Volontariato / Pianura
Giovedì 06 Febbraio 2025
Gli aiuti umanitari nel mondo ascoltando i bisogni delle persone
L’ASSOCIAZIONE. Africa 2000-Italia 2016 Odv è nata da un gruppo di famiglie di Arcene. Il presidente Maurizio Quirico: rendiamo autonomi i beneficiari.
Tutto iniziò nel 1986, o forse anche prima. Quell’anno ad Arcene un gruppo composto da una decina di famiglie decise di approfondire il tema degli aiuti umanitari internazionali. Tra queste famiglie c’era anche quella di Maurizio Quirico.
Era sindacalista della Cisl di Bergamo e l’impegno per il sociale era parte integrante della sua vita, sostenuto anche dalla moglie. «Io sono figlio di un partigiano - racconta - che portava di nascosto le bombe a mano dalla Geromina fino a Canonica d’Adda mentre andava a lavorare. Sono entrato in fabbrica a 16 anni, nel gennaio 1960; a 18 ero nel Consiglio di fabbrica e da quel momento mi sono sempre impegnato nel sociale. Da solo non avrei potuto dedicare così tanto tempo della mia vita agli altri: ho avuto la fortuna di trovare una persona che ha sempre condiviso con me questo impegno e quello che ho fatto, in Italia e all’estero».
Gli aiuti internazionali
L’attenzione al territorio bergamasco si è presto coniugata con quella per le zone del mondo più povere e in difficoltà. «L’idea di approfondire il tema della cooperazione internazionale nacque perché un padre missionario originario di Arcene in quel periodo stava operando in Congo e ci raccontò che voleva provare a cambiare il modello degli aiuti internazionali». Questo incontro permise alle famiglie di addentrarsi nel complesso mondo della cooperazione internazionale, sia religiosa che laica, e di comprendere che il loro contributo avrebbe potuto essere molto utile. Nacque così l’associazione Africa 2000, di cui Quirico oggi è ancora il presidente.
Da quel momento Quirico iniziò i suoi viaggi nelle zone più disparate del mondo, per conoscere i territori, comprendere i bisogni e costruire i percorsi giusti per aiutarli a stare meglio. Oggi ha 80 anni e da 40 viaggia incessantemente. Per immaginarsi quanti devono essere stati questi viaggi, basti pensare che è stato più di 70 volte solo in Senegal. Il nome dell’associazione può trarre in inganno e lasciar pensare che operi solo in Africa. In realtà quello è stato solo il primo continente da cui sono partiti i progetti di aiuto umanitario, ma negli anni l’associazione ha operato anche in Sud America ed Europa. Sei sono gli stati coinvolti dai progetti in Africa, che resta il fulcro di maggiore attività. Quattro quelli del Sud America.
«Noi vogliamo stare il meno possibile nella stessa comunità perché siano le persone del posto a prendere in mano il proprio futuro. Li accompagniamo, forniamo loro gli strumenti, ma li rendiamo autonomi»
In Europa, invece, l’associazione si è trovata ad operare in Bosnia nel 1993 nel periodo del conflitto, in Ucraina e in Italia dopo il terremoto del 2016 e durante l’emergenza Covid-19. Questo ha spinto a modificare il nome e oggi l’associazione è diventata «Africa 2000-Italia 2016 Odv». «In tutti questi anni ci siamo costruiti un’esperienza diretta e un metodo di lavoro che si differenzia dal modo classico di fare cooperazione internazionale - spiega Quirico -. Noi vogliamo stare il meno possibile nella stessa comunità perché siano le persone del posto a prendere in mano il proprio futuro. Li accompagniamo, forniamo loro gli strumenti, ma li rendiamo autonomi». La maggior parte degli interventi dell’associazione è, così, indirizzato alla formazione professionale. «Ci mettiamo nella condizione di ascoltare le persone che abitano i luoghi in cui ci troviamo ad operare, per comprendere al meglio i loro bisogni».
Volontari e finanziatori
Oggi l’associazione conta 10 volontari e finanziatori, che sostengono le attività. In questo momento stanno completando un progetto in Brasile, nello stato del Minas Gerais: «Qui stiamo collaborando con un gruppo di “senza terra” per ristrutturare un edificio abbandonato e trasformarlo in un laboratorio per la trasformazione dei prodotti agricoli della comunità». Contemporaneamente nel Sud Bahia hanno da poco completato la realizzazione di una biblioteca comunitaria che faccia da centro per la formazione professionale dei più giovani.
«Ci piacerebbe poter tornare anche in Ucraina, visto tutto quello che è successo negli ultimi anni. Abbiamo letto sui giornali della situazione dei minori ospitati in Valle Imagna: ci mettiamo a disposizione dei sindaci e delle istituzioni, perché l’eventuale rientro in patria di questi ragazzi possa essere accompagnato da un progetto che li accompagni nella crescita formativa professionale e dia vita a percorsi di sviluppo di quei territori».
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