Scienza e Tecnologia
Mercoledì 27 Luglio 2022
Il cacciatore di neutrini del Gran Sasso va in pensione
Va in pensione Borexino, il grande cacciatore di neutrini che dalle viscere del Gran Sasso ha svelato molti dei segreti racchiusi nel 'cuore' del Sole e della Terra. Completato il processo di allontanamento di tutti gli idrocarburi presenti nell’apparato, cala definitivamente il sipario sull'importante esperimento scientifico avviato nel 2007 nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso (Lngs) dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).
In 14 anni di presa dati, Borexino ha ottenuto risultati scientifici di prim'ordine. "Tra i principali - spiega l'Infn - ricordiamo, nel 2014, la rivelazione dei neutrini prodotti nella reazione nucleare protone-protone, quella che produce il 99% dell’energia del Sole, e nel 2020 la prima osservazione dei neutrini provenienti da uno dei cicli principali che avvengono nel centro del Sole: il ciclo carbonio-azoto-ossigeno". Entrambe queste scoperte hanno portato Borexino nella Top Ten dei risultati di fisica più importanti dalla rivista internazionale Physics World. L’esperimento ha inoltre ottenuto importanti premi internazionali, tra i quali il Cocconi Prize assegnato dalla Società europea di fisica. Di notevole importanza il contributo che Borexino ha dato anche alla geofisica: sin dal 2010 l’esperimento è stato in grado di rivelare i cosiddetti geoneutrini, neutrini prodotti dai decadimenti radioattivi nelle rocce del mantello terrestre, dimostrando che una parte considerevole del calore prodotto all’interno della Terra deriva dal decadimento radioattivo dell’uranio-238 e del torio-232 presenti nel mantello.
Dopo lo svuotamento dello scintillatore liquido, le operazioni di dismissione di Borexino continuano ora con la rimozione dell’acqua ultrapura contenuta all’interno della schermatura, che consentiva di isolare lo scintillatore presente nella sfera centrale dalle interferenze prodotte da contaminazioni esterne. In seguito Borexino verrà in parte smontato e in parte riadattato per rendere l’area disponibile per altri futuri esperimenti basati su nuove tecnologie criogeniche che non prevedono più l’uso di idrocarburi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA