Sali minerali e composti organici sulla luna più grande di Giove

Tracce di sali minerali e composti organici sono state trovate su Ganimede, la luna più grande di Giove e di tutto il Sistema solare , grazie allo strumento italiano Jiram installato a bordo della sonda Juno della Nasa, in orbita intorno al pianeta dal luglio 2016 . La scoperta è pubblicata sulla rivista Nature Astronomy da un team guidato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e suggerisce che anche Ganimede in passato potrebbe essere stato abitabile.

"Questo tipo di analisi non era possibile con precedenti dati infrarossi telerilevati dalla missione spaziale Galileo, dal telescopio spaziale Hubble e dal Very Large Telescope", osserva Federico Tosi, primo autore dell’articolo e ricercatore la sede di Roma dell'Istituto Nazionale di Astrofisica, sottolineando il prezioso contributo di Jiram (Jovian InfraRed Auroral Mapper). Lo spettrometro, finanziato e supportato dall’Agenzia Spaziale Italiana, è stato realizzato da Finmeccanica (oggi Leonardo) ed è guidato scientificamente dall’Inaf di Roma. I suoi datinell' infrarosso presentano la migliore risoluzione spaziale mai ottenuta finora, ovvero meno di un chilometro per pixel.

Le immagini e gli spettri infrarossi della superficie di Ganimede sono stati ottenuti il 7 giugno 2021, subito dopo il sorvolo ravvicinato che ha portato la sonda Juno a una distanza minima di 1.046 chilometri. I dati raccolti hanno permesso di identificare tracce di sali cloruri e potenzialmente sali carbonati, incluse varianti ammoniate, oltre a composti organici come aldeidi alifatiche. Queste sarebbero le testimonianze di un esteso scambio tra acqua liquida e mantello roccioso avvenuto fino a un certo punto della storia della luna ghiacciata di Giove.

Il liquido contenuto nel sottosuolo di Ganimede potrebbe essere occasionalmente emerso fino alla superficie, lasciando tracce della sua composizione chimica. Tuttavia, la combinazione di processi endogeni (imputabili alla composizione del liquido sotterraneo) e quelli esogeni (dovuti invece ad alterazione spaziale) complica lo studio della composizione superficiale: dato che Ganimede ha una crosta ghiacciata spessa, la composizione superficiale oggi osservata non è necessariamente rappresentativa della composizione interna e profonda. Nuove indicazioni potrebbero arrivare grazie alle misure della sonda Juice dell’Agenzia Spaziale Europea lanciata lo scorso 14 aprile.

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