Nei timer delle cellule la chiave contro il 15% dei tumori intrattabili

I telomeri, ossia le strutture che proteggono le estremità dei cromosomi e funzionano come timer che scadiscono l'invecchiamento cellulare, diventano il bersaglio di una potenziale terapia contro circa il 15% dei tumori attualmente intrattabili, come il glioblastoma e l'osteosarcoma. Lo indica lo studio guidato da Fabrizio d’Adda di Fagagna, dell’Istituto Fondazione di Oncologia Molecolare e del Consiglio Nazionale delle Ricerche, e pubblicato sulla rivista Nature Communication

“Le cellule tumorali sono di fatto immortali e per non invecchiare usano due diverse strategie, la gran parte di esse è in grado esprimere una proteina detta telomerasi che rigenera i telomeri, le terminazioni dei cromosomi che permettono loro di replicarsi indefinitivamente”, ha detto all’ANSA d’Adda di Fagagna, il cui lavoro è stato possibile anche grazie al support dell’associazione italiana per la ricerca sul cancro Airc e del Consiglio Europeo della Ricerca.

Una percentuale più piccola di tumori, una tipologia spesso molto resistente ai trattamenti tra cui gli osteosarcomi e i glioblastomi, usa invece una soluzione differente ossia rimescola tratti di telomeri tra di loro per mantenerli in base alle necessità e per questo detti Alt, acronimo inglese di Allungamento Alternativo dei telomeri.

“Lo fanno in una maniera dipendente da una specifica sequenza di Rna, la nostra idea è stata dunque quella di inibire questo Rna facendolo legare a una molecola complementare”, ha aggiunto d’Adda di Fagagna. Testando queste nuove molecole, dette oligonucletidi antisenso, in vitro su cellule umane e in vivo su alcuni pesci, i ricercatori hanno verificato che le nuove molecole non solo bloccano il meccanismo di ‘riparazione’ dei telomeri ma inducono le cellule tumorali al suicidio, la cosiddetta apoptosi.

“Il prossimo obiettivo – ha aggiunto il ricercatore Ifom – sarà a breve quello di sperimentare il trattamento su modelli murini. Parallelamente sta nascendo uno spin off che punterà a validare questo approccio confidando che si possa arrivare presto, tra qualche anno, alla sperimentazione clinica sull’uomo”.

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