Guerre, alimentazione, epidemie, razzismo, linguaggi, rapporti familiari: sono solo alcune delle principali novità che gli esseri umani hanno sviluppato in appena 12mila anni: è in questo periodo, più che nei in milioni di anni di evoluzione precedente, che l'uomo moderno è stato plasmato nella sua fisionomia attuale e il punto di partenza è stato l'inizio dell'agricoltura. La ricostruzione completa della tappa più recente dell'evoluzione umana è contenuta in ben otto articoli pubblicati sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas).
Il passaggio dalla ricerca di risorse alimentari selvatiche all’agricoltura "ha cambiato tutto”, osserva Clark Spencer Larsen, antropologo dell’università Ohio State e coordinatore dell’ampia sezione dedicata all’evoluzione umana.
I contributi scientifici spaziano dallo studio della mobilità delle popolazioni della Turchia tra 14mila e 6mila anni basata sull'analisi dello smalto dei denti, all’impatto del lattosio nella dieta.
"Sebbene l’apporto dell'agricoltura ci abbia portato molti vantaggi, ha anche portato a un aumento dei conflitti e della violenza, all'aumento dei livelli di malattie infettive, alla riduzione dell'attività fisica, a una dieta più limitata e a una maggiore competizione per le risorse", aggiunge Larsen. Tracce su resti umani indicano, ad esempio, che nelle prime comunità agricole dell'Europa occidentale e centrale circa il 10% degli individui è morto per lesioni traumatiche.
I nuovi stili di vita indotti dalla diffusione dell’agricoltura produssero trasformazioni enormi, favorendo anche discriminazioni e forme di razzismo che ebbero un impatto globale sull’intera evoluzione umana, con gruppi umani che furono completamente eliminati. Trasformazioni enormi se le si compara con i precedenti 6 milioni di evoluzione umana: “è tutto avvenuto in un batter d’occhio; un tempo - conclude - che può sembrare lungo su una scala umana, ma che di certo non lo è”.
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