Dai satelliti il primo atlante globale dei cerchi delle fate

Realizzato il primo atlante globale dei 'cerchi delle fate', ovvero quelle misteriose strutture circolari delimitate da un anello di erba alta che si formano tipicamente in terreni aridi e che resistono anche più di 20 anni.

Queste formazioni, note finora soltanto in Namibia e Australia occidentale, sarebbero in realtà presenti in più di 260 siti sparsi in tre continenti, come in Sahel, Sahara occidentale, Corno d'Africa, Madagascar, Asia sudoccidentale e Australia centrale. Lo indicano le immagini satellitari analizzate grazie a modelli di intelligenza artificiale da un team spagnolo guidato dall'Università di Alicante. I risultati sono pubblicati sulla rivista dell'Accademia americana delle scienze, Pnas.

"Il nostro studio - spiega uno degli autori, Manuel Delgado Baquerizo - fornisce la prova che i cerchi fatati sono molto più comuni di quanto si pensasse, il che ci ha permesso, per la prima volta, di comprendere a livello globale i fattori che influenzano la loro distribuzione". Dai dati raccolti emerge che la presenza dei cerchi fatati è associata a una serie di caratteristiche del suolo e del clima, come il basso contenuto di azoto e una piovosità media inferiore a 200 millimetri all'anno.

"Questo studio ha preso in considerazione molteplici variabili finora non considerate, come l'albedo e lo stato delle falde acquifere", sottolinea il collega Jaime Martínez-Valderrama. "Si tratta di un fattore particolarmente rilevante, poiché lo sfruttamento massiccio delle acque sotterranee nelle zone aride del mondo, compresi i deserti, potrebbe disturbare queste formazioni".

L'auspicio dei ricercatori è che l'atlante dei cerchi delle fate e il relativo database potranno essere utili per capire se questa particolare disposizione della vegetazione offre una maggiore resistenza ai cambiamenti climatici e se questi cerchi possano essere considerati come indicatori delle condizioni di salute dell'ecosistema.

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