Due robot italiani finalisti nella sfida mondiale degli avatar

Due robot italiani, AlterEgo e iCub 3 dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit), sono arrivati in finale nella sfida mondiale per gli avatar robotici, ossia i robot comandati a distanza. La gara, l’ Ana Avatar X Prize , si terrà dall’1 al 6 novembre a Los Angeles e vede 17 team finalisti provenienti da 10 Paesi di tutto il mondo, che si sfideranno dal vivo per superare i limiti della tecnologia, grazie ad una competizione che punta ad addestrare i futuri alleati degli esseri umani in compiti rischiosi. L’obiettivo è sviluppare un sistema robotico con il quale l’operatore possa vedere, sentire e interagire con l’ambiente da remoto. Ai vincitori andrà il titolo di miglior avatar robotico e il premio in denaro di 8 milioni di dollari (suddivisi tra i primi tre classificati).

I robot saranno chiamati a gareggiare gli uni contro gli altri svolgendo compiti di vita quotidiana come svitare il tappo di una bottiglia e completare un puzzle, semplici per un essere umano ma estremamente complessi per una macchina. La particolarità di questa gara è che le sfide in cui cimentarsi saranno comunicate dagli organizzatori solo pochi giorni prima, lasciando quindi agli avatar un periodo molto breve per allenarsi. Come ulteriore difficoltà, ogni robot non sarà comandato dai tecnici che l'hanno progettato ma da una persona esterna al team, che controllerà a distanza l’umanoide per portare a termine il percorso entro un tempo massimo di 25 minuti.

L’Ana Avatar X Prize è stato lanciato a marzo 2018 e la qualificazione alle finali di novembre è il risultato di altre gare che si sono svolte durante l’anno. Il 4 novembre si terrà la penultima selezione e solo i primi 12 classificati accederanno alla finalissima del 5 novembre. Oltre alle due squadre italiane, per l’Europa gareggiano anche una squadra tedesca, una francese ed una olandese. A queste si aggiungono cinque gruppi americani, due della Corea del Sud e due giapponesi, insieme ad altri provenienti da Messico, Singapore e Regno Unito.

AlterEgo, uno dei due avatar italiani, è un robot semi-antropomorfo dotato di una parte superiore del corpo umanoide e di una piattaforma mobile su due ruote. Grazie a visori e joystick, l’operatore riesce a vedere attraverso gli occhi del robot e a utilizzarne il corpo. “I robot che ci circonderanno in futuro dovranno essere capaci di venire incontro alle nostre esigenze”, dice Manuel Catalano dell’Iit, a capo del gruppo di AlterEgo, “e dovranno essere fruiti con la facilità con cui oggi usiamo un telecomando”.

iCub 3, l’altro italiano in gara, è invece un robot umanoide con le fattezze di un adolescente: il suo volto è arricchito con led che mimano le espressioni del volto dell’operatore, ha telecamere mobili al posto degli occhi, microfoni nelle orecchie e altoparlanti dietro la bocca. “La recente pandemia ha fatto emergere in modo ancora più netto la necessità di tecnologie che permettano all’essere umano di operare da remoto”, commenta Daniele Pucci dell’Iit, team leader per iCub 3, “anche quando questo è confinato nelle proprie abitazioni”.

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