
Volontariato / Bergamo Città
Giovedì 27 Marzo 2025
Marlisa, dalla famiglia affidataria all’esperienza di una nuova vita
I «care leavers». Una bergamasca di 21 anni alla conferenza nazionale dei giovani che hanno vissuto parte dell’infanzia fuori dal nucleo d’origine.
Si apre oggi all’Istituto degli Innocenti di Firenze la Sesta Youth conference nazionale promossa dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali: un appuntamento annuale inserito nel progetto di sperimentazione nazionale Care leavers, «Crescere verso l’autonomia», che vedrà protagonista anche una giovane care leavers bergamasca, Marlisa Sarpong. Marlisa ha 21 anni, vive a Bergamo nel quartiere di Monterosso dopo aver abitato per tanti anni in Valle Imagna, ed è una care leavers. I care leavers sono ragazzi e ragazze che durante la minore età sono stati allontanati dalla propria famiglia di origine e che hanno vissuto parte della loro infanzia in una famiglia affidataria o una struttura di accoglienza.
Essere pienamente adulti
Al compimento dei 18 anni, se non c’è un provvedimento di prosieguo, escono dal sistema di tutela e spesso non ritengono coerente con il loro percorso di crescita il rientro nella famiglia di origine: si trovano quindi ad affrontare molte sfide che solitamente i loro coetanei vivono molto più tardi. Sono chiamati ad essere pienamente adulti, anche se adulti non lo sono ancora. Il progetto attivato dal ministero ha l’obiettivo di accompagnare questi giovani nel loro percorso di autonomia, senza lasciarli soli anche dopo il compimento dei 18 anni.
«Quando avevo 12 anni, insieme ai miei fratelli, sono stata affidata ad una famiglia di Rota Imagna perché in quel momento i nostri genitori biologici non riuscivano a prendersi cura di noi - racconta Marlisa -. I miei genitori affidatari mi hanno aiutato moltissimo e li ringrazio sempre per quello che hanno fatto per me. Non sarei la persona che sono oggi se non avessi vissuto questa esperienza».
Un punto di riferimento
Una volta raggiunta la maggiore età, per Marlisa l’esperienza dell’affido si è chiusa: la famiglia affidataria resta per lei un importante punto di riferimento nei momenti di fatica ma anche quando c’è una gioia da condividere, ma era arrivato il momento di sperimentare l’autonomia. «A 19 anni ho iniziato l’esperienza di care leavers, accompagnata dai servizi dell’Ambito territoriale Valle Imagna Villa d’Almè. Noi care leavers abbiamo in comune passati complessi e il tentativo di adattarci ad una nuova vita: a diciotto anni ci considerano adulti, ma in realtà dobbiamo capire come muoverci nel mondo e come gestire le responsabilità a cui siamo chiamati». Da due anni ormai è commessa in un negozio e si è trasferita in un appartamento dove vive in autonomia. In questo percorso di crescita anche il volontariato ha avuto per Marlisa un ruolo importante: quando era in seconda media ha iniziato a frequentare il Gruppo Alpini di Almenno San Bartolomeo partecipando ai campi estivi organizzati per i giovani; a 14 anni è diventata a tutti gli effetti una volontaria iniziando ad aiutare il gruppo durante le feste ma anche accompagnando i ragazzi più piccoli nelle esperienze dei campi e dei bivacchi in natura insegnando il rispetto per l’ambiente.
Superare i propri limiti
«Per me anche questa è stata una sfida, che mi ha aiutato a superare i miei limiti e a sviluppare competenze di problem solving, ma che mi ha anche permesso di conoscere persone fantastiche che hanno lasciato il segno». Tutte abilità e risorse che le sono servite anche nel percorso di care leavers. Da oggi e fino a sabato Marlisa rappresenterà i giovani della Lombardia all’incontro nazionale, e in particolare l’Ambito territoriale Valle Imagna Villa d’Almè al quale fa riferimento. L’Ambito, infatti, da quattro anni è attivo nell’attuazione del programma a livello locale.
Portare la propria voce
Marlisa sarà una delle tre rappresentanti della Regione Lombardia, portando la propria voce e l’esperienza diretta di chi sta vivendo un percorso di autonomia supportato dal programma. La conferenza sarà l’occasione per confrontarsi con ragazzi e ragazze che in tutta Italia stanno vivendo questa esperienza, ma anche per far sentire la propria voce e restituire ai promotori punti di forza, criticità e possibili miglioramenti. «Un’occasione importante per me, perché incontrarsi con chi ha vissuto un passato simile ti fa sentire meno solo e il confronto aiuta a trovare modi per affrontare le difficoltà».
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