COMUNICATO STAMPA - È dal 1979 che la Repubblica islamica dell'Iran conduce una persecuzione diffusa e sistematica volta a sradicare qualsiasi minoranza religiosa, a partire da quella bahá'í.
Negli ultimi mesi, però, si è verificato un forte aumento delle violazioni dei diritti umani : detenzioni ingiustificate, violenze e molestie sistematiche, pressioni economiche, incitamento all’odio, percosse.
I luoghi sacri e i cimiteri di proprietà di membri della comunità vengono continuamente confiscati, vandalizzati o distrutti, e molti bahá'í si ritrovano con case e altre proprietà private sequestrate o danneggiate dal governo.
Per questo la Comunità bahá'í d’Italia chiede al Ministro degli Esteri e a tutti i rappresentanti delle istituzioni italiane che si adoperino per la salvaguardia dei bahá'í in Iran, affinché nessuno di essi venga più arrestato o perseguitato solo per la sua fede.
Ai giovani che si professano di fede bahá'í viene impedito l’accesso all’istruzione superiore . I bambini hanno il permesso di studiare, ma a scuola vengono sistematicamente scherniti dai compagni, e i maestri chiedono loro di abiurare la loro fede .
Chiunque si professi di fede bahá'í viene escluso dalla sfera pubblica e non può esprimere le proprie convinzioni. In molti sono costretti a subire continui interrogatori e a indossare cavigliere elettroniche .
Attualmente sono oltre una trentina i fedeli bahá'í detenuti ingiustamente nelle carceri iraniane. Nell’ultimo mese sono oltre 245 gli episodi di persecuzione di cui si ha notizia, secondo le fonti della Baha'i International Community (BIC).
Il 31 agosto, 14 ragazzi di fede bahá'í che si erano riuniti presso un’abitazione privata di Qaemshahr, nel nord dell’Iran, per studiare insieme il ruolo dell’educazione nel processo sociale, sono stati arrestati senza alcuna motivazione.
Le vittime, solitamente accusate di "propaganda contro lo stato" o "appartenenza a gruppi dissidenti”, in realtà hanno un’unica colpa: essere di fede bahá'í .
Il programma statale di persecuzione nei confronti dei cittadini bahá'í è persino riassunto in un vero e proprio memorandum del governo che risale al 1991 ed è tuttora in vigore. Questo documento, intitolato "La questione bahá'í", stabilisce linee guida specifiche per trattare con i bahá’í, e afferma che "[i] rapporti del governo con i [Bahá'í] devono essere in modo tale che il loro progresso e sviluppo siano bloccati ".
Delinea inoltre una serie di misure per limitare la vita educativa, economica e culturale dei bahá'í iraniani. L’obiettivo è chiaro: cancellare ogni traccia della fede bahá'í dalla storia , e non solo da quella dell’Iran. Il “registro nero” del governo riporta i nomi di appartenenti alle comunità bahá'í di tutto il mondo, Italia compresa.
L’aggravarsi della situazione ha provocato una condanna diffusa da parte delle Nazioni Unite, di diversi governi e di organizzazioni come Amnesty International, ma questo non basta.
Presente oggi in più di 200 nazioni, la comunità bahá’í è la realtà religiosa geograficamente più diffusa dopo il cristianesimo, con circa 8 milioni di credenti in tutto il mondo.
La storia della Fede bahá’í in Italia ha origine agli inizi del ’900 quando credenti bahá’í americani si fermarono nella penisola nei loro viaggi verso la Terra Santa.
Nel corso degli anni sono apparse le prime comunità, che si sono successivamente radicate nel territorio, dando origine a una struttura organizzativa progressivamente più complessa.
Sono circa 5000 oggi le persone in Italia che credono nei principi portati dal suo fondatore, Bahá’u’lláh , e si sforzano di applicarli nelle loro vite quotidiane: l’unità della famiglia umana e l’unità delle religioni, la libera e indipendente ricerca della verità, l’armonia tra la religione e la scienza, la parità tra l’uomo e la donna, l’abolizione di ogni forma di pregiudizio, sia esso di razza, religione, classe, ceto o genere e l’educazione obbligatoria universale garantita a ogni essere umano.
La comunità bahá’í italiana è rappresentata dall’Assemblea Spirituale Nazionale dei Bahá’í d’Italia, che nel 1966 ha ottenuto il riconoscimento come ente di culto ed è composta da nove membri eletti dai delegati dell’intera comunità italiana.
Animati da quello che i loro scritti definiscono “altruistico spirito di servizio”, i bahá’í italiani, come i loro correligionari di tutto il mondo, lavorano per l’esecuzione di un progetto di trasformazione spirituale e sociale. Il loro impegno trova espressione in una grande varietà di azioni e attività, che essi svolgono sia da soli sia collaborando con persone e istituzioni che condividono questi ideali.
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