Il giorno più caldo, l'estate più arida, il livello dei mari più alto, l'estensione dei ghiacci polari più ridotta: i nuovi record macinati dal cambiamento climatico si susseguono ormai a un ritmo frenetico, costringendo gli esperti ad aggiornare continuamente le statistiche man mano che i vecchi primati d'archivio vengono polverizzati.
Lo abbiamo visto con questo luglio 2023, che sta conquistando il primato del mese più caldo mai documentato a livello globale, e che sempre secondo i dati di Copernicus ha surriscaldato il mar Mediterraneo tanto da fare registrare, lo scorso 24 luglio, un picco di 5,5 gradi sopra la media lungo le coste di Italia, Grecia e Nord Africa. Ma l'esempio più lampante è arrivato nella prima settimana di luglio, quando il record del giorno più caldo, fino ad allora risalente all'agosto del 2016, è stato battuto per più giorni consecutivi, fino ad arrivare al primato del 6 luglio con una temperatura media globale di 17,23 gradi.
Secondo l'ultimo rapporto annuale dell'Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) sullo stato del clima, le temperature medie globali degli ultimi 8 anni sono state le più alte mai registrate, mentre nel 2022 la temperatura è stata di 1,15 gradi sopra la media del 1850-1900 (il periodo che viene preso come riferimento per l'età pre-industriale). Sempre lo scorso anno, l'innalzamento del livello del mare ha raggiunto livelli record, mentre il ghiaccio marino antartico ha fatto registrare la sua minima estensione.
Anche i ritmi della natura cambiano di conseguenza, come nel caso della fioritura dei ciliegi in Giappone, che nel 2021 ha raggiunto il culmine il 26 marzo, la data più prematura mai documentata. Sulle Alpi, invece, la persistenza della neve si è ridotta di oltre un mese nell'ultimo secolo, arrivando a segnare il record negativo dai tempi di Cristoforo Colombo e Leonardo da Vinci.
"I cambiamenti stanno avvenendo più velocemente del previsto", osserva Antonello Provenzale, direttore dell'Istituto di geoscienze e georisorse del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Igg). "I dati ci dicono che le temperature medie globali stanno crescendo da un secolo a questa parte: lo fanno sempre più rapidamente e a 'salti'. Fra il 2000 e il 2010, ad esempio, sono cresciute più lentamente di quanto è accaduto negli ultimi 10 anni. Inoltre sta aumentando anche la variabilità delle temperature da un anno all'altro, con una maggiore escursione tra i valori più bassi e quelli più alti". Queste oscillazioni determinano una maggiore variabilità nelle precipitazioni, un fenomeno che ha un rilevante impatto sociale perché rende più difficile la gestione delle risorse idriche", continua l'esperto. "Abbiamo visto per esempio che negli ultimi 30 anni sono aumentate le precipitazioni nel nord Europa, mentre nel bacino del Mediterraneo sono aumentati gli episodi di siccità, le precipitazioni estreme e il rischio di incendi di vaste proporzioni".
Quello che succederà in futuro dipende solamente da noi. "Se smettessimo ipoteticamente domani di emettere CO2 - aggiunge Provenzale - le temperature medie globali potrebbero aumentare di poco meno di 0,5 gradi per poi stabilizzarsi e iniziare a scendere verso fine secolo. Ma se continuassimo a emettere CO2 ai ritmi attuali, è probabile che la temperatura aumenti di 3-4 gradi rispetto a oggi, amplificando i fenomeni estremi come alluvioni e incendi che hanno flagellato l'Italia in questi ultimi giorni".
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