Sironi, tutela orsi e sicurezza possono andare di pari passo

(ANSA) - ROMA, 17 OTT - "Gli orsi fanno gli orsi perché agiscono di istinto, siamo noi umani a dover prendere le misure necessarie per conviverci in sicurezza. Se si sono creati i presupposti per il verificarsi di situazioni di pericolo, con episodi, le cui dinamiche sono tuttora da accertare nel dettaglio, è solo per via di una pluridecennale inerzia amministrativa che non ha attuato da subito le prescrizioni necessarie a sostenere la coesistenza e a prevenire i conflitti, quali la creazione di corridoi faunistici per consentire l'ampliamento degli areali a disposizione, la piantumazione di alberi da frutto nelle zone lontane dall' abitato o la fornitura immediata di bidoni anti orso per la raccolta dei rifiuti organici, oltre a un'adeguata informazione ed educazione". Lo ha detto nell'Aula di Palazzo Madama la senatrice del M5S Elena Sironi durante il question time con il ministro dell'Ambiente Pichetto Fratin.
"Attualmente - ha aggiunto - non si stanno disincentivando i comportamenti umani scorretti, come il posizionamento di esche avvelenate, bracconaggio, inseguimenti in auto e selfie con l' orso. Sono stata al centro di recupero della fauna alpina di Casteller, dove sono rinchiusi i due orsi 'JJ4' e 'M49' e ho verificato la non idoneità del luogo: spazi troppo stretti, stimoli naturali assenti, condizioni punitive e penalizzanti ben lontano dall'avere una valenza riabilitativa". "Né può essere una soluzione trasferire gli orsi in 'parchi zoo' che procurerebbero agli animali selvatici enormi sofferenze. E allora perché non finanziare progetti che vadano nella direzione di sostenere la coesistenza e di prevenire i conflitti? Perché il governo non mette a disposizione fondi per creare o ripristinare corridoi faunistici in aree lontane dall'abitato? Nella riforma del Codice della strada ho proposto un emendamento su questo, ma pare non ci siano fondi. Eppure - ha proseguito - sarebbe un investimento contenuto che garantirebbe più sicurezza ai cittadini. Occorrerebbe un tavolo tecnico, coinvolgendo enti locali, associazioni ambientaliste e tutte le categorie coinvolte, per trovare punti di caduta comuni e attivarsi con ciò che è veramente necessario e utile, piuttosto che fare chiacchiere lasciando spazio alla giustizia 'fai da te' con il bracconaggio selvaggio e le esche avvelenate". (ANSA).

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