Terzo settore, al registro unico iscritti 1.253 enti bergamaschi

La riforma. Nel 1° semestre 2023 previste 2.300 istanze in più da lavorare Bianchi (Csv): associazioni indispensabili per la tenuta del tessuto sociale.

A poco più di un anno dall’effettiva operatività del Registro unico nazionale del Terzo Settore (Runts) introdotto dalla riforma del Terzo Settore sono 1.253 gli enti del Terzo Settore (ets) bergamaschi iscritti a questo registro. A questi se ne aggiungono altri 116 che stanno completando le diverse fasi di istruttoria per potersi iscrivere.

Un dato che raffrontato al novembre 2021, prima dell’entrata in vigore del Runts, ci dice che i numeri sono in leggero calo rispetto al passato ma restano comunque significativi: dei 1.336 enti iscritti ai vecchi registri 1.127 sono trasmigrati nel nuovo registro unico, 61 hanno ritirato la registrazione per diversi motivi, 70 si sono sciolti o non hanno voluto iscriversi al Runts, 29 non sono stati accettati per mancate integrazioni della documentazione o per termini scaduti, 49 sono ancora in fase di istruttoria.

Tante nuove richieste

Dall’avvio del nuovo registro sono, inoltre, state presentate 253 nuove domande di iscrizione: 48 sono organizzazioni di volontariato, 120 associazioni di promozione sociale, 82 ets generici e 3 enti filantropici.

«Il dato significativo è che ci sono tante nuove domande, che dimostrano che il Terzo Settore continua a muoversi ed evolve» spiega Damiano Amaglio, consigliere delegato all’associazionismo e al volontariato della Provincia di Bergamo che è l’ente preposto alla gestione del Runts a livello locale. «Il registro non fotografa una situazione statica e pregressa, ma è in continua evoluzione, con tutto il lavoro che questo comporta. Non dimentichiamo che questo processo non si conclude con l’ingresso dell’ente nel Runts: entro 90 giorni dall’iscrizione gli enti devono presentare istanza di integrazione e depositare i bilanci. Un adempimento che si ripete ogni anno. Questo significa che nel primo semestre del 2023 si prevedono 2.300 istanze in più da lavorare», prosegue Amaglio. «Posso dire che su Bergamo possiamo essere orgogliosi del lavoro fatto e della rapidità con cui abbiamo espletato le pratiche. La struttura tecnica della Provincia è stata capace di organizzare il lavoro in modo efficace».

Amaglio, delegato della Provincia: «Il settore continua a muoversi e ad evolvere»

Un sistema complicato

Un sistema certamente complicato: «Ogni cambiamento porta con sé delle difficoltà, e questo ha portato con sé livelli di complessità che forse non avevamo mai visto prima – racconta il presidente del Centro di servizio per il volontariato di Bergamo, Oscar Bianchi -. In questi mesi abbiamo accompagnato moltissime associazioni nell’affrontare questo delicato passaggio con servizi di varia tipologia. Le associazioni, che spesso stanno invecchiando, fanno fatica a gestire le novità: per questo li aiutiamo in diversi modi a proseguire nelle loro attività, perché il loro servizio è indispensabile per la tenuta del tessuto sociale delle nostre comunità. Come Csv continuiamo ogni giorno ad essere al loro fianco».

Un problema su tutti è quello della digitalizzazione, sottolineato anche dalla Provincia: «Il registro viaggia esclusivamente su una dimensione digitale, per cui sono necessari strumenti come pec, spid e firma digitale. Questo non è un tema da trascurare se pensiamo all’età media dei volontari o alla forte presenza di tante piccole realtà associative che non dispongono di tutti gli strumenti che hanno le grandi organizzazioni».

Numeri in leggero calo rispetto al passato, ma restano comunque significativi

Un mondo variegato

I numeri descritti sono importanti, ma coprono solo una parte del variegato mondo del volontariato e del terzo settore bergamasco: basti pensare che secondo gli ultimi dati Istat le associazioni in provincia di Bergamo sono più di 4.000. «Non dobbiamo dimenticarci che il volontariato - spiega ancora Bianchi - non è solo quello che rientra dentro a questo registro, ma c’è tutto un mondo che sta fuori: associazioni costituite che non hanno i requisiti per rientrare nel Runts o che non vogliono farlo, gruppi informali che si impegnano su diversi fronti ma che non sentono l’esigenza di formalizzare la propria struttura, reti di quartiere e cittadini attivi. Sono realtà altrettanto importanti per il nostro territorio e che vanno sostenute e accompagnate nel loro servizio tanto quanto quelle iscritte al Runts. È importante comprendere le loro motivazioni, le loro esigenze e di conseguenza l’opportunità o meno che anche loro entrino in questo registro».

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