Scoperto il lato oscuro del tumore all’intestino

Scoperto il ‘lato oscuro’ del tumore all’intestino: non è nelle mutazioni genetiche, ma in quelle cosiddette ‘epigenetiche’, che influiscono sul modo in cui vengono espressi i geni senza modificarli. Lo affermano due studi internazionali che parlano anche italiano pubblicati sulla rivista Nature, guidati dal Centro di Biologia Computazionale dello Human Technopole di Milano insieme all’Istituto per la Ricerca sul Cancro (Icr) di Londra. Le due ricerche rivelano i meccanismi chiave di insorgenza e sviluppo dei tumori, aprendo la strada all’individuazione di nuovi bersagli terapeutici contro il cancro al colon-retto, che rappresenta oggi il terzo tumore più frequente al mondo e la seconda causa di morte per cancro in Europa.
“Abbiamo scoperto che le mutazioni genetiche di per sé non sono sufficienti a spiegare i meccanismi di insorgenza del tumore al colon-retto”, dice Andrea Sottoriva di Human Technopole, coordinatore degli studi insieme a Trevor Graham dell’Icr. “Si tratta di risultati significativi che potrebbero aprire la strada all’individuazione di nuovi target farmacologi – aggiunge Sottoriva – e al miglioramento dell’efficacia dei trattamenti attualmente esistenti per questo tipo di patologia”.
I ricercatori, guidati da Timon Heide e Jacob Househam dell’Icr, hanno dimostrato il ruolo fondamentale svolto dalle mutazioni che alterano il modo in cui è impacchettata la cromatina, quell’aggregato di Dna e proteine che forma il nucleo delle cellule: la sua forma, infatti, determina quanto sono accessibili i geni e, di conseguenza, il fatto che siano nascosti o esposti a quelle molecole che li attivano. I ricercatori, inoltre, hanno mappato per la prima volta la grande variabilità del cancro al colon-retto, che presenta molte differenze sia all’interno del tumore stesso (tra cellula e cellula), sia nel modo in cui si manifesta in pazienti diversi: un fattore che sarà fondamentale nello sviluppo di nuove terapie.

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