Scienza e Tecnologia
Giovedì 24 Ottobre 2024
Decifrare le comunicazioni digitali è più facile del previsto
L' attuale sistema per proteggere le comunicazioni digitali , come le transazioni bancarie , potrebbe essere molto meno sicuro del previsto : lo indica la ricerca online su arXiv, la piattaforma che oapita gli articoli scientifici non ancora revisionati, e coordinata da Simone Montangero, dell'Università di Padova.
I ricercatori hanno dimostrato l'esistenza di metodi matematici capaci di violare i protocolli di comunicazione in modo più semplice. La scoperta scuote le fondamenta dei protocolli di sicurezza attuali e spinge verso nuovi metodi più sicuri , basati sulle tecnologie quantistiche .
“Gran parte delle comunicazioni digitali utilizza oggi un protocollo di cifratura noto come Rsa o a chiave pubblica, considerato molto sicuro perché per violarlo serve un’enorme potenza di calcolo , in altre parole serve troppo tempo per decodificarlo”, ha detto all’ANSA Montangero, anche co-leader dello Spoke 10 dedicato al Quantum computing di Icsc – Centro Nazionale di Ricerca in High Performance Computing, Big Data e Quantum Computing.
La tecnica della chiave pubblica è stata una vera rivoluzione che ha permesso di poter inviare informazioni digitali in modo semplice e allo stesso tempo praticamente inviolabile . Si tratta in realtà di un numero, molto lungo, che permette di codificare e decodificare il messaggio che accompagna. La chiave è composta da due metà: i due numeri (gli unici possibili) che moltiplicati l’hanno prodotta. Conoscere uno dei due numeri permette ad esempio a un hacker violare la sicurezza dell’intero messaggio. Ma se generare la chiave è un’operazione molto semplice, trovare i due numeri che la compongono è complicatissimo. Non solo più lunga è la chiave, più difficile è risolvere il problema, ma ogni volta che si aggiunge una semplice cifra la difficoltà raddoppia. Un problema detto esponenziale e di fatto impossibile da risolvere per qualsiasi hacker.
Ma ora il nuovo lavoro firmato anche da Marco Tesoro, Daniel Jaschke, Giuseppe Magnifico e Ilaria Siloi, sempre dell’Università di Padova, dimostra per la prima volta che aprire quei codici potrebbe essere molto più facile del previsto . Indica, infatti, che se si usano nuovi metodi matematici , le cosiddette tensor network , la complessità del problema si riduce . Scomporre la chiave nelle due ‘metà’ non risulta più avere una crescita esponenziale ma una crescita molto meno veloce : in altre parole è più facile da risolvere . Una novità piuttosto tecnica e che può sembrare lontana dalla quotidianità ma che invece potrebbe stravolgere, in un futuro non molto lontano, tutti i protocolli di sicurezza informatica tradizionali.
“ La scoperta – ha concluso Montangero – non mette in crisi i protocolli nell’immediato , perché rimane comunque un problema estremamente difficile e fuori dalla portata degli attuali supercalcolatori, ma sottolinea l’ urgenza di implementare nuovi più avanzati sistemi di crittografia come quelli detti post-quantum oppure con la distribuzione di chiavi quantistiche Qkd”, ossia il sistema della meccanica quantistica chiamato Quantum key distribution e progettato per garantire comunicazioni sicure. La scoperta del gruppo di ricerca italiano e l’arrivo nel futuro dei computer quantistici più potenti obbligherà a dover ripensare i metodi per la protezione delle comunicazioni digitali. E proprio le tecnologie quantistiche potrebbero presto dimostrarsi una valida soluzione per sostituire i protocolli a chiave pubblica.
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