Covid, scendono a 21 le province in fase di crescita

Scende a 21 il numero delle province in cui l'epidemia di Covid-19 è in fase di crescita e appartengono a quattro gruppi fra Piemonte e Liguria, in Friuli Venezia Giulia e due lungo la costa adriatica, fra Emilia Romagna e Marche e fra Marche e Abruzzo. Lo indicano le analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell'istituto per le Applicazioni del Calcolo 'M.Picone', del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), "aggiornati al primo dicembre, ultimo giorno in cui il governo ha reso disponibili i dati".

"Notiamo che l'aumento della diffusione dell'epidemia atteso nella stagione autunnale è effettivamente avvenuto - rileva Sebastiani - ed è caratterizzato dalla presenza di cluster spaziali di province, da aumenti ripetuti contenuti in ampiezza e intervallati da stasi, e dall'assenza di una fase di crescita esponenziale, come invece era avvenuto a fine anno 2021 per la diffusione della nuova variante Omicron. Comunque, il susseguirsi di queste fasi di espansione epidemica sta inducendo un aumento lineare dell'occupazione dei reparti ospedalieri e dei decessi".

Il matematico osserva che "l'analisi delle differenze settimanali delle sequenze dell'incidenza giornaliera dei positivi totali a entrambi i tipi di test nelle 107 province italiane, indica che, rispetto al 17 novembre, sono scese a 21 le province in fase di crescita".
Queste province, prosegue l'esperto, appartengono a quattro cluster di province confinanti. Il più grande è al confine Nord-Ovest e comprende le province di Asti, Biella, Cuneo, Novara, Torino, Genova, Imperia, La Spezia, Savona, Piacenza e Massa Carrara. Il più piccolo è al confine nord-orientale, con le province di Gorizia e Udine. Ci sono poi due cluster lungo la costa adriatica e quasi contigui fra loro: il primo comprende le province di Forlì-Cesena, Rimini, Pesaro-Urbino; il secondo comprende le province di Fermo, Ascoli Piceno, Teramo, Chieti e Pescara.

Ecco di seguito i valori dell'incidenza settimanale (numero di casi per 100.000 abitanti) fino al primo dicembre per nelle 107 province italiane:
- fra 800 e 900: Rovigo (900);
- fra 700 e 800: Padova e Vicenza (710), Ferrara (700);
- fra 600 e 700: Venezia (630), Treviso e Forlì-Cesena (610);
- fra 500 e 600: Verona (580), La Spezia e Mantova (570), Pescara e Teramo (550), Reggio Emilia, Ancona, Pordenone, Lodi, Genova e Fermo (530), Ravenna (520), Massa Carrara, Bologna e Pavia (510), Gorizia e Cremona (500);
- fra 400 e 500: Torino, Udine e Ascoli Piceno (490), Monza e della Brianza, Lucca, Latina e Rimini (470), Chieti (460), Livorno, Brescia e Belluno (450), Piacenza (440), Macerata, Trieste, Milano e L'Aquila (430), Modena e Asti (420), Parma, Alessandria e Imperia (410), Pisa (400);
- fra 300 e 400: Como (390), Vercelli e Savona (380), Novara, Lecce e Terni (370), Roma e Varese (360), Biella e Grosseto (350), Perugia, Pesaro e Urbino (340), Pistoia e Lecco (330), Firenze (320), Bergamo e Rieti (310), Arezzo, Siena e Verbano-Cusio-Ossola (300);
- fra 200 e 300: Catanzaro, Frosinone, Cuneo, Prato e Campobasso (280), Trento (270), Salerno e Caserta (260), Aosta (250), Cagliari, Reggio Calabria e Brindisi (240), Avellino, Benevento, Enna e Trapani (230), Ragusa, Catania e Palermo (220), Napoli, Messina e Viterbo (210), Sassari (200);
- fra 100 e 200: Foggia, Nuoro, Caltanissetta, Bari, Siracusa e Taranto (190), Bolzano e Isernia (180), Potenza, Oristano, Vibo Valentia e Sud Sardegna (170), Agrigento (160), Cosenza (150), Barletta-Andria-Trani (140), Sondrio (120), Matera (110), Crotone (100).

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