La missione Hera pronta al lancio, con incognita

Dopo uno sviluppo avvenuto in tempi record in soli 4 anni , è pronta al lancio Hera , la prima missione europea di difesa planetaria , che dovrà indagare le conseguenze della missione Dart della Nasa tornando sull'asteroide binario Didymos. Il lancio è prevista per il 7 ottobre dalla base di Cape Canaveral in Florida, con un razzo Falcon 9 di SpaceX. Proprio qui sta la fonte maggiore di incertezza: dopo lo stop temporaneo ai lanci dovuto ad un altro problema tecnico riscontrato nel Falcon 9 che ha portato nello spazio la missione Crew 9 , si attende l’autorizzazione per la ripresa delle attività.

“L’anomalia sul Falcon 9 è avvenuta nella fase di rientro dello stadio del razzo e la causa del malfunzionamento è stata individuata”, dice Ian Carnelli, responsabile della missione per l’Agenzia Spaziale Europea, durante la conferenza stampa indetta oggi dall’Esa. “Ogni giorno ci sono riunioni tra SpaceX, la Nasa e la Faa, l’Amministrazione Federale dell'Aviazione statunitense),e prevediamo che SpaceX rilasci un rapporto in merito probabilmente venerdì – afferma Carnelli – dopodiché la Faa avrà 48 ore per dare il via libera ai lanci. Noi possiamo solo farci trovare pronti”.

Al progetto hanno partecipato oltre 70 aziende provenienti da tutta Europa , oltre al Giappone che ha fornito una telecamera termica, e sono tante le componenti e le tecnologie fornite dall’ Italia . “In particolare, Ohb Italia ha fornito, tra le altre cose, pannelli solari, batterie e cavi che collegano le varie unità – sottolinea Diego Calzolaio, capo ingegnere e vice responsabile dell’Esa per Hera – mentre Avio ha fornito il sistema di propulsione”. Tra i contributi italiani anche il cubesat Milani, un nanosatellite della torinese Tyvak International, che verrà rilasciato in prossimità dell’asteroide.

Se tutto procederà secondo i piani, a marzo 2025 Hera compirà un passaggio ravvicinato con Marte per guadagnare velocità e raggiungerà l’asteroide tra due anni, a ottobre 2026 . “A proposito del passaggio ravvicinato con Marte – specifica Carnelli – abbiamo deciso di modificare leggermente la traiettoria seguita da Hera, in modo da approfittare del passaggio ravvicinato per osservare anche Deimos, la più piccola delle due lune del pianeta”.

Le sfide incontrate in questi 4 anni sono state notevoli, “a partire dalle poche ore di sonno di tutte le persone coinvolte”, commenta ancora Ian Carnelli. “Ma il problema principale è stato riuscire a ottenere in tempo tutte le unità dalle varie ditte fornitrici – aggiunge il project manager Esa – e anche la pandemia di Covid-19, che ha impattato sulla disponibilità di alcune componenti”.

Ma il lavoro svolto per Hera ha aperto la strada a tutta una serie di nuove missioni Esa, che riutilizzeranno la piattaforma già sviluppata. “Ad esempio, Comet Interceptor, una sonda costruita in Italia che cercherà di avvicinarsi ad una cometa sconosciuta molto antica, che arriva dallo spazio profondo”, afferma Carnelli.

Un’altra missione che beneficerà dell’esperienza accumulata con Hera è Ramses: “È una nuova missione di difesa planetaria per la caratterizzazione di Apophis, un asteroide piuttosto famoso perché nel 2029 passerà molto vicino alla Terra”, racconta Paolo Martino, ingegnere di sistema dell’Esa. “Sarà estremamente interessante studiare questo avvenimento, ma per essere lì pronti ad aprile 2029 – commenta Martino – la sonda dovrà essere lanciata non più tardi di aprile 2028, quindi abbiamo ancora meno tempo di Hera”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA