Realizzare macchine capaci di replicare alcune delle caratteristiche chiave dei viventi, prendere energia dall'ambiente, adattarsi alle circostanze ed essere sostenibili: sono le macchine viventi , ossia i robot bio-ispirati , che in futuro puntano anche a integrare meglio le potenzialità dell'Intelligenza Artificiale con quelle offerte dai nuovi materiali sostenibili . E' questa la rivoluzione in atto che emerge dalla conferenza internazionale Living Machines , organizzata a Genova dall'Istituto Italiano di Tecnologia e in programma fino al 13 luglio. "L'idea della robotica bio-ispirata è quella di prendere ispirazione dalla natura per creare robot che somiglino di più ai viventi ", ha detto all'ANSA Barbara Mazzolai, direttrice associata per la Robotica dell'Iit e direttrice del Bioinspired Soft Robotics Lab.
Il grande sogno è realizzare macchine capaci di interagire con l'ambiente esterno , adattandosi ad esempio a un cambiamento o a un imprevisto e in grado di acquisire energia in modo sostenibile, per esempio dal calore dell'aria. I primi passi in queste direzioni sono stati fatti e sono un esempio i robot soffici , ossia macchine con corpi non più rigidi ma flessibili come i tentacoli del polpo, oppure i plantoidi ispirati alle piante o ancora i semi artificiali capaci di crescere sfruttando l'umidità del terreno. "Ma c'è ancora moltissimo lavoro da fare, siamo lontani anni luce da vere macchine viventi", ha detto Mazzolai, che coordina la conferenza insieme a Fabian Meder, del gruppo Bioinspired Soft Robotics Lab.
Obiettivo della 4 giorni di conferenze è mettere a confronto alcuni dei massimi esperti del settore, come Oussama Khatib, direttore del Laboratorio di Robotica presso l'Università di Stanford, Marco Dorigo, dell'Università Libera di Bruxelles e uno dei pionieri dell'intelligenza collettiva o Olga Speck, dell'Università di Friburgo e specializzata in materiali biomimetici e nelle capacità rigenerative delle piante. "Prendere ispirazione dalla natura vuol dire dare rilievo anche ad aspetti finora molto trascurati - ha aggiunto Mazzolai - ad esempio ridurre i consumi energetici oppure avere dispositivi biodegradabili".
Ma forse la sfida maggiore è l'integrazione tra corpo e mente, ossia quella che potrebbe essere definita come coscienza: "probabilmente la robotica in questi decenni ha dato poca importanza al corpo, un corpo inteso anche come interfaccia con l'ambiente esterno e non come semplice materiale rigido funzionale per attività puramente strutturali", ha detto ancora la ricercatrice. "L'apprendimento - ha proseguito - è strettamente correlato alla percezione e nei viventi il corpo ha un ruolo fondamentale anche nello sviluppo dell'intelligenza: mente e corpo non sono mai separati". Siamo ancora lontanissimi dal trovare la soluzione per questa forma di integrazione. ma una chiave potrebbe essere proprio in una migliore comprensione, senza preconcetti, della natura stessa.
"Finora - ha concluso Mazzolai - abbiamo pensato stando troppo lontano dalla natura, credo che un'ispirazione sia Leonardo da Vinci. Dovremmo studiare i suoi testi ogni giorno, non tanto per le sue macchine ma per il suo approccio".
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