Scienza e Tecnologia
Venerdì 16 Febbraio 2024
Dalla biologia sintetica un'arma contro i superbatteri
C'è una nuova arma contro i batteri resistenti gli antibiotici: è la molecola chiamata cresomicina ed è stata progettata in laboratorio con la biologia sintetica. Ha cioè ha caratteristiche chimiche impossibili da ottenere con i mezzi esistenti. Descritta sulla rivista Science, la molecola è stata ottenuta dalla ricerca coordinata dall'Università di Harvard, con il gruppo del chimico Andrew Myers e il primo autore dello studio è Kelvin Wu.
Nei primi test condotti in provetta e su animali, la cresomicina si è dimostrata efficace contro molti ceppi di batteri resistenti agli antibiotici, come Staphylococcus aureus e Pseudomonas aeruginosa. "Non sappiamo ancora se la cresomicina e sostanze simili a questa siano sicure ed efficaci negli esseri umani", osserva Myers. "I nostri risultati - ha aggiunto - mostrano un'attività inibitoria significativamente maggiore a quella degli antibiotici attualmente disponibili contro un lungo elenco di ceppi di batteri patogeni che uccidono oltre un milione di persone ogni anno".
La nuova molecola dimostra in particolare una maggiore capacità di legarsi ai ribosomi, le strutture cellulari che controllano la sintesi delle proteine. Questa è una caratteristica comune a molti altri antibiotici, ma alcuni batteri hanno sviluppato meccanismi di protezione che impediscono ai farmaci tradizionali di funzionare. Per superare il problema, i ricercatori hanno dato alla molecola una forma rigida e una struttura modulare, simile a quella dei mattoncini per le costruzioni: una strategia che permette alla biologia sintetica di ottenere e sperimentare centinaia di composti, accelerando notevolmente il processo di scoperta dei farmaci. Nel caso della cresomicina, la struttura rigida permette alla molecola di legarsi più facilmente ai ribosomi dei superbatteri e questi a loro volta hanno maggiori difficoltà a spezzare il legame con la molecola.
Sostenuta dai National Institutes of Health e dalla National Science Foundation degli Stati Uniti, la ricerca è finanziata con 1,2 milioni di dollari dal Combating antibiotic-resistant bacteria biopharmaceutical accelerator, la partnership senza scopo di lucro dedicata alla ricerca dei farmaci antibatterici, con sede all'Università di Boston.
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