Presentato in Consiglio regionale il libro di Gianluigi Ceruti sul mito del fiume Po


Dal mito alla storia, il Polesine ritrova la propria centralità riappropriandosi delle origini del delta padano. Così la consigliera regionale Laura Cestari (Lega-Lv) ha voluto inquadrare la presentazione a palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, del volume “Fetonte, il mito del fiume Po - Alle origini del Delta padano” a cura di Gian Luigi Ceruti (Edizioni Agorà). Il volume, che si avvale dei contributi di Leobaldo Traniello e Roberta Reali e delle fotografie di Roberto Bottari, dà spazio alle ultime ipotesi degli studiosi e alle più recenti scoperte archeologiche legate al territorio del fiume Po, facendo nel contempo conoscere il mito di Fetonte attraverso le opere d’arte che, nei secoli, lo hanno alimentato e reso immortale.
La letteratura, innanzi tutto: prima greca, poi latina e infine italiana. I primi a parlare della leggenda del figlio del Sole che perse il controllo dei cavalli alati del carro paterno, furono i grandi scrittori, da Ovidio nelle Metamorfosi a Dante Alighieri nella Divina Commedia. Ma anche tragediografi, storici e geografi come Eschilo, Euripide, Erodoto, Strabone. Nel corso dei secoli la leggenda cosmogonica ha ispirato poemi, drammi teatrali e componimenti musicali, ma soprattutto un numero eccezionalmente elevato di opere artistiche di grandi autori che vanno da Michelangelo a Picasso, da Tiepolo a Braque, da Guido Reni a Derain. Opere che vengono restituite attraverso il vasto repertorio iconografico che accompagna il testo, in un suggestivo viaggio attraverso le parole e i colori degli artisti che, in ogni epoca, sono rimasti affascinati dal mito che narra della nascita di un luogo misterioso e affascinante qual è oggi il Delta del Po.
“Fetonte poteva precipitare ovunque, ma il carro, secondo quanto sostengono gli studiosi, finì nel Po all’altezza di Crespino, in provincia di Rovigo”, afferma l’autore Gianluigi Ceruti, avvocato, deputato dal 1987 al 1992, vicepresidente nazionale di Italia Nostra negli anni ’80, presidente della Consulta tecnica nazionale per le aree naturali protette e ‘padre’ della legislazione nazionale sui parchi naturali. "Le scoperte archeologiche di Frattesina, in Polesine – spiega Ceruti - testimoniano che qui passava la via dell’ambra (le lacrime delle sorelle di Fetonte). I veneti venivano dall’Asia Minore. Dopo la guerra di Troia si rifugiarono nelle zone più nascoste dell’Adriatico, come il Delta del Po. Qui, nella locomotiva (che poi è un carro) del Nord Est, hanno svolto attività produttive importanti, andavano nel Baltico a prendere l’ambra e lavoravano gioielli come le ‘perle di Tirinto’ decantate nell’antichità".
“La rilettura della tragica storia di Fetonte, tra mito e storia, contiene tutte le sfide della modernità”, ha commentato il presidente del Consiglio veneto Roberto Ciambetti. “Nell’antichità il delta del Po è stato un importante crocevia di popoli e di traffici, il punto di convergenza tra le via dal Baltico e quella danubiana che, attraverso Drava e Danubio arrivava al Mar Nero. Il Golfo di Venezia, l’Alto Adriatico, è un grande hub della storia, un punto d’incontro di rotte antiche e di merci preziose, di popoli diversi, di grandi figure della storia e della cultura, è la porta d’Europa. Il mar Adriatico non è un mare che divide, ma un golfo che unisce”.
La rilettura del mito su più piani e a più voci, proposta da Ceruti e dagli altri coautori, trova conferma nel saggio di Roberta Reali, storica dell’arte, che si è soffermata sui disegni di Michelangelo dedicati a Fetonte, realizzati tra il 1533 e il 1535, negli stessi anni in cui il grande artista dipingeva la cappella Sistina, attualmente conservati tra Venezia (le Gallerie dell’Accademia) e Londra (British Museum e Il castello di Windsor).
“Questo libro riscrive la storia del Polesine e del delta del Po – ha tirato le somme Ceruti, di fronte ad una folta pattuglia di amministratori di comuni polesani - Un centinaio di artisti di fama mondiale, e opere conservate nei musei più importanti del mondo hanno raccontato la caduta di Fetonte e il pianto delle sorelle Eliadi dando rappresentazione immortale alla storia straordinaria di queste comunità antichissime che hanno dato vita ad una civiltà colta e raffinata, prima del Mille avanti Cristo, da Fratta a Crespino, da Grignano ad Adria. Città che, non a caso, ha dato il nome al mare sul quale si affacciava”.

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