==Melillo, mercato clandestino dati inquina imprese e politica

(ANSA) - ROMA, 08 OTT - "La raccolta abusiva, la manipolazione, il commercio e l'uso strumentale delle informazioni riservate custodite negli archivi digitali, sono da tempo divenuti arnesi tanto delle tradizionali organizzazioni criminose quanto delle forme selvagge della competizione propria dei mercati d'impresa e della politica". Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo, intervistato dal Corriere della Sera.
"Le indagini in questo nuovo campo di attività delle Procure distrettuali ci consentono di cominciare a riconoscere forme e dinamiche di questo allarmante mercato clandestino, dove si incontrano agevolmente una diffusa domanda di servizi illegali e l'offerta di informazioni riservate sottratte ai controlli propri del diritto e della vita democratica", sostiene Melillo.
L'allarme del magistrato comprende anche ciò che sta emergendo dall'inchiesta della Procura di Perugia, dove si nota "quella che obiettivamente appare come una sistematica attività da infiltrato".
Melillo poi sottolinea che per quanto riguarda la Procura nazionale "già prima che emergessero i fatti oggetto di indagini era stata avviata una radicale azione di messa in sicurezza del nostro patrimonio informativo. Ma è doveroso riconoscere che nessuna istituzione può ancora dirsi davvero al riparo da quel genere di minacce, considerando la generale condizione di debolezza delle infrastrutture digitali della pubblica amministrazione, incluse quelle utilizzate per la prevenzione e l'accertamento dei reati".
Oggi, afferma il magistrato, "lo spazio virtuale è divenuto il cardine organizzativo fondamentale delle forme più pericolose del crimine organizzato. Strutture e leadership criminali sono sempre più selezionate in base alla capacità di governare le tecnologie". E così "la stessa, tradizionale idea di contiguità mafiosa deve tener conto del peso sempre maggiore assunto da esperti e imprese in grado di fornire servizi digitali illegali.
Ecco perché consulenti e ingegneri informatici sono ormai fra le risorse più preziose anche delle organizzazioni criminali".
(ANSA).

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