Val di Scalve, stop ai cartelli «Vendesi»: in rialzo il valore delle case

VALBONDIONE. I metri quadrati di villeggiatura tolti dal mercato immobiliare. I proprietari alla finestra per capire se va in porto il comprensorio con Colere.

Quali che siano gli esiti, un beneficio la notizia del progetto di comprensorio l’ha già prodotto: alcuni cartelli «Vendesi» che campeggiavano su balconi e inferriate della case di Valbondione e Lizzola sono spariti. «I proprietari decisi a vendere ora stanno alla finestra per capire l’evolversi della situazione - osserva Walter Semperboni -. Adesso un appartamento lo svendi, se invece si fa il collegamento sciistico con Colere sicuramente il valore aumenta».

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I saliscendi del mercato immobiliare non sono poi così insondabili. I metri quadri acquistati durante il boom delle seconde case, quando i risparmi erano floridi, l’Imu una tassa sconosciuta, la neve una presenza copiosa e lo sci una disciplina ancora economicamente abbordabile, venivano considerati un buon investimento. Poi sono spesso diventati una sorta di fardello, per via dei costi di manutenzione e del clima avaro di fiocchi, e figuriamoci in località piccole e low-cost come Lizzola, frequentate dal ceto medio che col tempo ha visto sprofondare il proprio potere d’acquisto.

Il mercato immobiliare

«Da noi le case ora si vendono anche a 700 euro al metro quadro, se non di meno - spiega Alessia Moraschini, assessore al Turismo -. Facile che chi le ha acquistate in passato le abbia pagate di più. Chi le mette in vendita ora è perché sono ammalorate e non ha intenzione di ristrutturarle o perché ha smesso di venire da noi. E dunque è disposto a perderci pur di vendere. Ma col comprensorio si potrebbero aprire nuove prospettive».

Le locazioni a Valbondione sono ancora quelle a lungo termine, da villeggiatura novecentesca. «La gente prende in affitto gli appartamenti d’estate, per un mese, a volte anche per tre - informa Moraschini -. A luglio e agosto c’è il tutto esaurito. Il trend è tornato a salire perché in città fa troppo caldo e la gente, soprattutto gli anziani, ha bisogno di frescura. O perché molte più persone vanno in montagna per le escursioni, anche giovani e famiglie. Ma a giugno e settembre si registra già un drastico calo di presenze. E d’inverno, le case sono piene solo nel periodo delle vacanze natalizie».

Prendono timidamente piede gli affitti brevi. «Qualcuno comincia a utilizzare gli appartamenti come b&b o case vacanza - osserva Sergio Piffari dell’Hotel Gioan -. Ma questa mentalità non è ancora diffusa ed è un peccato perché chi viene per due o tre giorni non sale con la spesa fatta al supermercato del fondo valle, come i villeggianti che restano per settimane. È più disposto a spendere per lo skipass, ad andare al rifugio, a uscire a cena al ristorante o in pizzeria».

«In zona le strutture di lusso non mancano - rimarca Walter Semperboni -; a Clusone, ad esempio, hanno appena aperto un hotel a 5 stelle. Se noi abbiamo un turismo povero la colpa c’è: sono stati costruiti appartamenti da 30 metri quadri, venduti a prezzi stracciati. Se li avessero realizzati più grandi, forse sarebbero venuti villeggianti più ricchi». «Se l’offerta sarà quella di un comprensorio con piste e servizi all’altezza - ragiona l’assessore Moraschini -, è logico attendersi anche una clientela con maggiori possibilità economiche».

Lizzola non è Foppolo

Lizzola non è come Foppolo, nobile decaduta reduce da una sua Belle Époque, quand’era meta della Bergamo bene e della Milano borghese, prima di essere tirata sul fondo dalle infernali code sulla provinciale, dalla concorrenza di altre stazioni e ultimamente da bancarotte e inchieste giudiziarie. Lizzola è sempre stata la montagna dello sci popolare e in questo senso ha meno rimpianti. Ma proprio per questo immaginarla bazzicata da agiati slalomisti bisognosi di terme e di leccornie stellate per ritemprarsi dalle fatiche delle discese, ora come ora è abbastanza arduo. Se però si ritrovasse con 50 chilometri di piste...

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