Ricostruita la storia genetica della culla della civiltà occidentale. La ricerca, che conquista la copertina della rivista Science, si basa sull'analisi del Dna antico di 777 individui vissuti nella regione compresa fra l'Europa sudorientale e l'Asia occidentale dal Neolitico (10.000 a.C. circa) al periodo ottomano (intorno al 1.700 d.C.). I risultati, pubblicati in tre studi da un team internazionale guidato da Iosif Lazaridis dell'Università di Harvard, forniscono un resoconto delle complesse migrazioni e delle interazioni tra le popolazioni che hanno plasmato la regione per migliaia di anni, fornendo un quadro più preciso delle prime culture indoeuropee.
Il primo studio, focalizzato sull'Età del Rame e quella del Bronzo (5.000-1.000 a.C.), rivela ampi scambi genetici tra le popolazioni delle steppe eurasiatiche e quelle della regione che collega l'Europa all'Asia occidentale attraverso l'Anatolia, fornendo così nuovi dati sull'origine dei pastori nomadi Yamnaya e delle lingue indo-europee.
Il secondo studio analizza il primo campione di Dna antico risalente al Neolitico preceramico della Mesopotamia, ritrovato in quello che è stato l'epicentro della rivoluzione del Neolitico nella regione. I risultati dimostrano che la transizione dal periodo preceramico a quello ceramico in Anatolia è associata a due distinte ondate migratorie dal 'cuore' della Mezzaluna fertile.
Il terzo studio si concentra infine sull'analisi del Dna risalente all'età antica e al periodo medievale, chiarendo le origini geografiche e gli aspetti demografici di popolazioni come quelle dei micenei e dei romani.
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