Le popolazioni preistoriche di cacciatori e raccoglitori che 9.500 anni vivevano lungo le coste del Mediterraneo consumavano grandi quantità di pesce: a riscrivere la loro paleodieta, che finora si pensava basata soprattutto su risorse terrestri e non acquatiche, è l'analisi delle ossa di 11 individui rinvenuti presso l’antico cimitero spagnolo El Collado, vicino Valencia. I risultati sono pubblicati sulla rivista Proceeedings of the Royal Society B da un gruppo di ricerca internazionale, guidato dagli archeologi dell’Università di York, a cui ha partecipato anche il Dipartimento di Biologia ambientale dell'università Sapienza di Roma.
I ricercatori hanno analizzato le composizioni isotopiche degli amminoacidi estratti dalle ossa grazie a un'innovativa tecnica biomolecolare che consente una maggiore accuratezza nella discriminazione tra risorse terrestri e acquatiche, fondamentale per valutare i cambiamenti della dieta associati all'introduzione di piante e animali domestici all'inizio dell'agricoltura.
I risultati del lavoro mettono in discussione la visione tradizionale secondo cui il Mediterraneo, rispetto all'Atlantico e al Baltico, non era una fonte primaria di sostentamento per le popolazioni del Mesolitico. Dalle analisi emerge infatti che i cacciatori e raccoglitori vissuti circa 9.500 e 8.500 anni fa avevano un'economia fortemente orientata verso la costa che comprendeva una notevole quantità di risorse acquatiche, come pesci di acqua salmastra e crostacei.
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