Presentato ‘Garbin’ di Carlo De Bei: un album musicale che suona Blues e parla dialetto chioggiotto

(Arv) Venezia 19 set. 2023  - È stato presentato oggi a palazzo Ferro Fini l’album musicale ‘Garbin’, di Carlo De Bei, in collaborazione con Alberto Boscolo Agostini, cantato in dialetto chioggiotto, coniugato sapientemente con il Blues. Dieci brani, dieci storie che rispecchiano altrettanti stati d’animo.

Ha dialogato con gli artisti il giornalista e critico musicale Giò Alajmo, che ha sottolineato i punti di forza dell’album, ricordando come il Blues “è una forma musicale estremamente semplice ma non certo facile da eseguire, in quanto obbliga a fare sintesi, a dare un valore enorme a poche note”. Per Alajmo “il dialetto chioggiotto ha dimostrato di avere una capacità di adattamento straordinaria alla musicalità Blues”.

Il presidente della commissione consiliare Cultura,  Francesca Scatto  (Lega-LV), ha introdotto l’evento ringraziando i colleghi “Sonia Brescacin e Marco Dolfin per aver fortemente voluto presentare qui a palazzo Ferro Fini l’album ‘Garbin’, un’opera unica nel nostro panorama musicale, scritto in dialetto chioggiotto. Proprio il dialetto, la lingua locale, riveste un’importanza identitaria fortissima. Il linguista Manlio Cortellazzo, nel 1992, sosteneva che, per imparare una lingua, non si dovesse cancellare il dialetto ma sapersi confrontare con esso. Dopo aver presentato – qualche mese fa - presso la sede del Consiglio regionale del Veneto, il libro di Renzo Cremona ‘Grammatica chioggiotta’, oggi con ‘Garbin’ continuiamo questo ‘filone chioggiotto’ aggiungendo un nuovo prezioso tassello. Perché ‘Garbin’ non è semplicemente un disco musicale, ma una fotografia vivida di cosa significa nascere e vivere a Chioggia, una realtà che, sia pure incastonata nella laguna veneta, conserva una propria identità non assimilabile a nessun’altra. E il linguaggio dell’album non poteva che essere il Blues, arricchito da riferimenti Folk, che è ‘il dialetto della musica’ in quanto ha una struttura estremamente semplice che consente di esprimere quello che si vuole, con immediatezza; e proprio la semplicità è una caratteristica di noi veneti, che amiamo dire le cose come stanno, senza tanti giri di parole. ‘Garbin’ è più di un album, è un vero e proprio romanzo musicale tutto da scoprire, un’opera indimenticabile. E quando si parla di Cultura a casa nostra, è un’esperienza ancora più bella e soddisfacente”.

Per il presidente della commissione consiliare Sanità e Sociale,  Sonia Brescacin  (Lega-LV), “E’ un grande piacere avere qui a palazzo Ferro Fini Carlo De Bei, che ho avuto il piacere di conoscere durante un concerto Blues in provincia di Treviso e che mi ha veramente colpito per la sensibilità nel cantare e per il grande talento come musicista. De Bei merita tutta la nostra attenzione perché, con questo disco, dimostra di aver creduto nella musica colta e non vi è nulla di improvvisato. Non lo si può definire solo come un chitarrista o cantante, ma come artista a tutto tondo che ha saputo utilizzare le chiavi della cultura musicale Nord americana creando una vera e propria simbiosi tra la cultura Blues e quella di uno dei dialetti del nostro Veneto: quello di Chioggia”.

Il consigliere  Marco Dolfin  (Lega-LV), Capo dipartimento Pesca, ha esordito citando la risposta che Jimi Hendrix diede alla domanda del giornalista Jay Ruby sulla definizione del termine ‘Blues’:  ‘Ognuno ha un suo Blues, non ci interessa dargli un nome, tutti abbiamo un Blues da donare agli altri…’  Ci sono infatti vari tipi di Blues e quello di Garbin odora di salmastro, di mare e laguna. Garbin è anche il nome che in laguna si dà al vento di Libeccio, non molto gradito perché non favorevole alla pesca. È un disco scritto durante il lockdown in cui il dialetto chioggiotto, lingua della laguna, diventa un Blues raffinato e al contempo ruvido, con puro accompagnamento di sole chitarre. De Bei nasce a Chioggia, ma è un artista apprezzato a livello nazionale. Comincia a suonare la chitarra da autodidatta, la chitarra come compagna insostituibile nella sua vita. È accompagnato dal grande chitarrista blues Alberto Boscolo Agostini, sono cugini e fratelli di sangue, per le esperienze musicali comuni. Garbin è stato definito da alcuni critici un ‘gioiello musicale’, che ci trasporta emozionandoci nell’essenza dell’essere umano. Ma tornando al disco e ai contenuti dei testi, ci troviamo dentro storie di uomini, con i loro dubbi e sofferenze. Anche la rabbia, per un mondo che sta smarrendo i valori di un tempo, e infine, ma non ultima, la speranza”.

Carlo De Bei  ha ammesso che “la scelta di cantare in dialetto chioggiotto è stata una grande sorpresa per me: non mi sarei mai aspettato che potesse coniugarsi così bene con generi musicali come Blues e Folk, che hanno origine in America. E invece sono pienamente soddisfatto dei risultati: non ho dovuto fare ‘sacrifici’, tutto è venuto in modo naturale. L’album, scritto a marzo 2020, racconta storie di vita degli ultimi anni”.

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