La guerra in Ucraina cambia le rotte migratorie delle aquile

L'Ucraina è lì dove non osano più le aquile: da quando è cominciata l'invasione russa nel febbraio 2022, gli esemplari di aquila anatraia maggiore hanno dovuto cambiare le rotte migratorie per evitare le zone di conflitto armato, effettuando grandi deviazioni e minori soste con conseguenze che potrebbero aggravare il loro status di specie a rischio estinzione. Lo dimostra il tracciamento Gps di 19 esemplari, condotto dai ricercatori britannici dell’Università dell’East Anglia insieme al British Trust for Ornithology e all’Università estone di scienze della vita. I risultati sono pubblicati sulla rivista Current Biology.

“I conflitti armati possono avere impatti di vasta portata sull’ambiente, compresi cambiamenti nel comportamento degli animali. Il nostro studio fornisce la prima prova quantitativa di ciò - afferma Charlie Russell dell’Università dell'East Anglia - mostrando come le aquile in migrazione abbiano effettuato deviazioni per evitare eventi di conflitto e abbiano trascorso meno tempo a fare rifornimento nei siti di sosta. Inoltre indica che ci possono essere molte attività umane, oltre alle guerre, che probabilmente cambiano o influenzano il comportamento degli animali”.

Lo studio era cominciato nel 2017, quando i ricercatori avevano dotato di dispositivi Gps 19 aquile che erano solite attraversare l'Ucraina per andare a riprodursi nella regione bielorussa della Polesia. L'obiettivo era quello di seguire i rapaci e identificare le aree cruciali per la migrazione su cui concentrare gli sforzi di conservazione della specie. Tutto è improvvisamente cambiato il 24 febbraio 2022, quando la Russia ha attaccato l'Ucraina. Il 3 marzo, quando la prima delle 19 aquile dotate di Gps è entrata in Ucraina per la sua consueta migrazione, il conflitto si era già esteso alla maggior parte delle grandi città del Paese. “Non ci aspettavamo di seguire questi uccelli mentre migravano attraverso una zona di conflitto attivo”, ammette Russell, che insieme ai suoi colleghi ha capito subito di avere un'occasione unica per documentare gli effetti dei conflitti umani sulla fauna selvatica.

Monitorando i 19 esemplari, il team ha scoperto che a causa della guerra le aquile volavano più lontano e in modo meno diretto verso i luoghi di riproduzione, percorrendo in media 85 chilometri in più. Anche le migrazioni erano diventate più lunghe, passando da 193 a 246 ore per le femmine, da 125 a 181 ore per i maschi. Un numero ridotto di rapaci si è fermato in Ucraina prima di ritornare ai luoghi di riproduzione, con solo sei esemplari su 19 (30%) che hanno fatto scalo rispetto ai 18 (90%) del triennio 2018-2021. Alcuni importanti siti di sosta, ad esempio la Polesia ucraina, non sono stati neppure utilizzati nel 2022.

Lunghe deviazioni e minori soste, secondo i ricercatori, potrebbero incidere sulle condizioni fisiche degli animali in un momento cruciale per il loro successo riproduttivo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA