Sono in grado di eruttare decine di migliaia di chilometri cubi di lava nell'arco di ore o di pochi giorni: sono i supervulcani, capaci di eruzioni catastrofiche, ma fortunatamente rare.
Il termine ''supervulcano'' è abbastanza nuovo ed è amato più dai media che dai ricercatori, tuttavia anche gli esperti hanno cominciato ad adottarlo per indicare ''eruzioni che si collocano al massimo livello, ossia 8, della scala Vei che misura l'Indice di esplosività vulcanica'', spiega il vulcanologo Gianfilippo De Astis, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Oltre alla massima intensità delle eruzioni, altre caratteristiche dei supervulcani sono la quantità dei materiali eruttati e gli intervalli molto ampi fra un'eruzione e l'altra.
I supervulcani sono una decina in tutto il mondo. Fra i più celebri vi sono il parco di Yellowstone, negli Stati Uniti, e i Campi Flegrei in Italia. Queste potenti eruzioni emettono una tale quantità magma in una sola volta che, dopo lo svuotamento della camera magmatica, il vulcano collassa lasciando una grande depressione superficiale, chiamata caldera.
le domande sui supervulcani ancora sono molte. Per esempio, ci si chiede cosa inneschi queste violente eruzioni r perché questi vulcani non riescono a eruttare prima che la loro camera magmatica raggiunga proporzioni così enormi. E ancora, come si è possibile prevedere l'eruzione di un supervulcano.
La superficie della Terra, spiegano gli esperti della Nasa, ha conservato tracce distintive di molte eruzioni di questi giganti a lungo dormienti. Strati ampi di cenere, per esempio, ricoprono ampie porzioni di molti continenti. E resti di grandi, caldere, ossia crateri che possono avere anche un diametro di 100 chilometri sono visibili in Indonesia, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Cile.
L'eruzione di questi antichi supervulcani ha colpito zone molto vaste. La più grande eruzione mai avvenuta è stata probabilmente quella del Monte Toba, a Sumatra, avvenuta circa 74.000 anni fa ed ha rilasciato una quantità di magma pari a circa 2.800 chilometri cubi, così abbondante da coprire con uno spesso strato di cenere l'intera l'Asia meridionale. Per avere un termine di confronto, la quantità di magma eruttata nel 1883 dal monte Krakatau, in Indonesia, in una delle più recenti grandi eruzioni di un supervulcano, era di circa 12 chilometri cubi.
In Italia la storia geologica dei Campi Flegrei è stata dominata da due grandi eruzioni: quella dell'Ignimbrite Campana, avvenuta 39.000 anni fa, e l'eruzione del Tufo Giallo Napoletano, avvenuta 15.000 anni fa. Entrambe sono connesse a due episodi di sprofondamento che, sovrapponendosi, hanno generato una caldera complessa. Questa è ancora oggi la struttura più evidente del distretto vulcanico Flegreo, che comprende i Campi Flegrei, parte della città di Napoli, le isole vulcaniche di Procida ed Ischia e la parte nord-occidentale del Golfo di Napoli.
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