Sindrome di Down, un gene dietro alle malformazioni del cuore

Individuato un gene responsabile delle malformazioni del cuore nella sindrome di Down: regolandone l'iperattivita' e' stato ottenuto un parziale miglioramento dei difetti cardiaci nei topi. Il risultato, che getta le basi per lo sviluppo di nuove terapie, si deve ai ricercatori del Francis Crick Institute e dell'University College di Londra, che pubblicano il loro studio sulla rivista Science Translational Medicine. La sindrome di Down e' causata da una copia in eccesso del cromosoma 21 e colpisce in media un neonato su 800.

Nella meta' dei casi circa sono presenti malformazioni cardiache che possono richiedere anche una correzione chirurgica e un monitoraggio costante per tutta la vita. Per capire quali geni potessero essere coinvolti tra i 230 presenti sul cromosoma 21, i ricercatori hanno messo a confronto cuori di embrioni umani e di topo con sindrome di Down. Attraverso la mappatura genetica sono riusciti a individuare un gene umano, chiamato Dyrk1a, che causa difetti cardiaci quando presente in triplice copia nel topo. Questo gene era gia' stato associato a problemi cognitivi e anomalie del volto caratteristici della sindrome, ma il suo coinvolgimento nello sviluppo del cuore non era ancora noto. I risultati dello studio dimostrano che la copia extra del gene Dyrk1a interferisce con la divisione delle cellule e il funzionamento delle loro centraline energetiche, i mitocondri, alterando la normale separazione delle quattro camere del cuore.

Si e' anche scoperto che la terza copia del gene Dyrk1a e' necessaria ma non sufficiente da sola a determinare i difetti cardiaci: per questo motivo i ricercatori stanno continuando a indagare per capire quali sono gli altri geni coinvolti. Intanto hanno dimostrato sui topi che l'uso di un inibitore diretto contro Dyrk1a, somministrato durante la gravidanza, permette di ridurre la gravita' delle malformazioni dei cuccioli. Un risultato che lascia intravedere la possibilita' di sviluppare nuove terapie per gli umani, anche se le difficolta' non mancano. "Negli esseri umani il cuore si forma nelle prime otto settimane di gravidanza, prima che il nascituro possa essere sottoposto a screening per la sindrome di Down, quindi sarebbe troppo presto per il trattamento", sottolineano i ricercatori. "La speranza e' che un inibitore di Dyrk1a possa avere effetto sul cuore anche piu' avanti nella gravidanza, o meglio ancora dopo la nascita. Queste sono le possibilita' che stiamo attualmente esaminando".

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