Prova generale superatta in pieno per Juice, la missione europea diretta alle lune di Giove che sotto la superficie ghiacciata nascondono enormi oceani, probabilmente capaci di ospitare forme di vita. Nella base europea di Kourou (Guyana francese) si concluso con successo il test che ha verificato tutti i sistemi coinvolti al momento del lancio, previsto alle 14,15 del 13 aprile. Il lanciatore è un Ariane 5, il più grande in servizio per l'Agenzia Spaziale Europea (Esa), che si prepara ad andare in pensione per essere sostituito dall'Ariane 6. "Ci sarà una sola opportunità di lancio al giorno, della durata di un secondo", ha detto Alessandro Atzei, ingegnere di Sistema degli strumenti dell'Esa e, nel caso in cui fosse necessario, ci sarà tempo per lanciare fino al 30 aprile.
Europa, Ganimede e Callisto sono le tre lune alle quali è diretta la missione Juice (Jupiter Icy Moons Explorerer) e "ognuna di esse nasconde sotto la superficie ghiacciata più acqua liquida di quanta ne contengano tutti gli oceani della Terra", ha detto ancora Atzei. "Non andremo a lì per trovare la vita, ma per trovare le condizioni che la rendono possibile", ha detto ancora. Si cercherà di ottenere una mappa degli oceani per "capire quanto siano profondi e per studiare la composizione del fondale". Aiuteranno in questo i dieci strumenti a bordo del veicolo, racchiusi in un involucro di piombo per proteggerli dalle radiazioni di Giove, come in uno scrigno. Di questi, tre sono nati in Italia, grazie al finanziamento dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Sono il radar Rime, capace di penetrare attraverso la superficie ghiacciata, la camera Janus che in un solo scatto può acquisire oltre mille immagini, e lo strumento 3Gm rilevare le minime anomalie gravitazionali. Alla loro realizzazione hanno contribuito l'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e le università Sapienza, Roma Tre, quella di Trento e Parthenope di Napoli. Importante anche la partecipazione dell'industria italiana, con Leonardo e Thales Alenia Space (Thales-Leonardo).
C'è poi lo spettrometro Majis frutto di un accordo fra Asi e agenzia spaziale francese (Cnes).
Sono italiani, costruiti nello stabilimento di Leonardo a Nerviano (Milano), anche i pannelli solari da record della sonda: con una superficie di 85 metri quadrati, sono i più grandi che abbiano mai volato nello spazio e che, considerando la grande distanza dal Sole, alimenteranno tutti gli strumenti producendo complessivamente 800 Watt : "una quantità di energia pari a quella che fa funzionare un forno a microonde e che, però, dà un'idea di quanto tutti gli strumenti di bordo siano estremamente efficienti", ha osservato Atzei.
Mentre sorvolerà le lune di Giove, Juice analizzerà con i suoi strumenti anche il campo magnetico del pianeta gigante e il modo in cui interagisce con le sue lune. "Potremmo considerare Giove un Sole mancato: con le sue lune, è una sorta di sistema planetario in miniatura: una specie di laboratorio - ha concluso Atzei - che permetterà di saperne di più sui pianeti esterni al Sistema Solare".
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