Social network e comunicazione: le nuove frontiere per attrarre talenti
Se si vuole eccellere nel proprio settore (e non solo), nel mercato del lavoro di oggi la capacità delle aziende di attrarre talenti è ormai diventata irrinunciabile per le strategie comunicative di un’organizzazione. Si parla tanto di giovani e del fatto che non si trovano, ma molto spesso si sottovaluta l’importanza di incontrarli, di conoscerli e di provare a strutturare un’offerta lavorativa che corrisponda alle loro esigenze e alla loro visione del mondo del lavoro.
Si tende a pensare, ancora troppo spesso, che siano i giovani, in fondo, a doversi adattare allo status quo e non l’azienda a dover fare il primo passo. In poche parole, si rinuncia ad innovare. Attrarre i giovani significa esporsi nei loro confronti, provando a costruire la propria immagine aziendale come il punto di riferimento ideale per il futuro lavorativo delle nuove generazioni.
I giovani sono frenetici, sono in continua esplorazione e non hanno intenzione di fermarsi. Non a caso Millennial e Gen Z cambiano lavoro molto più frequentemente nel corso della propria vita professionale, più di tutte le altre classi di età. Un recente report dell’Ocse ha quantificato la media della durata di un giovane under 30 nella stessa azienda in circa due anni.
Su questa linea un’indagine italiana ha rilevato come il tema dell’età rappresenti la variabile più significativa nella misurazione dei cambiamenti di occupazione negli ultimi anni: nella fascia 18-29 anni i giovani che hanno cambiato lavoro tra il 2018 e il 2021 sono il 45%, contro il 14,5% di coloro tra 30-49 anni e il 3,7% di coloro con 50 anni e oltre. Un quadro piuttosto significativo relativo al fatto che più si è giovani più si ha l’ambizione a cambiare e a fare nuove esperienze.
Indossiamo l’abito giusto e parliamo lo stesso linguaggio
Proprio perché i giovani cambiano lavoro così spesso è importante conoscere le loro preferenze ed aumentare la visibilità della propria azienda con l’obiettivo di diventare la prima scelta di chi cambia o di chi sta per inserirsi nel mercato. Vien da sé che per farsi notare, occorre innanzitutto frequentare i luoghi in cui giovani sono, indossare l’abito giusto e parlare il loro linguaggio.
Non c’è dubbio che il primo modo per interagire con le new generations sia quello di essere presenti efficacemente sui social network. Basta dare un occhio ai numeri. Su Instagram secondo i dati il 51,1% degli utenti ha meno di 34 anni. Si tratta quindi di un bacino importante che è bene presidiare ed è bene conoscere in termini di preferenze dei contenuti e dei trend.
Ma i social network per i giovani non sono soltanto un mezzo di svago, stanno sempre più diventando un canale di connessione con il mondo del lavoro anche per la ricerca di un’occupazione. Ai giovani piace informarsi e sbirciare su cosa succede all’interno delle aziende e dei luoghi di lavoro, vedere chi c’è, cosa si fa e che cosa verrebbe offerto loro qualora valutassero di candidarsi per una posizione.
Secondo il World Economic Forum, oltre il 50% dei “job seekers” cerca informazioni sull’azienda nei social media e considera i post dei dipendenti più credibili di quelli degli amministratori delegati quando si tratta di parlare di aspetti legati alla vita lavorativa in quell’azienda.
Ecco la distribuzione degli utilizzatori di Instagram in Italia a dicembre 2022 per gruppi di età
Vedi il file originale su Statista
Le nuove vetrine delle aziende sono online
I biglietti da visita sono ormai obsoleti, i social sono le nuove vetrine delle aziende. Non a caso secondo alcuni dati il 68% dei Millennial (nati tra il 1980-2000), contro il 48% dei Boomer (nati tra il 1946-1964), dichiara di visitare i profili social di un datore di lavoro per valutarne il livello e la possibile connessione con i propri valori e i propri interessi.
Addirittura, negli ultimi tempi stanno spopolando applicazioni e siti web, come Fishbowl, in cui le persone possono lasciare recensioni sulla propria esperienza di lavoro e sul clima che si respira in azienda, così da avvertire su eventuali brutte esperienze o, al contrario, raccontare di casi virtuosi.
Da un punto di vista operativo occorre quindi strutturare una strategia di employer branding che permetta all’azienda di eccellere nella comunicazione della propria identità, dei propri valori e delle opportunità professionali che offre. Come messo in evidenza dagli esperti, il Covid-19 ha fatto sì che questo tipo di azioni a livello comunicativo legate alla cura della propria immagine digitale diventassero fondamentali per evitare di uscire dai radar delle persone che non potevano far altro che riversarsi in massa nel mondo virtuale.
Curare la propria reputazione online non è più un optional. Se è vero che nell’era dei social media e del web è tutto incredibilmente più accessibile, è vero anche che ogni azienda e ogni realtà è maggiormente esposta al giudizio delle persone e alla possibilità di queste di accedere costantemente ad informazioni a riguardo.
Tra i temi più caldi per i giovani ci sono quelli della diversità e inclusione, della responsabilità sociale d’impresa e dell’ambiente che devono certamente ricoprire uno spazio di primo piano all’interno delle strategie comunicative dell’impresa. Tutti elementi che confermano come le nuove modalità con cui le giovani generazioni si avvicinano al mondo del lavoro sono una vera e propria rivoluzione che vede ribaltarsi il rapporto tra lavoratore e datore di lavoro, dove oggi è spesso il primo ad avere il coltello dalla parte del manico.
Come ovvio che sia, non sempre queste materie rappresentano il core business di un’organizzazione. Tuttavia, evitare di condividere regolarmente qualche post social su quanto viene fatto in azienda per promuovere questi contenuti potrebbe influire sulla scelta o meno di un valido candidato di mandare il proprio CV. Non è un caso che il 92% delle persone prenderebbe in considerazione l’idea di cambiare lavoro se gli venisse offerto un ruolo in un’azienda con un’eccellente reputazione aziendale.
Per massimizzare l’impatto di queste azioni occorre quindi comunicarle all’esterno, dando la possibilità al giovane di sbirciare e di prendere consapevolezza di quali sono gli elementi caratteristici della cultura aziendale di una determinata azienda. Anche per la comunicazione occorre quindi fare delle scelte cercando di adattarla e plasmarla in coerenza con le preferenze del target di riferimento.
Ciò significa in primo luogo utilizzare i canali social corretti nel modo corretto. Instagram e Tik Tok sono indubbiamente dedicati allo svago e alla possibilità di raccontare la vita e i volti delle persone che vivono l’azienda. LinkedIn è certamente più “professionale” ma non per questo deve diventare un profilo eccessivamente serioso. Ogni tanto viene anche apprezzata la possibilità di condividere momenti dedicati alla azienda e ai suoi collaboratori.
Opportunità in mostra
Occorre però ricordare che i social non sono un canale utile soltanto per raccontare che cosa accade all’interno dell’azienda in termini di svago ma anche per mettere in mostra le opportunità che l’organizzazione offre ai propri collaboratori.
Si tratta della cosiddetta employee value proposition, ossia l’insieme dei benefici che un dipendente riceve in cambio delle competenze, delle capacità e dell’esperienza che apporta all’azienda (retribuzione, formazione, welfare, ecc.).
«I giovani passano parecchio tempo sui social. Ma molto di questo tempo viene speso anche per informarsi su ciò che li circonda a livello lavorativo. Proprio per questo diventa sempre più essenziale per le aziende curare la propria immagine. Il mondo è cambiato. Oggi non è solo l’azienda a scegliere il candidato, ma anche il giovane a selezionare accuratamente il posto di lavoro in cui investire tempo ed energie» – afferma Irene Calderoli, giovane studentessa e componente di SpoilerBox, un progetto per l’orientamento dei giovani nel mondo de lavoro.
Offrire una buona esperienza di lavoro con percorsi formativi, feedback calendarizzati, flessibilità e welfare senza comunicarlo all’esterno non permette di sfruttare al massimo il potenziale dell’azienda, rimanendo nell’ombra e lasciando campo aperto ai competitor. Tuttavia, è fondamentale che ciò che si comunica corrisponda a realtà dei fatti dell’organizzazione, per evitare che vengano a crearsi ambizioni che poi non sono rispettate causando quindi demotivazione e l’aumento delle possibilità di turnover.
L’importanza di incontrare i giovani dal vivo
Se è vero che le aziende per incontrare i giovani devono curare la propria comunicazione digitale, è anche vero che occorre vedersi dal vivo per conoscersi meglio e per capire davvero cosa cercano le nuove generazioni nel mondo del lavoro.
Gli spazi di dialogo e confronto però molto spesso mancano, facendo sì che il mondo dei giovani e quello del lavoro, con le rispettive grammatiche e punti di vista, rimangano su due piani fondamentalmente distinti. Per questo è importante alimentare le connessioni tra territorio, scuola-università e aziende.
«Urge costruire degli spazi di orientamento sussidiario in cui deve essere messo al centro l’avvicinamento e la conoscenza tra il mondo dei giovani e il mondo del lavoro. Altrimenti come fanno a capirsi?» – incalza Lucio Zanca, fondatore di SpoilerBox. U
n obiettivo non più rimandabile che implica uno sforzo condiviso da parte di tutti i soggetti coinvolti. Per far sì che ciò accada bisogna individuare momenti online e offline, in cui giovani e aziende possano essere liberi di incontrarsi e di conoscersi. Eventi scolastici e aziendali, alternanza scuola-lavoro (oggi Pcto) e altri percorsi di orientamento rappresentano senz’altro un’opportunità per le nuove generazioni di iniziare a definire quale potrebbe essere il proprio futuro professionale, oltre che a conoscere le aziende, i professionisti e le loro attività.
È così che se da una parte i giovani devono giocare d’anticipo nella costruzione del proprio percorso professionale, iniziando fin da subito a mettere a fuoco quali possono essere i propri interessi e le proprie inclinazioni, anche le aziende non possono esimersi dall’andare a scovare i giovani talenti fin da quando stanno frequentando il percorso di studi.
fondatore di SpoilerBox
talk
Quali sono gli ingredienti dell’attrattività di un’azienda?
Non esiste un solo ingrediente. Un’azienda con un profilo social molto curato che non offre formazione o non è in grado di selezionare e valorizzare il potenziale di un giovane non può dirsi attrattiva, anche se magari il dresscode è a posto. Al giovane basterebbe varcare l’ingresso per scoprire che le belle foto di Instagram non corrispondono alla realtà. Ricordiamo che i giovani in media cambiano lavoro ogni 2 anni circa. Sono svelti a capire, molto più di noi.Come funziona in breve Delta Index?
Il nostro obiettivo è aiutare le aziende a diventare attrattive per i giovani, aiutandole a curare tutti gli aspetti. Il primo passo è quello di renderle consapevoli del fatto che avere a che fare con giovani è diverso dal relazionarsi con lavoratori senior. Il cambiamento qui è culturale, non solo organizzativo. Per questo crediamo che alle aziende serva qualcuno che le accompagni in un processo di riconversione, per renderle davvero “a prova di giovane”. Il modo migliore per iniziare è fare un assesment gratuito del Delta Index per mettere a fuoco il proprio punto di partenza. Da lì il viaggio può iniziare.Ecco cosa e dove i giovani cercano
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