/Vision Lab
Ma è un altro il tassello che fa compiere il vero salto di qualità, la costruzione del cuore del nuovo sistema di analisi digitale. «Non esistono al mondo modelli che prevedono l’integrazione dell’analisi dei dati con la visualizzazione delle informazioni. Oggi i medici hanno a disposizione solo informazioni in due dimensioni – spiega Mattia Ronzoni, 29 anni, bioingegnere e secondo dei tre soci, insieme ad Alessandro Re, 35 anni e specializzato in Intelligenza Artificiale e un dottorato in Informatica -. Con questo sistema l’analisi di immagini in tre dimensioni, le Tac, le radiografie, le risonanze, gli ultrasuoni verrebbero letti in 3D, con situazioni sostanzialmente reali e con una precisione altissima delle zone degli organi colpiti dal virus».
E qui interviene il valore medico-sanitario del progetto: il passaggio finale porta alla creazione di una piattaforma cloud per condividere i dati clinici tra i diversi ospedali e al loro interno fra tutti i medici. L’utente finale della piattaforma è, infatti, il medico coinvolto nel trattamento dei pazienti covid-19. Ma al tempo stesso si trasforma anche in primo attore dell’arricchimento del data base: grazie alla piattaforma il medico potrà caricare una serie di dati strutturati (dati clinici, immagini digitali, file audio), che verranno archiviati in un formato completamente anonimo nel database principale.
Co-Founder di D/Vision Lab
Dopo aver analizzato le informazioni relative al paziente, il sistema restituisce in digitale al medico tutti i casi simili attingendoli dal database, insieme ai dati clinici e ai file digitali allegati. «Così è possibile monitorare la pandemia, la diffusione – spiega Alessandro Re -, ma soprattutto uno scambio strutturato in tempo reale di informazioni aggiuntive sotto forma di immagini, dati e analisi per i medici di tutto il mondo e per un confronto con casi simili. Diagnosi e terapia sarebbero già disponibili. Garantendo la tempestività di intervento».
Le armi tecnologiche per battere l’epidemia
- - L’App per tracciare i pazienti
L’emergenza Covid-19 ha accelerato la messa a punto di strumenti digitali a comnicare da una app, dis, per controllare i malati, rintracciarli, chi hanno incontrato per il contenimento mirato del virus. - - Seguire i flussi delle persone in un luogo
Sapere chi si sposta dal luogo di residenza e poterlo seguirlo per capire dove si dirige rispetto a luoghi in cui sono stati registrate persone contagiate e rappresentare una fotografia sui flussi delle persone. - - L’applicazione per individuare «chi» e «dove»
È stata definita una app per individuare in ogni momento chi sono i cittadini contaminati e dove si trovano localizzando in modo preciso le aree o le zone cittadine a più alto rjschio di contagio in tempo reale. - - Il rischio d contagio e l’allarme sugli spostamenti
Fra le funzioni delle nuove applicazioni installate su device mobili anche la possibilità di monitorare gli spostamenti dei contagiati o in quarantena e far scattare l’allarme quando il loro telefono si muove. - - Il controllo e la mobilità dentro le imprese
In azienda entra il coupon elettronico: uno strumento tecnologico da consegnare ai dipendenti che li autorizza a uscire (con percorso tracciato) e può essere verificato dalle autorità tramite telefono. - - La gestione da smartphone delle uscite dei cittadini
In una situazione di mobilità limitata un’applicazione aiuta a distribuire il flusso sui trasporti pubblici e verso i supermercati attraverso fasce orarie e coordinando le uscite attraverso l’invio di messaggi sms.
Ceo e Co-Founder di D/Vision Lab
talk
Il progetto messo a punto da D/Vision Lab è la risposta più concreta alla domanda di come il settore delle tecnologie digitali oggi possa concretamente scendere in campo per allearsi nella guerra contro l’emergenza Covid-19. Il modello di analisi dei dati e delle informazioni cliniche, raccolte nel mondo sui pazienti in cura, ha proprio questo valore: condividere queste informazioni per contrastare in tempo reale la diffusione del virus. Ma questa tecnologia, che abbiamo spiegato nell’articolo sopra con il contributo di Simone Manini, Ceo e Co-Founder di D/Vision Lab, ha una valenza innovativa anche nei processi industriali. Lo spiega lo stesso Manini in questa breve intervista.