Scienza e Tecnologia
Venerdì 24 Febbraio 2023
Scoperto un pianeta impossibile, è troppo grande per la sua stella
Un pianeta ‘impossibile’, troppo grande rispetto alla sua stella, sta mettendo in discussione le attuali teorie sulla formazione dei giganti gassosi: di dimensioni simili a Giove, è stato individuato per la prima volta dal telescopio spaziale Tess della Nasa e la sua scoperta è stata poi confermata da diversi osservatori a terra, in uno studio guidato dall’americana Carnegie Institution e pubblicato sulla rivista The Astronomical Journal. La coppia, formata dalla nana rossa TOI-5205 e dal suo pianeta TOI-5205b, è davvero male assortita ma costituisce un perfetto soggetto per osservazioni più approfondite da parte del telescopio spaziale James Webb, delle agenzie spaziali di Stati Uniti (Nasa), Europa (Esa) e Canada (Csa), che potrebbe offrire indizi sul mistero della sua formazione.
Le nane rosse, più piccole e fredde del nostro Sole, sono le stelle più comuni della Via Lattea. Sebbene ospitino, in media, un numero maggiore di pianeti rispetto ad altri tipi di stelle più massicci, le modalità con cui si formano le rendono candidate molto improbabili per ospitare pianeti gassosi giganti. “TOI-5205 è solo quattro volte più grande di Giove – commenta Shubham Kanodia che ha guidato lo studio – eppure in qualche modo è riuscita a formare un pianeta delle dimensioni di Giove, è davvero sorprendente”.
I pianeti nascono nel disco di gas e polvere che circonda le giovani stelle. La teoria sulla formazione dei pianeti gassosi richiede che circa dieci masse terrestri di materiale roccioso si accumulino a formare il nucleo, attorno al quale si addensano poi grandi quantità di gas. In questo processo, però, il tempismo è fondamentale. “All’inizio, se non c’è abbastanza materiale roccioso intorno alla stella, il pianeta non si formerà”, spiega Kanodia. “E lo stesso accade se, nella fase finale, il disco evapora troppo presto. Eppure, TOI-5205b è riuscito a nascere nonostante queste limitazioni: se ci basiamo sulle conoscenze attuali – aggiunge il ricercatore – questo pianeta non dovrebbe esistere”.
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