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Giovedì 14 Novembre 2024
Resti di uri in Mesopotamia, i più antichi antenati del bue
Scoperti i più antichi antenati del bue domestico, l' uro (Bos primigenius). Sono stati trovati nella valle dell'Indo e in Mesopotamia e risalgono a 10mila anni fa . La ricerca, condotta dal Trinity College di Dublino e dall'Università di Copenaghen, ha coinvolto il paleontologo dell'Università di Pisa Luca Pandolfi ed è stata pubblicata sulla rivista Nature. Pandolfi, paleontologo del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa, studia l'evoluzione e l'estinzione dei grandi mammiferi continentali anche in relazione ai cambiamenti climatici.
Gli uri addomesticati erano animali abbastanza simili a quelli selvatici , ma un po' più piccoli , con corna meno sviluppate a indicare una maggiore mansuetudine. Giulio Cesare nel De Bello Gallico (6-28) descrive infatti l'uro selvatico come un animale di dimensioni di poco inferiori all'elefante, veloce e di natura particolarmente aggressiva.
Dai resti fossili emerge che gli uri selvatici potevano raggiungere un' altezza di poco meno di due metri, una tonnellata di peso e avere corna lunghe più di un metro . La loro presenza ha dominato le faune dell'Eurasia e del Nord Africa a partire da circa 650.000 anni fa, per poi subire un forte declino dalla fine del Pleistocene, circa 11.000 anni fa , fino alla sua estinzione in età moderna. L'ultimo esemplare di cui si ha notizia fu abbattuto in Polonia nel 1627 .
" Lo studio su Nature ha analizzato per la prima volta questa specie per comprenderne la storia evolutiva e genetica attraverso resti fossili rinvenuti in diversi di siti in Eurasia, Italia inclusa, e Nord Africa!, osserva Pandolfi. Dai reperti, che includono scheletri completi e crani ben conservati, sono stati estratti campioni di Dna antico. La loro analisi ha permesso di individuare quattro popolazioni ancestrali distinte che hanno risposto in modo diverso ai cambiamenti climatici e all'interazione con l'uomo . Gli uri europei, in particolare, subirono una diminuzione drastica sia in termini di popolazione che di diversità genetica durante l'ultima era glaciale, circa 20.000 anni fa . La diminuzione delle temperature ridusse infatti il loro habitat spingendoli verso la Penisola Italiana e quella Iberica da cui successivamente ricolonizzarono l'intera Europa".
"Nel Quaternario, epoca che va da 2 milioni e mezzo di anni fa sino ad oggi, l'uro è stato protagonista degli ecosistemi, contraendo ed espandendo il proprio habitat in relazione alle vicissitudine climatiche che hanno caratterizzato questo periodo - conclude Pandolfi - Le ossa di questi maestosi animali raccontano ai paleontologi la storia del successo, adattamento e declino, di una specie di cui noi stessi abbiamo concorso all'estinzione".
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