Volontariato / Bergamo Città
Giovedì 17 Febbraio 2022
Capitale italiana del volontariato, per Bergamo occasione di crescita
Abbiamo 4.300 associazioni e 104.536 volontari. Il sindaco Gori: nuovi modelli di welfare dei territori. Oscar Bianchi (Csv): possiamo rigenerare la cultura della solidarietà.
4.768: è questo il numero delle istituzioni non profit a Bergamo. Il 90% sono associazioni, pari a circa 4.300, e i volontari sono 104.536. Sono dati che raccontano come la provincia bergamasca sia una terra di persone che si mettono al servizio degli altri, silenziosamente e senza chiedere nulla in cambio. Si è visto anche durante i mesi più duri dell’emergenza pandemica, quando nonostante le difficoltà Bergamo è riuscita ad andare avanti anche grazie all’impegno di moltissimi cittadini che si sono volontariamente messi a disposizione degli altri.
Il patrocinio dell’Anci
È per questi motivi che lo scorso 5 dicembre Csvnet, con il patrocinio dell’Anci, ha nominato Bergamo prima Capitale italiana del volontariato. «La nomina della nostra città a Capitale del volontariato 2022 – spiega il sindaco Giorgio Gori - è il riconoscimento non solo del grande impegno dei bergamaschi a favore degli altri, ma anche la vetrina di un sistema che, organizzato e spontaneo, genera un valore economico di oltre mezzo miliardo di euro, pari a quasi un punto e mezzo del Pil provinciale (secondo uno studio di qualche anno fa di Csv e Università di Bergamo). La Capitale è quindi anche l’occasione per mettere a sistema questo grande patrimonio della nostra città e della nostra provincia e costruire intorno e insieme ad esso nuovi modelli di welfare dei territori. In questo senso, la pandemia ha attivato nuove energie nella nostra città, energie che è importante non vengano disperse e che, invece, vanno convogliate perché integrino i modelli di politiche sociali territoriali e di quartiere».
Il 2022 sarà un anno dedicato a chi si impegna in attività solidaristiche, durante il quale rimettere al centro del dibattito pubblico e delle nostre comunità il volontariato bergamasco e non solo. «Il nostro territorio è stato fortemente colpito dalla pandemia, ma ha reagito anche grazie ai suoi volontari – spiega Oscar Bianchi, presidente di Csv Bergamo -. La Capitale 2022 sarà quindi occasione per apprezzare il senso più profondo del volontariato, celebrarlo, portarlo nel cuore della comunità per renderlo disponibile ad altri, affinché possa rigenerare la cultura della solidarietà nei nostri territori. E allo stesso tempo sarà un anno in cui affrontare insieme quella transizione tra quello che è stato e quello che sarà dopo la crisi pandemica. Perché anche il volontariato non potrà più essere lo stesso».
Si comincia sabato prossimo con un convegno dal titolo «Il volontariato che cambia la sanità. Il tempo della relazione è tempo di cura». Un’occasione per riflettere insieme a tanti ospiti sul ruolo che il volontariato può giocare nei percorsi di cura delle persone. Offriranno il loro contributo: Oscar Bianchi, Andrea Costa, Giorgio Gori, Stefano Locatelli, Letizia Moratti (videomessaggio), Luigina Mortari, Telmo Pievani, Giacomo Poretti, Fabrizio Pregliasco, Giuseppe Remuzzi, Chiara Tommasini. L’incontro si svolgerà dalle 10 in presenza al Centro Congressi Giovanni XXIII di Bergamo e online sulla pagina Facebook «Capitale italiana del volontariato – Bergamo 2022»; alcuni degli ospiti interverranno in collegamento streaming. Per partecipare all’incontro in presenza è richiesta l’iscrizione sul sito bergamo.csvlombardia.it.«Csvnet e tutto il sistema dei Csv hanno voluto che la prima edizione della Capitale Italiana del Volontariato avesse il nome e il volto di Bergamo – afferma Chiara Tommasini, presidente dell’associazione nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato – L’appuntamento di sabato è l’avvio di un percorso che parlerà a tutto il Paese, che vuole mettere al centro dell’agenda politica e sociale il ruolo e l’impegno del volontariato. Quello attivo in sanità è stato in prima linea in questi due anni, ma ha anche sofferto le limitazioni che la pandemia ha imposto. I volontari che operano in questo campo hanno voglia di ripartire e tornare a stare a fianco dei pazienti e delle loro famiglie, facendo tesoro delle lezioni apprese durante l’emergenza».
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