Risvegliato 200 anni fa il buco nero al centro della Via Lattea

Il gigantesco buco nero Sagittarius A* che si trova al centro della nostra galassia, la Via Lattea, si è risvegliato due secoli fa dopo un lungo periodo di quiete. L'eco di quell'evento è stata catturata adesso, grazie alla ricerca guidata dalla Francia, con Frédéric Marin, dell'Osservatorio astronomico di Strasburgo, e alla quale l'Italia ha collaborato con Agenzia Spaziale Italiana, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e Istituto Nazionale di Astrofisica. Il risultato è pubblicato sulla rivista Nature e si basa sui dati del telescopio spaziale a raggi X Ixpe, realizzato Nasa e Asi.

Distante 25.000 anni luce dalla Terra , il buco nero al centro della nostra galassia ha una massa milioni di volte quella del Sole, ma risulta stranamente meno luminoso dei buchi neri al centro di altre galassie finora osservati. Poichè si ritiene che la luminosità dei buchi neri sia direttamente connessa alla loro attività, ossia alla materia assorbita in quel momento, Sagittarius A* vivrebbe oggi in una fase di 'dieta'. Ma analizzando in dettaglio le emissioni di raggi X delle tante nebulose di polveri che si trovano nelle sue vicinanze, in particolare il loro orientamento (polarizzazione) è stato possibile ricostruire il recente passato.

"L'angolo di polarizzazione agisce come una bussola, indicandoci la misteriosa sorgente dell'illuminazione scomparsa da tempo. E cosa c'è in quella direzione? Nient'altro che Sagittarius A*", ha detto Riccardo Ferrazzoli, astrofisico dell'Inaf di Roma. Secondo i ricercatori la luminosità delle nubi conserva una sorta di eco della recente attività, ossia delle radiazioni emesse durante l'assorbimento di materia da parte del grande buco nero: è la restimonianza di un pasto avvenuto circa 200 anni fa e di cui si colgono ancora le tracce.

"Le osservazioni di Sagittarius A* sono state tra le più esigenti, in termini di tempo richiesto, nel primo anno di vita operativa di Ixpe", ha detto Imma Donnarumma, responsabile scientifico di Asi per Ixpe.

"Questo - ha aggiunto - al fine di ottenere dati sufficientemente accurati per misurare la polarizzazione dei raggi X nella regione del centro galattico per far luce sul mistero legato all'attività pregressa del buco nero". Il prossimo obiettivo sarà ripetere l'osservazione e ridurre le incertezze della misurazione perché nuovi dati potrebbero migliorare la stima dell'origine temporale e dell'intensità del bagliore originale al suo apice e aiutare a determinare la struttura 3D delle gigantesche nubi molecolari che circondano il buco nero al momento quiescente.

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