La si può sparare su un oggetto , su cui aderisce immediatamente, e poi sollevarlo : proprio come la ragnatela di Spiderman . Non è fantascienza ma il nuovo materiale, ispirato a quello dei ragni , messo a punto da una ricerca guidata dagli italiani Fiorenzo Omenetto e Marco Lo Presti dell’Università di Tufts, negli Stati Uniti, e pubblicata sulla rivista Advanced Functional Materials.
La natura è da sempre fonte di ispirazione per lo sviluppo di nuove applicazioni tecnologiche e da anni si lavora a nuovi materiali capaci di replicare ad esempio le fibre di seta prodotte da molte viventi, come ragni, bruchi ma anche alcune vespe e formiche. Alla base di questi materiali c’è spesso la fibroina , una molecola base usata per produrre già molte colle che funzionano anche sott’acqua ma non si riusciva finora a replicare la maestria dei ragni capaci di produrre filamenti capaci di essere adesivi e diventare rigidi in pochi istanti. Finora era infatti necessario aspettare minuti, se non ore prima, che le fibre passassero da uno stato liquido a uno solido.
La svolta , spiega lo stesso Lo Presti, è arrivata casualmente “ mentre pulivo i miei oggetti in vetro con acetone, ho notato un materiale simile a una ragnatela che si stava formando sul fondo del bicchiere ”. Indagando i ricercatori hanno scoperto l’ importanza di una seconda molecola, l’acetone, nel far solidificare in pochi istanti la fibroina . Sono state così realizzate delle sorte di siringhe con le quali produrre un getto di fibroina ‘circondato’ da un getto di acetone che evapora a contatto con l’aria e allo stesso tempo attiva il processo di solidificazione rapida delle fibre.
Così è diventato possibile ‘sparare’ fibre con un diametro che può variare dallo spessore di un capello umano fino a mezzo millimetro, aderire a un oggetto distante anche più di 10 centimetri e sollevarlo . Non si tratta di fibre resistenti come quelle dei ragni, che sono circa 1000 volte più resistenti, ma è un primo passo importante per arrivare alle fibre di Spiderman. “Come scienziati e ingegneri navighiamo al confine tra immaginazione e pratica. È lì che avviene tutta la magia”, ha concluso Omenetto.
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