Scienza e Tecnologia
Martedì 29 Novembre 2022
Prima luce per l’occhio italiano a infrarossi del telescopio Eris
Ha ricevuto la prima luce l’occhio tutto italiano a infrarossi di Eris, uno strumento di nuova generazione installato al Very Large Telescope (Vlt) dello European Southern Observatory (Eso), in Cile. Eris permetterà di osservare il Sistema Solare, gli esopianeti e le galassie lontane con un dettaglio senza precedenti, grazie anche ad uno strumento completamente a firma italiana progettato e realizzato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), che partecipa al consorzio internazionale di Eris insieme a Istituto tedesco Max Planck (alla guida del progetto), Centro tecnologico di astronomia del Regno Unito a Edimburgo, Politecnico federale di Zurigo, Scuola di ricerca olandese per l'astronomia (Nova) ed Eso.
Le prime osservazioni di prova del telescopio si sono concluse con successo e durante uno dei test è stato anche possibile rilevare, con una risoluzione senza precedenti, l'anello interno della galassia NGC 1097, situata a 45 milioni di anni luce dalla Terra. Lo strumento italiano, in particolare, utilizza sensori ad alta risoluzione e alta velocità per analizzare gli effetti di disturbo introdotti dall'atmosfera terrestre in tempo reale, inviando poi i dati fino a mille volte al secondo.
“Il sistema che abbiamo sviluppato per Eris rende lo strumento estremamente versatile, fornendo la risoluzione necessaria per tipologie di osservazioni diversificate: dallo studio di pianeti intorno a stelle vicine della nostra galassia, fino a osservazioni dettagliate di galassie così lontane e deboli da richiedere di generare una stella artificiale con un laser proiettato da terra”, spiega Armando Riccardi dell’Inaf di Firenze, responsabile della realizzazione tecnica. “Questa versatilità permetterà di andare oltre gli obiettivi prefissati per Eris – aggiunge Ricciardi – fornendo un grimaldello alla capacità degli astronomi di esplorare nuove frontiere, per aprire porte su una più profonda conoscenza del cosmo”.
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