Ricostruite in dettaglio le invisibili strade attraverso cui il magma dell’Etna arriva ad eruttare : è stato possibile adattando in formato mega, sul vulcano, la tomografia normalmente usata in campo medico . Un lavoro pioneristico condotto guidato da Rosalia Lo Bue, dell’Università di Padova, e ricercatori dell’Osservatorio Etneo dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e Università di Leeds, nel Regno Unito, pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters.
“La tomografia sismica funziona in maniera analoga alla tomografia medica ma utilizza onde sismiche per esplorare l’interno della Terra”, ha spiegato Elisabetta Giampiccolo, ricercatrice dell’Ingv-Oe. Una tecnica che permette di ricostruire la struttura interna di un oggetto – o in ambito medico, di un organo – analizzando la velocita con cui si propagano delle onde, e le modifiche al percorso lineare, che attraversano l’oggetto stesso. Una tecnica già usata in precedenza anche per lo studio dell’Etna ma che in questo caso è stata migliorata usando tecniche più innovative rispetto alle precedenti.
L’indagine è durata circa 10 anni raccogliendo dati dal 2006 al 2016 registrando oltre 3700 eventi sismici con magnitudo locale compresa tra 0.5 e 4.3 . E’ così stato possibile ricostruire con una precisione senza precedenti i dettagli interni del vulcano mappando in particolare i possibili percorsi che segue il magma durante la sua risalita. Una tecnica avanzata che apre nuove possibili linee di ricerca: “sviluppi futuri – ha concluso Ornella Cocina, dell’Ingv-Oe – si avvarranno della tomografia anisotropa 4D per il monitoraggio in “near real-time” delle variazioni di velocità delle onde sismiche, per migliorare la comprensione dei fenomeni vulcanici e sismici dell'Etna, con potenziali benefici per la previsione e la mitigazione dei rischi associati”
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