CRV - Il Consiglio regionale del Veneto discute il bilancio di previsione 2022

CRV - Il Consiglio discute il bilancio di previsione 2022; voto atteso in serata

(Arv) Venezia 14 dic. 2021 –  E’ iniziata in mattinata nel Consiglio regionale del Veneto la discussione della legge di bilancio 2022, ultimo e decisivo provvedimento della manovra finanziaria della Regione Veneto. Il voto è atteso in serata. Sulle tabelle di bilancio, introdotte in aula dal presidente della commissione Bilancio  Luciano Sandonà  (Lega-Lv) le opposizioni hanno depositato oltre un centinaio di emendamenti: una cinquantina da parte del Veneto che Vogliamo, 35 da parte del Pd, 18 a firma Europa Verde, 13 dal Movimento 5 Stelle.  A questi si aggiungono 7 emendamenti depositati da Forza Italia. La Giunta oggi ha presentato la controproposta emendativa, con variazioni al bilancio che ammontano a circa 160 milioni di euro, in parte a riscontro delle integrazioni apportate dall’aula alla legge di stabilità e al collegato.

Il bilancio della Regione per l’anno che verrà ammonta a poco più di 17 miliardi di euro, di cui quasi 10 legati vincolati a sanità e sociale; il resto si suddivide tra fondi vincolati e spese obbligatorie. Per le politiche di bilancio a libera allocazione le risorse disponibili si riducono a 60 milioni.

“Questo è un bilancio blindato, di ordinaria amministrazione - ha rilevato  Vanessa Camani  (Pd), correlatrice in aula - L’austerity, superata in Europa e a Roma, rimane solo in questa regione; il Veneto continua a costruire la propria programmazione di spesa rinunciando all’indebitamento, con l’obiettivo di minima di tenere i conti in ordine, e facendo affidamento solo su risorse esterne, il Pnrr e i fondi Ue”. Tre le scelte che, per la relatrice di opposizione, irrigidiscono i conti della Regione: ammortizzare il debito contratto e non pagato, il rientro sull’anticipazione di liquidità degli anni 2013-14 e i derivati acquistati nel 2003 e del 2006 che continuano a generare flussi negativi. Per Camani la Regione Veneto si autopreclude il ricorso all’indebitamento: “L’unico investimento pagato con il ricorso a mutui sono i Giochi olimpici 2026. Eppure questa regione avrebbe una capacità di indebitamento pari a 290 mln di euro nel 2022. La scelta del rigore, di fare affidamento solo sulle risorse date, impone alla regione di procedere come al solito, nonostante i veneti da due anni siano alle prese con gli effetti dirompenti della crisi pandemica. Ma l’attuale crisi economica e sociale non può più essere affrontata con l’ordinaria amministrazione”. “Ma ora alcuni nodi stanno venendo al pettine – ha avvertito la vicepresidente della commissione Bilancio - come il pagamento del canone al concessionario per la Superstrada pedemontana Veneta (2,4 mln di euro per un mese di apertura e oltre 30 mln di euro per il primo triennio) o i preventivi in continua crescita per le opere previste per le Olimpiadi invernali 2026, con inevitabile impatto sulle garanzie offerte dalla Regione”. Nella propria analisi Camani ha puntato i riflettori sul “poco che c’è”,  le poche voci qualificanti indicate dalla Giunta e “peraltro sottofinanziate”: “I 31 mln stanziati per i nidi e le scuole paritarie sono gli stessi del 2021 e non tengono conto dei maggiori costi creati dalla pandemia da Covid, costi che si scaricano soprattutto sui Comuni; i 6,5 mln per le borse di studio universitarie (stessa cifra degli anni precedenti) non tengono conto che le famiglie si sono impoverite e che le disuguaglianze sono cresciute; i fondi per la cultura previsti per il 2022 arrivano più o meno ai livelli della spesa prevista per il 2021, come se la pandemia non avesse messo in ginocchio il settore della cultura e dello spettacolo; e di fronte alla forte flessione dell’occupazione femminile in ‘era Covid’, il bilancio dedica ‘zero euro’ al rifinanziamento della legge per l’imprenditoria femminile. L’unica speranza per questo bilancio sta nell’aiuto che arriverà da fuori, dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e dai fondi Ue. Per Camani, in questa fase di grande incertezza “servirebbe un nuovo piano di sviluppo industriale, fondato su investimenti pubblici, per sostenere ricerca e competitività d’impresa, formazione e lavoro, e per investire sui settori strategici. Il Veneto sta perdendo terreno sulla moda, sulla logistica, sull’automotive, mancano investimenti strategici di prospettiva mirati ad accompagnare la transizione futura. Servirebbe investire su famiglia, natalità e giovani, invecchiamento della popolazione e non autosufficienza, ma nelle politiche di spesa della Regione non c’è nulla per sostenere la genitorialità, per le case di riposo, per far rientrare i cervelli e i talenti migrati all’estero”.

La capogruppo di Forza Italia  Elisa Venturini  ha fatto ricorso alle parole del presidente degli Stati Uniti Roosevelt (“ fai quel che puoi, con quello che hai, nel posto in cui sei ”) per esprimere la condivisione e il sostegno del proprio gruppo al bilancio della Giunta. Un bilancio che la consigliera forzista ha definito “fortemente condizionato dall’ Europa, dalla pandemia, dall’autonomia che ancora non c’è,  “ma che rappresenta una sfida per il Veneto e i veneti. ” “In questo bilancio c’è un indebitamento fino a 300 mln per il polo della salute di Padova, a riprova della scelta di investire su scienza e ricerca – ha elencato Venturini -  Llinvestimento di 85 mln per le Olimpiadi è un’occasione per rendere attraente il territorio e creare indotto economico, i 64 mln per la formazione professionale sono il segno di come il Veneto guardi al lavoro come fattore di crescita e ricchezza”. “Il Veneto è una realtà virtuosa, di eccellenze, e quindi non è premiato nella redistribuzione delle risorse pubbliche. Se i veneti domani vorranno più servizi, servirà più spesa pubblica. È dal 2010 che lo Stato sta facendo pesare sugli enti locali le manovre di finanza pubblica, e prossimamente sarà l’Unione europea – ha avvertito – che ci chiederà conto di come saranno state spese le risorse del Next generation Eu”.

Il portavoce dell’opposizione  Arturo Lorenzoni  ha bollato il documento previsionale “un bilancio ordinario, debole e inadeguato, che non interpreta la straordinarietà di questa fase storica”. “Basterebbe – ha aggiunto - avere il coraggio di aumentare le tasse al 2,3 per cento più ricco dei contribuenti per migliorare i servizi al 97 per cento della popolazione; e fare ‘debito buono’ che ci consenta di efficientare i costi, di abbassare la spesa e di liberare quindi risorse per i servizi ai cittadini”. “Non dobbiamo stupirci se il Veneto ha perso attrattività – ha ragionato Lorenzoni, citando  “gli oltre 12 mila cittadini se ne sono andati nel 2020 dal Veneto, diventata la prima regione per emigrazione in Italia in rapporto al numero di abitanti; il basso livello di retribuzioni che vede il Veneto scivolare all’ottavo posto nella classifica delle regioni; i grandi investimenti per la ricerca emigrati altrove, come il progetto DTT sull’energia nucleare finito a Frascati, le risorse per la cultura, anche se parzialmente ripristinate rispetto ai tagli iniziali, inferiori a quelle dell’anno in corso”.

Elena Ostanel  (Il Veneto che Vogliamo) ha illustrato il senso del proprio ‘pacchetto’ emendativo, focalizzato a rimpinguare i capitoli della cultura e dello spettacolo. “Forse questi emendamenti appartengono al ‘libro dei desideri’ -  ha premesso la vicepresidente della commissione Cultura – ma ci sono settori, come le sale cinematografiche, dove la posta di bilancio dovrebbe essere moltiplicata almeno per tre per essere dignitosa”. Tra le proposte emendative al bilancio  Ostanel ha caldeggiato maggiori risorse per i consultori familiari, per averne uno ogni 20 mila abitanti, per le politiche a sostegno della famiglia e della natalità, per la medicina territoriale e i medici di base, per la salute mentale.

Il dibattito sul bilancio e la discussione della manovra emendativa riprende nel pomeriggio.

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