Scienza e Tecnologia
Venerdì 27 Ottobre 2023
Dall'Ue 395milioni alla ricerca sulle sfide globali, dall'energia al cima
Dal clima alla salute, dall'energia all'agricoltura, unire le forze è l'unica possibilità per affrontare le grandi sfide del futuro. Ecco perché il Consiglio Europeo per la Ricerca ha assegnato 395 milioni di euro a 37 progetti europei tramite gli Erc Synergy Grant, finanziamenti dedicati a studi condotti su tematiche ambiziose e complesse tali da richiedere gruppi con competenze anche molto diverse tra loro.
I fondi sono stati assegnati a 135 ricercatori di 114 università e centri di ricerca di 19 Paesi europei. La Germania ospita il maggior numero di progetti (27), seguita da Francia (12) e Paesi Bassi (7). L'Italia è quarta, con 5 progetti, insieme a Spagna, Israele, Svezia e Norvegia.
"Alcune questioni scientifiche sono troppo complesse per essere affrontate dai ricercatori che lavorano da soli", commenta Iliana Ivanova, Commissaria per l'Innovazione, la Ricerca, la Cultura, l'Istruzione e la Gioventù. "Questo è il motivo per cui il Consiglio Europeo della Ricerca ha assegnato oggi 37 finanziamenti Synergy Grant - spiega Ivanova - consentendo a piccoli gruppi di ricercatori di alto livello che lavorano in diverse discipline di affrontare questi problemi così importanti".
"I progetti selezionati sono ottimi esempi di pensiero scientifico audace e attendo con impazienza i risultati di questi sforzi di collaborazione", dice Maria Leptin, presidente dell'Erc. "Sono felice di vedere i ricercatori europei collaborare con colleghi di tutto il mondo: insieme - aggiunge - sono ben attrezzati per affrontare le questioni a cui il mondo desidera trovare risposte".
I progetti vincitori, 37 su 395 candidati, dimostrano la complessità delle sfide che cercano di risolvere. Nel campo della salute, ad esempio, si va da robot per diagnosi e terapie smart, la cui realizzazione vedrà coinvolti gli italiani Alberto Arezzo, dell'Università di Torino, e Bruno Siciliano, del Consorzio di Ricerca per l'Energia, l'Automazione e le Tecnologie dell'Elettromagnetismo di Napoli, fino al trattamento delle metastasi al fegato, che sarà materia di studio di un altro gruppo di cui fa parte Valeria Fumagalli dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, passando dalla cura di malattie neurologiche grazie ad un'innovativa tecnica che sfrutta gli ultrasuoni: un progetto a cui lavora l'italiana Anna Moroni, dell'Università di Milano.
Un altro ambito fondamentale è quello che studia il futuro del pianeta. I progetti associati vanno dalla mitigazione del rischio di eruzioni vulcaniche alla risposta umana all'innalzamento del livello del mare dovuto al riscaldamento globale, fino alle sfide che riguardano la sostenibilità, in cui la matematica verrà messa al servizio di problemi come la transizione energetica. In quest'ultimo caso, lo studio coinvolge il Politecnico di Milano, con Paola Francesca Antonietti, e l'Università di Milano-Bicocca con Lourenço Beirao Da Veiga.
I nuovi finanziamenti Erc consentiranno anche di sviluppare tecnologie quantistiche per la ricerca di materia oscura, di carpire ai pipistrelli i segreti della longevità, di comprendere come le piante percepiscono l'acqua per progettare colture più resistenti ai cambiamenti climatici. Ma anche di costruire una versione digitale del senso dell'olfatto, rivelare le firme di mondi abitabili nascosti dall'attività stellare, o studiare l'ambiente degli ultimi Neanderthal, come faranno Stefano Benazzi dell'Università di Bologna e Francesco Berna dell'Università di Siena.
Ultrasuoni per sondare il cervello e attivare in modo mirato i neuroni, con l'obiettivo di sviluppare nuove terapie per diverse malattie neurologiche. Questo lo scopo del progetto NeuroSonoGene, che ha ricevuto un finanziamento di 7,8 milioni di euro dal Consiglio Europeo per la Ricerca: è uno dei 37 progetti premiati con un Erc Synergy Grant per un totale di 395 milioni, che vede partecipare la ricercatrice italiana Anna Moroni, dell'Università di Milano. I Synergy Grant si rivolgono a gruppi che uniscono competenze diverse per poter affrontare sfide particolarmente complesse e il progetto, infatti, vede partecipare anche Serge Picaud, dell'Istituto della Vista di Parigi, e Michael Tanter, dell'Istituto di Fisica per la Medicina di Parigi.
NeuroSonoGene vuole utilizzare una tecnica innovativa per le neuroscienze, chiamata sonogenetica: è una tecnica che permette di controllare l'attività delle cellule grazie agli ultrasuoni i quali, a differenza della luce usata nell'optogenetica, possono arrivare anche in zone profonde senza essere dispersi. In questo modo, diventa possibile modificare con grande precisione l'attività di singoli neuroni, anche situati in profondità nel cervello. L'obiettivo del progetto è quello di migliorare sia gli aspetti tecnici che biologici, ad esempio attivando la corteccia visiva per generare la visione di forme complesse come le lettere dell'alfabeto.
Moroni partecipa alla ricerca in qualità di esperta dei canali ionici: proteine che attraversano la membrana delle cellule e che permettono il passaggio di ioni, cioè di piccole molecole dotate di carica elettrica. Questi canali sono fondamentali, poiché permettono di rendere i neuroni più sensibili agli ultrasuoni. "Sono contenta che l'esperienza oramai decennale del mio laboratorio - commenta Moroni - sia inserita in un quadro più grande con una forte potenzialità di applicazione nei pazienti".
Mettere i numeri al servizio della sostenibilità: servirà a questo il finanziamento di 7,8 milioni di euro assegnato dal Consiglio Europeo per la Ricerca al progetto Nemesis, che vede coinvolti Politecnico di Milano, con Paola Francesca Antonietti, e Università di Milano-Bicocca con Lourenço Beirao Da Veiga.
Il fondo è parte di 395 milioni assegnati a 37 gruppi di ricerca europei tramite Erc Synergy Grant, dedicati a studi condotti su tematiche ambiziose e complesse tali da richiedere la creazione di un gruppo multidisciplinare. Il progetto Nemesis, finanziato per 6 anni, vede la partecipazione anche dell'italiano Daniele Di Pietro dell'Università francese di Montpellier e di Jérôme Droniou, del Centro Nazionale francese per la Ricerca Scientifica.
La ricerca si propone di lavorare su simulazioni numeriche da applicare in temi rilevanti per la sostenibilità, come la mitigazione degli effetti delle attività antropiche nel sottosuolo e nei problemi di transizione energetica. Il nuovo metodo, ad esempio, sarà in grado di simulare i rischi sismici e per l'ambiente legati alle operazioni di immagazzinamento della CO2 nel sottosuolo, oppure riuscirà a simulare le fasi di estrazione e produzione dell'alluminio per ottenere un basso impatto ambientale.
"Il progetto Nemesis è il secondo Synergy Grant vinto dal Politecnico di Milano e affronta tematiche affascinanti e di importanza critica nell'ambito dello sviluppo sostenibile", afferma Alberto Guadagnini, Vicerettore alla Ricerca del Politecnico. "Il finanziamento permetterà un importante miglioramento nella gestione delle complesse sfide che ci attendono nel campo della sostenibilità - aggiunge Guido Angelo Cavaletti, Prorettore alla Ricerca all'Università Milano-Bicocca - e rappresenta una ulteriore dimostrazione di come solo un lavoro di squadra che coinvolga ricercatori con diverse competenze, anche appartenenti a enti diversi, possa affrontare tematiche così rilevanti".
Svelare la vita degli ultimi Neanderthal in Europa, per fare luce sulla catena di eventi che li ha portati all'estinzione: questo l'obiettivo del progetto finanziato con 13 milioni di euro nell'ambito degli Erc Synergy Grant, assegnati dal Consiglio Europeo per la Ricerca a studi che uniscono competenze diverse per poter affrontare sfide particolarmente complesse.
Il progetto, chiamato Last Neanderthals, vede coinvolti Stefano Benazzi dell'Università di Bologna e Francesco Berna dell'Università di Siena, oltre a Omry Barzilai dell'Università israeliana di Haifa, ed è una delle 37 ricerche premiate dall'Erc con un finanziamento complessivo di 395 milioni di euro.
L'estinzione dell'uomo di Neanderthal resta uno dei grandi interrogativi irrisolti del percorso evolutivo seguito dal genere Homo. Il progetto Last Neanderthals vuole, quindi, estendere le indagini archeologiche ai siti dell'Europa orientale e sudorientale e, ancora più a Est, a quelli dell'Asia occidentale e centrale. Prima della loro improvvisa scomparsa, circa 40mila anni fa, i Neanderthal sono infatti sopravvissuti per 350mila anni in un vasto territorio che va dalla Penisola Iberica fino alla Siberia meridionale. Eppure, i siti archeologici europei da cui è emersa finora gran parte dei reperti neandertaliani si trovano in un'area periferica rispetto alle regioni in cui hanno abitato gli ultimi esemplari della specie.
"Per arrivare a ricostruire in modo convincente la catena di eventi che ha portato all'estinzione dei Neanderthal, abbiamo bisogno di nuovi e più ampi dati archeologici", dicono i ricercatori del progetto. "Raccoglieremo e modelleremo con precisione nuovi dati culturali, biologici e ambientali ad alta risoluzione - aggiunge Benazzi - con l'obiettivo di fornire una prospettiva senza precedenti sulle dinamiche di popolazione degli ultimi Neanderthal e offrire una spiegazione esaustiva e convincente dei meccanismi che hanno portato alla loro estinzione".
© RIPRODUZIONE RISERVATA